Riflettiamo Insieme

nella vigna ...

FAMIGLIA, piccola chiesa domestica

Oggi la Chiesa festeggia la Santa Famiglia di Nazareth. Vogliamo riflettere sul valore della famiglia attraverso l'Omelia risalente a qualche anno fa, per la precisione al 2008, di mons. Antonio Riboldi:


Se c'è un immenso bene per tutti noi - genitori e figli - una vera scuola di vita, con la V maiuscola, è il dono della famiglia.
Chi di noi non ha nostalgia della sua famiglia? Del papà, della mamma, dei fratelli?
Nella mia famiglia, con la severità di papà, vera autorità che fa crescere, c'era la dolcezza di mamma (quanta pazienza con noi!) e la gioia turbolenta di essere in sette fratelli.
C'era tanta povertà, che difficilmente oggi si può immaginare, ma compensata da tanto, tanto affetto e tanta fede e rispetto, per cui la famiglia era davvero il bene insostituibile per ciascuno. Quante volte, nelle mie riflessioni, parlo di mamma!
Una famiglia che aveva la sua solidità nel sincero e profondo amore che c'era tra i genitori, anche se provati da tante difficoltà: un amore che non si affidava, come spesso accade oggi, al solo sentimento, che svanisce presto, lasciando quel vuoto che poi uccide l'amore, ma un amore che era decisione ferma di 'amare l'altro, volerlo amare, più di se stessi'.
Ci si svegliava al mattino e tutti, anche se singolarmente, recitavamo subito le preghiere del mattino e terminavamo il giorno con il S. Rosario. Oggi pare che tutto sia divorato dalla TV, dalla corsa al consumismo e Dio trova poco spazio nelle nostre giornate.
Nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, all'articolo 16 si dichiara: ?La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto a essere protetta dalla società e dallo Stato?. Già siamo molto lontani dall'attuazione di questo principio etico, universalmente accettato, o almeno così dovrebbe essere!
Ma, soprattutto, da quando la famiglia ha cessato di essere una 'piccola Chiesa domestica', si è approfondita quella crisi che tutti soffriamo.
Ecco dunque che la Chiesa celebra oggi - e molto opportunamente - la Festa della Sacra Famiglia, ossia di Giuseppe sposo, Maria Mamma e Gesù Figlio.
Così la Chiesa descrive mirabilmente la famiglia - al di là di tutte le pericolose sciocchezze che si scrivono oggi -: ?L'Autore di tutte le cose (Dio) ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento della umana società e con la sua grazia l'ha reso grande sacramento, in riferimento a Cristo e alla Chiesa. I coniugi cristiani sono cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono con diligenza la sacra vocazione eventualmente in essi scoperta" (AA 11).
Non possiamo nasconderci come lo sbando di tanti ragazzi o giovani, che eufemisticamente si definisce 'sballo', abbia la sua radice proprio da quello che si insegna e testimonia nelle famiglie. Ogni figlio che nasce, dono del Padre e, prima ancora Suo figlio, è un preziosissimo 'racconto di bellezza di animo' che, lentamente, con l'età, sarà chiamato, responsabilmente a formare lo stupendo scenario della santità.
Il giorno in cui un bambino viene presentato alla Chiesa, perché, con il Battesimo, divenga figlio di Dio e quindi membro della grande famiglia celeste, che domani si riunirà in cielo, ai genitori si chiede la promessa di un'educazione alla fede.
Compito primario di mamma e papà non delegabile.
La Chiesa, nelle tappe della vita - la Cresima, il Matrimonio - cerca di verificare e colmare i vuoti educativi. Ci si accorge, tante volte, della grande ignoranza, come se negli anni passati non avessero ricevuto nessuna educazione di 'figli di Dio'.
E per quanti sforzi possa fare la Chiesa, nella catechesi, non potrà mai supplire all'educazione della famiglia. Che grande responsabilità dei genitori!
Sono sempre stato del parere che l'educazione religiosa, che i genitori impartiscono, sia l'atto di carità più grande si possa esercitare, perché si dà 'forma divina alla vità.
Cosi come, venir meno a questo grande compito, è il più grande danno alla vita dei figli ed il più grave peccato, di cui si dovrà rendere conto a Dio e ?ai figli stessi!
È davvero sulla sacralità della famiglia, sul suo compito di catechesi e, quindi, di formazione alla vita secondo Dio, che si gioca la bontà e bellezza di ogni famiglia, ripeto, insostituibile e non delegabile ad altri, neppure all'opera dei catechisti che, pur facendo di tutto per dare un senso spirituale alla vita, non basteranno.
È istruttivo, allora, ciò che l'Evangelista Luca racconta oggi: ?Quando venne il tempo della loro purificazione, secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino Gesù a Gerusalemme, per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombe. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto di Israele. Lo Spirito Santo che era sopra di lui gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte prima di avere veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò nel tempio: e mentre i genitori vi portavano il Bambino Gesù, per adempiere alla Legge, lo prese fra le braccia e benedisse Dio dicendo: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele. Il padre e la madre di Gesù si stupirono delle cose che si dicevano di lui. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di Lui? (Lc 2, 22-40).
Cerchiamo di imitare l'esempio della Sacra Famiglia, come è descritta dal caro Paolo VI:
?Le lezioni che ci dà Nazareth
lezione di silenzio: rinasca in noi la stima del silenzio, ammirabile e indispensabile atmosfera dello spirito; rinasca in noi questa stima, circondati come siamo da tanti frastuoni e voci clamorose nella nostra vita moderna e supersensibilizzata.
O silenzio di Nazareth, insegnaci il raccoglimento interiore, dacci la disposizione ad ascoltare le buone ispirazioni e le parole dei veri maestri. Insegnaci la necessità del lavoro di preparazione, dello studio, della vita interiore personale, della preghiera che Dio solo vede nel segreto.
Lezione di vita di famiglia: Nazareth ci insegni che cos'è la famiglia, la sua comunione di amore, la sua austera e semplice bellezza, il suo carattere sacro ed inviolabile. Impariamo da Nazareth com'è dolce e insostituibile la formazione che essa dà. Impariamo come la sua funzione stia all'origine e alla base della vita sociale.
Lezione di lavoro: o Nazareth, casa del 'figlio del falegname'. Vorremmo qui comprendere e di qui celebrare la legge severa e redentrice della fatica umana. Qui ricomporre la dignità del lavoro, richiamare qui che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che a garantire la sua libertà e dignità, sono, al di sopra dei valori economici, i valori che lo finalizzano? (5/1/1964 a Nazareth).
Con Madre Teresa di Calcutta preghiamo:
?Padre dei Cieli, ci hai dato un modello di vita nella Sacra famiglia di Nazareth.
Aiutaci, Padre d'amore, a fare della nostra famiglia un'altra Nazareth,
dove regnano l'amore, la pace e la gioia.
Che possa essere profondamente contemplativa,
insensatamente 'eucaristica' e vibrante di gioia.
Aiutaci a stare insieme nella gioia e nel dolore, grazie alla preghiera in famiglia.
Insegnaci a vedere Gesù nei membri della nostra famiglia,
soprattutto se vestiti di sofferenza.
Che il Cuore eucaristico di Gesù renda i nostri cuori mansueti e umili come il Suo.
Aiutaci a svolgere santamente i nostri doveri familiari.
Che possiamo amarci come Dio ama ciascuno di noi,
sempre, ogni giorno,
e saperci perdonare i difetti come Tu perdoni i nostri peccati?

Presenza che Crea…

Questa sera riflettiamo con una bellissima meditazione segnalataci dalla nostra carissimi Patrizia, a cui è dedicata questa sezione meditativa ed a cui facciamo i nostri migliori auguri conditi da un forte abbraccio di speranza:
Diario di Bordo 27.11.2011.

Presenza che Crea…

Vieni Signore Gesù, Donaci di Contemplare
nell’Attesa del Natale la Grazia che in Te
Rinnova e Compie la Creazione. Avvento di Grazia.

E’ questione di Esperienza! Lo si può dire un milione di volte!
Ma se la persona non fa esperienza della Presenza di Dio
Neanche Serve parlare di cosa sia in effetti il Natale.
Diviene Memoria e occasione per Essere Buoni.

Vivere il Natale nella Sua Esteriorità e nella Atmosfera magica
che il Tempo di Natale sa Riservarci è comunque un Valore,
ma non va nel profondo dell’Evento che Cambia la Vita
in quanto si Celebra Dio non il Perché Lui Viene!

Allora tiriamo una bella parentesi su tutto quanto stiamo Vivendo
e Celebriamo l’essere buoni per decisione Unanimemente Condivisa.
Tu dai a me e Io do a Te e Noi diamo a tutti promettiamo Amore e Pace
Armistizio di un Giorno speciale in cui far riposare Contese Liti e Rancori.

Altro è il Natale scarno dell’Indigente Povero di chi sa d’essere poca cosa
ma che vuole celebrare in quel giorno una Presenza che Vive e mai Muore.
Tutt’intorno niente è Illuminato, tutto è Freddo e Inospitale una Vita Vuota
eppure il Cuore si Prepara a Divenire Lampada di una Presenza che Illumina.

Forse non avrò molto da Dare a Chi nulla ha… Una Cosa Condividerò con Tutti,
l’Amore di una Presenza che Voglio e Accolgo perché in me Nasca e Resti
Prezioso e Perpetuo Dono che nessuno può strapparmi dal Cuore
e che darò Amando a Poveri e Ricchi, Umili e Presuntuosi.

Rinasci In me mio Dio perché io Rinasca In Te…

          E’ sin troppo chiaro che l’Avvento, così vissuto, non è più la celebrazione della Bontà di Gesù Bambino che per forza è l’immagine della Bontà…. Perché se il Natale è far nascere quel Bambino nella mangiatoia del mio Cuore, allora occorre che io lo Voglia, che voglia la Sua Vita, che lo Desideri, che ne Capisca il Valore, che comprenda quello che sono e quello che posso divenire con Lui, disposto al cambiamento e alla rinuncia di quello che nella mia vita fa a pugni con quel Bambino… Perché a che vale che mi Addobbi nel giorno di Natale di una Santa Bontà se poi io quella Bontà la rinnego tutte le mattine in mille errori perpetrati volontariamente o subiti comunque con il nostro avvallo?
          Quel Bambino stride, forse è meglio Babbo Natale, tanto sotto quella barba si possono mimetizzare i Volti di non vuol mettere a nudo un cuore totalmente povero di interesse altrui… Con Babbo Natale neanche posso compromettermi con una Liturgia che mi richiama alla Similitudine con il Bambino, mi basta preparare Doni che allarghino il sorriso di Tutti… Quanto è triste il Natale per certe anime! E’ solo l’occasione per manifestare platealmente la propria ipocrisia e incoerenza a certi Valori che per lo più si desiderano, ma che poi vengono relegati all’Infanzia, così da fare del Natale il luogo del Ricordo Lontano di quel che fu la Purezza dello Stupore Ingenuo di chi aspettava Gesù Bambino, che nascendo in una Grotta mi scaldava il Cuore e mi faceva ricco di tanti regali e tante attenzioni…
           Quale Augurio possiamo davvero Donarci gli Uni gli Altri in questo Avvento che Oggi ha Inizio? Io chiedo a Dio di Convertirci Tutti all’Innocenza, non quale sede dell’Ingenuinità Umana, ma quale Luogo dei Valori Intramontabili, gli Unici che sono capaci di Iscrivere Pagine Indelebili nel nostro Cuore che neanche le intemperie più nere possono scolorire… Perché la Purezza del Cuore divenga la Condizione Vitale Necessaria per far Sopravvivere in nostro Essere Uomini e Donne Veri.

Michele    michele@beth-or.org   www.beth-or.org   

Una fiaba metafisica per raccontare l'ineluttabile - V

Questa sera pubblichiamo la quinta parte della bellissima fiaba tratta dal libro di Eric-Emmanuel Schmitt "Oscar e la dama in rosa", segnalataci dalla nostra Enza:

Caro Dio,

Peggy Blue è stata operata oggi. Ho trascorso dieci anni terribili. E’ dura la trentina, è l’età delle preoccupazioni e delle responsabilità.
In realtà, Peggy non ha potuto raggiungermi stanotte perché la signora Ducru, l’infermiera di notte, è rimasta nella sua stanza per prepararla all’anestesia. La barella l’ha portata via verso le otto. Ho avuto una stretta al cuore quando ho visto passare Peggy sul letto a rotelle, la si vedeva appena sotto le lenzuola verde smeraldo tanto era piccola ed esile.
Nonna Rosa mi ha tenuto la mano per evitare che m’innervosissi.
“Nonna Rosa, perché il tuo Dio permette che ci siano persone come Peggy e me?”
“E’ una fortuna che sia così, Oscar, perché la vita sarebbe meno bella senza di voi.”
“No. Non capisce. Perché Dio permette che siamo malati? O è cattivo, o non è molto forte.”
“oscar, la malattia è come la morte. e’ un fatto. Non è una punizione.”
“Si vede che lei non è malata!”
“Che cosa ne sai, Oscar?”
Questa non me l’aspettavo. Non avevo mai pensato che Nonna Rosa, che è sempre così disponibile, così attenta, potesse avere dei problemi personali.
“Non deve nascondermi le cose, Nonna Rosa, può dirmi tutto. ho almeno trentadue anni, un cancro, una moglie in sala operatoria: la vita la conosco.
“Ti voglio bene, Oscar.”
“Anch’io. Che cosa posso fare per lei se ha dei guai? Vuole che l’adotti?”
“Adottarmi?”
“Si, ho adottato anche Bernard quando ho visto che era giù di corda.”
“Bernard?”
“Il mio orsachiotto. Là. Nell’armadio. Sul ripiano. E’ il mio vecchio orsacchiotto, non ha più occhi, né bocca, né naso, ha perso la metà della sua imbottitura e ha le cicatrici dappertutto. Le somiglia un po’. L’ho adottato la sera in cui quegli idioti dei miei genitori mi hanno portato un orsacchiotto nuovo. Come se avessi potuto accettare di averne uno nuovo.! Già che c’erano, non avevano che da sostituirmi con un figlioletto nuovo di zecca! Quindi l’ho adottato. Gli lascerò tutto quello che ho, a Bernard. Voglio adottare anche lei, se la cosa le facesse piacere.”
“Si. Lo voglio davvero. Credo che la cosa mi rassicurerebbe, Oscar.”
“Allora qua la mano, Nonna Rosa.”
Poi siamo andati a preparare la camera di Peggy, a portare i cioccolatini, a mettere dei fiori per il suo ritorno.
Dopo ho dormito. E’ pazzesco quanto dormo in questo momento.
Verso la fine del pomeriggio, Nonna Rosa mi ha svegliato dicendomi che Peggy Blue era tornata e che l’operazione era riuscita.
Siamo andati insieme a trovarla. I genitori stavano al suo capezzale. Ignoro chi li avesse avvertiti, Peggy o Nonna Rosa, ma sembravano sapere chi fossi, mi hanno trattato con molto rispetto, mi hanno fatto scendere in mezzo a loro e ho potuto vegliare mia moglie con i miei suoceri.
Ero contento perché Peggy era sempre azzurrognola. Il dottor Dȕsseldorf è passato, si è sfregato le soppraciglia e ha detto che nelle ore seguenti il colore sarebbe cambiato. Ho guardato la madre di Peggy che non è blu ma molto bella lo stesso e mi sono detto che dopotutto Peggy, mia moglie, poteva avere il colore che voleva tanto l’avrei amata ugualmente.
Peggy ha aperto gli occhi, ci ha sorriso, a me e ai suoi genitori, poi si è riaddormentata.
I suoi genitori erano rassicurati ma dovevano andarsene.
“Ti affidiamo nostra figlia” mi hanno detto.
“Sappiamo di poter contare su di te.”
Con nonna Rosa ho resistito finché Peggy ha aperto gli occhi una seconda volta, poi sono andato a riposarmi nella mia stanza.
Finendo la mia lettera, mi rendo conto che oggi, tutto sommato, è stata una buona giornata. Una giornata dedicata alla famiglia. Ho adottato Nonna Rosa, ho simpatizzato con i miei suoceri e mia moglie è in buona salute, anche se, verso le undici, ha cominciato a diventare rosa.

A domani, baci,
Oscar.

P.S. Niente desiderio oggi. Così ti riposerai.


***

Caro Dio,

oggi ho avuto da quaranta a cinquant’anni e ho fatto solo delle fesserie.
Racconto le cose in fretta perché non meritano di più. Peggy Blue sta bene ma la Cinese, mandata da Pop Corn, che non mi può più vedere, è andata a spifferarle che l’avevo baciata sulla bocca.
Perciò Peggy mi ha detto che fra me e lei era finita. Ho protestato, ho detto che con la Cinese è stato un errore di gioventù, che era successo assai prima di lei, e che non poteva farmi pagare il mio passato tutta la vita.
Ma lei ha tenuto duro. E’ addirittura diventata amica della Cinese per farmi arabbiare e le ho sentite che ridevano insieme.
Perciò quando Brigitte, la trisomica, che si appiccica sempre a tutti perché nei Down l’affettuosità è normale, è venuta a salutarmi nella mia stanza, ho lasciato che mi baciasse dappertutto. Era pazza di gioia che glielo permettessi. Sembrava un cane che fa le feste al suo padrone. Il problema è che Einstein si trovava nel corridoio. Ha forse dell’acqua nel cervello ma non delle fette di prosciutto sugli occhi. Ha visto tutto ed è andato a raccontarlo a Peggy e alla Cinese. Tutto il piano adesso mi tratta come uno che corre dietro alle ragazze, mentre non mi sono mosso dalla mia stanza.
“Non so che cosa mi abbia preso con Brigitte, Nonna Rosa…..”
“Il demone meridiano, Oscar. Gli uomini sono così, fra i quarantacinque e i cinquant’anni, vogliono essere rassicurati, verificano di poter piacere ad altre donne oltre che a colei che amano.”
“D’accordo, sono normale ma anche del tutto idiota, no?”
“Si, sei del tutto normale.”
“Che cosa devo fare?”
“Chi ami?”
“Peggy, solo Peggy.”
“Allora vai a dirglielo. Una giovane coppia è fragile, sempre soggetta a scosse, ma bisogna battersi per conservarla, se è quella buona.”
Domani, Dio è Natale. Non mi ero mai reso conto che fosse il tuo compleanno. Fa in modo che mi riconcili con Peggy perché non so se sia per questo, ma sono molto triste stasera e non ho più alcun coraggio.

A domani, baci,
Oscar

P.S. Adesso che siamo amici, che cosa vuoi che ti regali per il tuo compleanno?

Una fiaba metafisica per raccontare l'ineluttabile - IV

Questa sera pubblichiamo la quarte parte della bellissima fiaba tratta dal libro di Eric-Emmanuel Schmitt "Oscar e la dama in rosa", segnalataci dalla nostra Enza:

Caro Dio,

Ecco fatto, sono sposato. E’ il 22 dicembre, mi avvicino ai trent’anni e mi sono sposato. Per i figli, Peggy Blue ed io abbiamo deciso di rimandare a più avanti. In effetti, credo che non sia pronta.
E’ successo stanotte.
Verso l’una del mattino ho sentito i lamenti di Peggy Blue che mi hanno fatto saltare su a sedere sul letto. I fantasmi!! Peggy Blue era tormentata dai fantasmi mentre le avevo promesso di montare di guardia. Si sarebbe resa conto che ero un incapace, non mi avrebbe più rivolto la parola e avrebbe avuto ragione.
Mi sono alzato e ho camminato fino alle urla. Arrivando alla stanza di Peggy, l’ho vista seduta sul letto che mi guardava venire, sorpresa. Anch’io dovevo avere un’aria stupita, poiché all’improvviso avevo Peggy Blue di fronte a me intenta a fissarmi con la bocca chiusa, eppure continuavo a sentire le grida.
Allora ho proseguito fino alla porta seguente e ho capito che era Bacon che si torceva nel letto a causa delle sue ustioni. Per un attimo mi sono sentito la coscienza sporca, ho ripensato al giorno in cui avevo appiccicato il fuoco alla casa, al gatto, al cane, quando avevo persino arrostito i pesci rossi (beh, credo più che altro si siano bolliti). Ho pensato a quello che dovevano aver vissuto e mi sono detto che, dopotutto, era meglio che ci fossero rimasti piuttosto che avere continuamente a che fare con i ricordi e le ustioni, come Bacon, malgrado gli innesti e le creme.
Bacon si è raggomitolato e ha smesso di gemere. Sono ritornato da Peggy Blue.
“Allora non eri tu, Peggy? Ho sempre immaginato che fossi tu a gridare la notte.”
“E io credevo che fossi tu…..”
Stentavo a credere a ciò che succedeva e a ciò che ci dicevamo: in realtà ciascuno pensava all’altro da un pezzo.
Peggy Blue è diventata ancor più blu, il che significa che era molto imbarazzata.
“Che cosa fai, adesso, Oscar?”
“E tu Peggy?”
E’ pazzesco quanti punti in comune abbiamo, le stesse idee, le stesse domande.
“Vuoi dormire con me?”
Le ragazze sono incredibili. Io, una frase così, ci avrei messo delle ore, delle settimane, dei mesi a rimurginarla nella mia testa prima di pronunciarla. Lei, invece, me l’ha detta così, con naturalezza e semplicità.
“O.K.”
E sono salito sul suo letto. Si stava un poco stretti ma abbiamo passato una notte straordinaria. Peggy Blue profuma di nocciola e ha la pelle morbida come la mia all’interno delle braccia, ma lei è morbida dappertutto. Abbiamo dormito molto, sognato molto, ci siamo tenuti stretti, ci siamo raccontati le nostre vite.
Certo che al mattino, quando la signora Gommette, la capoinfermiera, ci ha trovati insieme, è stato uno spettacolo. Si è messa a urlare, anche l’infermiera di notte si è messa a urlare, si sono urlate addosso, poi se la sono presa con Peggy e con me, le porte sbattevano, prendevano gli altri a testimone, ci trattavano da “piccoli sciagurati” mentre noi eravamo molto felici e ci è voluto l’arrivo di Nonna Rosa per mettere fine al concerto.

“Volete lasciare in pace quei bambini? Dovete soddisfare i pazienti o attenervi al regolamento? Non me ne frega niente del vostro regolamento, me lo metto sotto i piedi. Adesso, silenzio. Andate ad accapigliarvi altrove. Non siamo in uno spogliatoio, qui.”
Non era possibile replicare, come sempre con Nonna Rosa. Mi ha riportato nella mia stanza e ho dormito un po’. Al risveglio, abbiamo potuto chiacchierare.
“Allora, Oscar, è una cosa seria con Peggy?”
“Serissima, Nonna Rosa. Sono strafelice. Ci siamo sposati stanotte.
”Sposati?”
“Si. Abbiamo fatto tutto ciò che fanno un uomo e una donna che sono sposati.”
“Ah, davvero?”
“Per chi mi prende? Ho….che ore sono….ho vent’anni passati, conduco la mia vita come voglio, no?”
“Certo”.
“E poi si figuri che tutte le cose che prima mi disgustavano, quando ero giovane, i baci, le carezze, beh, alla fin fine, mi sono piaciute. E’ buffo come si cambia, no?”
“Sono contentissima per te, Oscar. Cresci bene.”C’è solo una cosa che non abbiamo fatto: il bacio lingua in bocca. Peggy Blue aveva paura di restare incinta. Che cosa ne pensa?”
“Penso che abbia ragione.”
“Ah, davvero? E’ possibile avere dei bambini se ci si bacia sulla bocca? Allora ne avrò con la Cinese.”
“Calmati, Oscar, ci sono però scarse probabilità. Scarsissime.”
Sembrava sicura di se, Nonna Rosa, e questo mi ha calmato un po’, perché, devo dirlo a te, Dio, e solo a te, con Peggy Blue, una volta, addirittura due, addirittura di più, ci eravamo messi la lingua in bocca.
Ho dormito un po’. Abbiamo pranzato insieme, Nonna Rosa e io, e ho cominciato a stare meglio.
“com’ero stanco, stamattina!”
“E’ normale, fra i venti e i venticinque anni. Si esce la sera, si gozzoviglia, si fa la bella vita, non ci si risparmia. E questo si paga. Se andassimo a trovare Dio?”
“Ah, ecco, ha il suo indirizzo?”
“Penso che sia nella cappella.”

Nonna Rosa mi ha vestito come se si partisse per il Polo Nord, mi ha preso fra le braccia e mi ha accompagnato alla cappella che si trova in fondo al parco dell’ospedale, oltre i prati gelati. Insomma, non sto a spiegarti dov’è, visto che è casa tua.
E’ stato un colpo quando ho visto la tua statua, insomma, quando ho visto in che stato eri, quasi nudo, magro sulla croce, con delle ferite dappertutto, il cranio sanguinante sotto le spine e la testa che non stava nemmeno più sul collo. Mi ha dato da pensare. Mi sono sentito rivoltare. Se fossi Dio, io, come te, non mi sarei lasciato ridurre in quel modo.
“Nonna Rosa, sia seria: lei che era lottatrice di catch, lei che è stata una grande campionessa, non si fiderà di quell’essere!”
“Perché, Oscar? Daresti più credito a Dio se vedessi un culturista con i muscoli gonfi, la pelle unta d’olio, i capelli corti e il minislip che ne fa risultare la virilità?”
“Beh……”
“Rifletti, Oscar. A chi ti senti più vicino? A un Dio che non prova niente o a un Dio che soffre?”
“A quello che soffre, ovviamente. Ma se fossi lui, se fossi Dio, se, come lui, avessi i mezzi, avrei evitato di soffrire.”
“Nessuno può evitare di soffrire. Né Dio né tu. Né i tuoi genitori né io.”
“Bene. D’accordo. Ma perché soffrire?”
“Per l’appunto. C’è sofferenza e sofferenza. Guarda meglio il suo viso. Osserva. Sembra che soffra?”
“No, è curioso. Non sembra che abbia male.”
“Ecco. Bisogna distinguere due pene, Oscar, la sofferenza fisica e la sofferenza morale. La sofferenza fisica la si subisce. La sofferenza morale la si sceglie.”
“Non capisco.”
“Se ti piantano i chiodi nei polsi o nei piedi, non puoi far altro che avere male. Subisci. Invece, all’idea di morire, non sei obbligato ad avere male. Non sai che cos’è. Dipende dunque da te.”
“Ne conosce, lei, di persone che si rallegrano all’idea di morire?”
“Si, ne conosco. Mia madre era così. Sul suo letto di morte, sorrideva di avidità, era impaziente, aveva fretta di scoprire che cosa sarebbe successo.”
Non potevo più discutere. Dato che mi interessava conoscere il seguito, ho lasciato passare un po’ di tempo riflettendo su quanto mi diceva.
“Ma la maggior parte delle persone sono senza curiosità. Si aggrappano a ciò che hanno, come il pidocchio nell’orecchio di un calvo. Prendi Plum Pudding, per esempio, la mia rivale Irlandese, centocinquanta chili a digiuno e in slip prima della sua Guinnes. Mi diceva sempre: “Spiacente, io non morirò, non sono d’accordo, non ho sottoscritto”. Si sbagliava. Nessuno le aveva detto che la vita doveva essere eterna, nessuno! Si intestardiva a crederlo, si ribellava, rifiutava l’idea di morire, si infuriava, è caduta in depressione, è dimagrita, si è ritirata dall’attività sportiva, non pesava ormai che trentacinque chili, sembrava una lisca di sogliola, ed è finita in pezzi. Vedi, è morta lo stesso, come tutti, ma l’idea di morire le ha rovinato la vita.”
“Era idiota, Plum Pudding, Nonna Rosa.”
“Come tanti.”

Ho assentito con la testa perché ero abbastanza d’accordo.
“Le persone temono di morire perché hanno paura dell’ignoto. Ma per l’appunto, che cos’è l’ignoto? Ti propongo, Oscar, di non aver paura ma fiducia. Guarda il viso di Dio sulla croce: subisce il dolore fisico, ma non prova dolore morale perché ha fiducia. Perciò i chiodi lo fanno soffrire meno. Si ripete: mi fa male ma non può essere un male. Ecco! E’ questo il beneficio della fede. Volevo mostrartelo.”
O.K., Nonna Rosa, quando avrò fifa, mi sforzerò di aver fiducia.”
Mi ha baciato. In fondo si stava bene in quella chiesa deserta con te, Dio, che avevi un’aria così tranquilla.
Al ritorno ho dormito a lungo. Ho sempre più sonno. Come un desiderio irresistibile di dormire. Svegliandomi, ho detto a Nonna Rosa: “In realtà non ho paura dell’ignoto. E’ solo che mi secca perdere quello che conosco”.

“Sono come te, Oscar. Se proponessimo a Pegy Blue di venire a prendere il tè con noi?”
Peggy Blue h preso il tè con noi, si intendeva benissimo con Nonna Rosa, abbiamo riso un sacco quando Nonna Rosa ci ha raccontato il suo combattimento con le Sorelle Giglette, tre sorelle gemelle che si facevano passare per una sola. Dopo ogni ripresa, la Giglette che aveva sfinito l’avversaria saltellando come una cavalletta balzava fuori del ring con il pretesto di andare a fare la pipì, si precipitava al gabinetto ed era la sorella a ritornare in piena forma per il nuovo round. E così via. Tutti credevano che ci fosse una sola Giglette, che fosse una saltatrice instancabile. Nonna Rosa ha scoperto il trucco, ha chiuso le due sostitute nel gabinetto gettando la chiave dalla finestra e ha battuto quella che restava. E’ uno sport astuto, il catch. Poi Nonna Rosa se n’è andata. Le infermiere sorvegliavano Peggy Blue e me, come se fossimo dei petardi pronti ad esplodere. Merda, ho trent’anni, però! Peggy Blue mi ha giurato che stasera sarà lei a raggiungermi non appena potrà; in cambio le ho giurato che stavolta non le infilerò la lingua in bocca.
E’ vero, avere dei bambini non è tutto, bisogna anche avere il tempo di allevarli.
Ecco, Dio. Non so che cosa chiederti stasera perché è stata una bella giornata. Si. Fa che l’operazione di Peggy Blue, domani, vada bene. Non come la mia, se capisci quello che voglio dire.


A domani, baci,
Oscar

P.S. Le operazioni non sono cose dello spirito, forse non ce le hai in magazzino. Allora fa in modo che, qualunque sia il risultato dell’operazione, Peggy Blue lo prenda bene. Conto su di te.

Sezione dedicata alla nostra amica Patrizia:

Il Dolore solo se è accettato e offerto diviene gioia, altrimenti può diventare disperazione. Il maligno tenta sempre di farci imboccare questa strada, che porta alla distruzione di sè e degli altri.
La domanda, il grido ci salva, perchè, come un bambino quando invoca la mamma è aiutato da lei, a maggior ragione o tanto più la nostra Mamma Celeste viene in nostro soccorso, portandoci lo Spirito Consolatore che ci fa ritornare la speranza.

Questo dolore non è capito dagli uomini, difficilmente ci possono aiutare, di solito LO aumentano!

Solo TU Signore ci comprendi totalmente, perchè siamo opera Tua. Fa' o Signore che possiamo amare anche chi non comprendiamo o non ci comprende, grazie. (Patrizia)

Gesù Cristo

Gesù Cristo
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Riflettiamo

Impariamo a soffermarci sulle parole e meditiamone il loro significato

L'importanza della preghiera

Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i beati, eccettuati i bambini, si sono salvati col pregare. Tutti i dannati si sono perduti per non pregare; se pregavano non si sarebbero perduti. E questa è, e sarà la loro maggiore disperazione nell’inferno, l’aversi potuto salvare con tanta facilità, quant’era il domandare a Dio le di lui grazie, ed ora non essere i miseri più a tempo di domandarle

(Sant'Alfonso Maria De' Liguori)

Accrescere la cultura

«Io voglio vivere per Gesù e per la Chiesa. La scienza che serve a farmi vivere sempre più per il Signore e per la Chiesa è la cultura della mia vita e tutta la mia vita di cultura». Ogni giorno, ogni ora, ogni istante io sento il bisogno di accrescere le mie conoscenze. E la Chiesa è una fonte inesauribile di vita e di cultura per me!».

(San Pio da Pietrelcina)

Il dono della Sapienza

Nella Sapienza c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, senz’affanni. 
Onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi. 
È un’emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell’Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s’infiltra. 
È un riflesso della Luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà.

Le preghiere dei Santi:

Le preghiere dei Santi:
Noi ci affidiamo a te. Non abbandonarci alla tristezza perché tu, Signore, sei con noi sempre. Tu non ci lascerai un istante. Se non avessi steso la mano, quante volte la nostra fede avrebbe vacillato! Tu, Signore, sei sempre intento ad accogliere le nostre confidenze. Aiutaci a non abbatterci nelle sofferenze fisiche e morali. Non permettere di affliggerci fino a perdere la pace interiore. Fa’ che camminiamo con buona fede, senza inquietudini e sconforti. Noi ci affidiamo a te: prendici la mano e guidaci pur per incogniti sentieri. Insegnaci ad affrontare la prova a mente serena, per amore tuo che la permetti. Donaci di acquistare tesori per la santa eternità. (San Pio da Pietrelcina)

Dio, nostro Padre, tu hai tanto amato gli uomini da mandare a noi il tuo unico Figlio Gesù, nato dalla Vergine Maria, per salvarci e ricondurci a te. Ti preghiamo, Padre buono, dona la tua benedizione anche a noi, ai nostri genitori, alle nostre famiglie e ai nostri amici. Apri il nostro cuore, affinché sappiamo ricevere Gesù nella gioia, fare sempre ciò che egli ci chiede e vederlo in tutti quelli che hanno bisogno del nostro amore. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, tuo amato Figlio, che viene per dare al mondo la pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.(Venerabile Giovanni Paolo II)

Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, ti rendiamo grazie per il fatto stesso che tu esisti, ed anche perché con un gesto della tua volontà, per l'unico tuo Figlio e nello Spirito Santo, hai creato tutte le cose visibili ed invisibili e noi, fatti a tua immagine e somiglianza, avevi destinato a vivere felici in un paradiso dal quale unicamente per colpa nostra siano stati allontanati. (San Francesco di Assisi)

Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te. (Sant'Agostino))

“O Dio di grande Misericordia, bontà infinita, ecco che oggi tutta l’umanità grida dall’abisso della sua miseria alla Tua Misericordia, alla Tua compassione, o Dio, e grida con la voce potente della propria miseria. O Dio benigno, non respingere la preghiera degli esuli di questa terra. O Signore, bontà inconcepibile, che conosci perfettamente la nostra miseria e sai che non siamo in grado di innalzarci fino a Te con le nostre forze, Ti supplichiamo, previenici con la Tua grazia e moltiplica incessantemente su di noi la Tua Misericordia, in modo che possiamo adempiere fedelmente la Tua santa volontà durante tutta la vita e nell’ora della morte. L’onnipotenza della Tua Misericordia ci difenda dagli assalti dei nemici della nostra salvezza, in modo che possiamo attendere con fiducia, come figli Tuoi, la Tua ultima venuta...” (Santa Faustina Kowalska))

Affinché coloro che mi guardano non vedano la mia persona, ma Te in me. Rimani con me. Così risplenderò del Tuo splendore e potrò essere luce per gli altri. La mia luce verrà da Te solo, Gesù, non sarà mio nemmeno un piccolo raggio. Sei Tu che illuminerai gli altri attraverso di me. Ispirami la lode che Ti è più gradita, illuminando gli altri attorno a me. Che io Ti annunci non con le parole ma con l'esempio, con la testimonianza dei miei atti, con lo scatto visibile dell'amore che il mio cuore riceve da Te. Amen. (Madre Teresa di Calcutta))

Signore Gesù, tu hai dato la vita per me: io voglio donare la mia a te. Signore Gesù, tu hai detto: «Amore più grande non c'è che dare la vita per gli amici». Il mio supremo amore sei tu. È sera. Il giorno ormai declina. Resta con me Signore. Voglio seguirti portando la mia croce. Signore, vieni in mio aiuto e guidami nel cammino. La tua voce, Signore, ha un'eco profonda nel mio cuore. Gesù, mio Signore e mio Dio, voglio diventare in tutto simile a te, voglio soffrire e morire con te, per raggiungere con te la gioia della risurrezione. Tu, quel gran Dio che l'universo adora, vivi in me giorno e notte. E sempre la tua voce mi implora e mi ripete: «Ho sete, ho sete di amore»! Anch'io voglio ripetere la tua divina preghiera: ho sete d'amore. Io ho sete d'amore! Sazia la mia speranza, accresci in me, o Signore, il tuo ardore divino. Ho sete d'amore! Quale sofferenza, mio Dio, e come grande! Come vorrei volare da te! Il tuo amore, o Gesù, è il mio solo martirio; perché più brucia d'amore, più desidera amarti l'anima mia. Gesù, fa' che io muoia d'amore per te! (Santa Teresa di Gesù Bambino)