Questa sera ci troviamo a riflettere sul tempo di Avvento in cui ci troviamo, grazie alla profonda riflessione della nostra Enza:
Siamo arrivati ormai in tempo di Avvento e dobbiamo in questo periodo metterci al posto giusto per vivere bene questo tempo di grazia, perché tutto quello che dona Dio è sempre grazia.
Vorrei soffermarmi su tre momenti:
Il primo riguarda il futuro
Il secondo guarda al passato
Il terzo guarda al presente
1° MOMENTO. IL FUTURO
Perché l’Avvento ha a che fare con queste tre realtà. E’ chiaro che Avvento vuol dire: “venuta” e perché una “venuta” sia significativa suppone che ci sia l’attesa. Il futuro è da pensare ad un momento nel quale ci sarà la manifestazione piena del mistero, che darà compimento a tutta una storia che noi stiamo vivendo.
Ai giorni nostri si è smarrito il significato dell’attesa, la cultura attuale è una cultura della velocità, dove si vive spesso l’apparenza, l’effimero e non si scopre il senso ultimo dello scorrere della vita e per dove siamo diretti. L’Avvento è invece un tempo che vuole educarci alle relazioni profonde, a pensare ad una meta, a guardare al futuro, a non rimanere schiacciati sul momento che passa……….
Ma cos’è che ci attende? Qual è la meta che abbiamo davanti? Per capire meglio dobbiamo andare allora al Vangelo di Marco 13, 1-37. (essendo troppo lungo per questo spazio, invito a leggerlo con la propria Bibbia)
Queste sono sempre pagine misteriose che parlano degli ultimi tempi e le troviamo pure sia nell’AT che nei Vangeli. C’è poi l’ultimo libro dell’Apocalisse che parla degli ultimi tempi dall’inizio alla fine. Sono parte di un genere letterario chiamato “Escatologico” che è ricco di immagini, di suggestioni e che non vanno letti come fatti di cronaca di quello che dovrà accadere. Certamente c’è un messaggio chiaro: la conclusione di una tappa e l’inizio di una nuova. I dolori e la grande tribolazione sono seguiti dalla manifestazione gloriosa del Figlio dell’uomo. E’ importante dire che tutto ciò che c’è scritto in queste pagine, non deve far pensare che sia riferito a noi prima di tutto, perché questi fatti di cui parla il Vangelo sopra indicato, avvengono prima di tutto nella imminente morte di Gesù dove la violenza si accanisce ed esplode. Perché se è vero che il conflitto tra il bene e il male è sempre, purtroppo attuale, pensiamo allora al mistero dello scontro tra il bene e il male, al sommo grado, che avviene quando Gesù è travolto dalla morte. Perciò i fatti narrati avvengono nell’uccisione di Gesù, però trovano la loro soluzione positiva nell’intervento del Padre che fa risorgere il Figlio.
I prodigi cosmici, soprattutto nell’AT sono segni che descrivono i potenti interventi di Dio nella storia. In breve, nella potenza del male che esplode, Dio sta per rivelare la nuova creazione: “I nuovi cieli e la nuova terra”.
Paolo nel cap. 8 dei Romani, mostra l’immagine più bella, quella del parto. Questi mali sono un travaglio che fanno nascere un mondo nuovo. Allora dobbiamo fidarci di Dio, perché Lui non abbandona mai. Gesù agli Apostoli l’ha detto chiaramente: quando vi porteranno via per consegnarvi ai tribunali, non preoccupatevi prima per quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato, perché non siete voi a parlare ma è lo Spirito Santo. Stiamo certi che nella tribolazione Lui c’è e in qualche modo è già manifesta la sua potenza e la sua gloria nella fiducia dei suoi eletti.
Nel versetto 23 del cap. 13 di Marco, Gesù dice: “Fate attenzione, vi ho predetto tutto”. Vediamo allora che il Signore ha in mano il passato, il presente e il futuro e la tribolazione annuncia il nuovo che sta per arrivare. Questa è una tappa di mezzo ma poi il bene trionfa e la luce risplende con il Figlio dell’Uomo che manifesta sulle nubi la sua potenza e la sua gloria.
Quindi, guardare al futuro è avere questa meta davanti: il Signore manifesterà la sua gloria e noi lo vedremo, perché Egli radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. (13, 27)
2° MOMENTO. UN PASSATO MEMORABILE.
Certamente la tribolazione e i dolori ci fanno trepidare, però fare memoria di un passato memorabile che è quello della venuta del Figlio dell’Uomo fra di noi a Betlemme, ci porta a dire che non dobbiamo avere paura, è Lui che ci aiuta a combattere la paura del futuro. Per capire bene ciò che dico dobbiamo leggere (Gv 1, 1-18)
1-In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2-Egli era in principio presso Dio:
3-tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
4-In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5-la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6-Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7-Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8-Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9-Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10-Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11-Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12-A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13-i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14-E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15-Giovanni gli rende testimonianza
e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me».
16-Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17-Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18-Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.
L’attesa di un futuro è sostenuto da un’attesa memorabile che è Dio che si è fatto uno di noi. Lo leggiamo nel versetto 14: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
La parola Verbo in latino vuol dire “Parola”, e la parola esprime quello che uno sente, quello che uno è, quello che non si vede in una persona. Infatti noi conosciamo sempre attraverso le parole e anche con Dio è così. Tramite la Bibbia noi veniamo a conoscenza del pensiero di Dio, di ciò che Lui desidera da noi, di come vuole amarci.
Allora vediamo che il Verbo il quale ha creato il mondo rivela il mistero di Dio, quel Dio che noi non possiamo vedere, quel Dio imperscrutabile ma che con Gesù si fa presente.
E IL VERBO SI FECE CARNE. La carne nella Bibbia è qualcosa di fragile, di debole, di limitato, di povero e sembra dire l’esatto opposto della Parola che invece racconta il mistero, l’onnipotenza e l’eternità di Dio. Il mistero di Dio per noi irraggiungibile si è fatto carne, è diventato uno come noi: povero, mortale e ha vissuto anche Lui la sua avventura di bambino, di adolescente, di adulto. Ha conosciuto la sofferenza; ha avuto la famiglia, gli amici. Insomma una vita normale fatta di avvenimenti usuali ma con una particolarità. In tutti i suoi gesti, in tutte le sue parole, in tutti i suoi sentimenti, il Verbo fatto uomo ci ha rivelato l’amore eterno e onnipotente del Padre. Il contemplare la sua gloria sta proprio nel fatto di vedere l’invisibile Dio che si è fatto visibile. Però il vedere non è una questione solo di occhi ma è capire che la Parola rivela l’amore eterno del Padre. Vedere significa in qualche modo, essere capaci anche noi di amare come ama Dio che con lo Spirito Santo, anche noi siamo in grado di fare le stesse cose che fa Dio, cioè amare come Lui.
Infatti “la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (versetto 17) significa che solo con la grazia siamo giustificati davanti a Dio. La legge di Dio ci dà l’indicazione della sua volontà e di quale deve essere il comportamento dell’uomo perché sia giusto, degno di Dio e della sua nobiltà, ma c’è distanza tra quello che sappiamo di dovere fare e quello che siamo in realtà. Solo il dono della Verità e della grazia da parte di Gesù ci porta a comprendere che la radice della nostra vita è l’amore di Dio e che ciascuno può riconoscerlo e accettarlo come amico e benevolo nei suoi confronti. E questo ci giustifica davanti a Lui.
3° MOMENTO. UN PRESENTE DA SCOPRIRE E DA VIVERE.
Noi viviamo “l’Avvento di mezzo” (san Bernardo). Gesù non è lontano da noi e infatti dice: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Non manifesta la sua gloria ma opera nei fatti della vita umana, sia personale che sociale. Il male c’è, e i nemici di Dio sono i nemici anche degli uomini.
Ma Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti e in Lui riceveranno la vita. (1Cor 15, 20-28).
Cosa vuol dire “Vegliare nel tempo presente?”. Vuol dire saper cogliere la presenza di Dio nella nostra vita e nei fatti della vita di ogni giorno. Possiamo dire allora che il primo libro della Parola di Dio è la vita.
Non è sempre così facile accogliere Dio e dobbiamo essere sempre curati dalla nostra cecità. Ecco allora che Dio ci viene incontro con la Parola scritta, ma noi non dobbiamo fermarci al libro, dobbiamo invece saper cogliere anche attraverso la Parola scritta l’opera di Dio nella vita.
Il movimento è: la vita letta con la Parola di Dio scritta per tornare alla vita illuminata.
E’ chiaro anche che il vegliare suppone una capacità di corrispondere all’amore di Dio. Quando una persona ama riesce a cogliere molte cose dell’innamorato che un’altra persona non vede. Ecco allora che solo chi tiene col Signore un legame di intimità sa cogliere meglio la sua presenza e sa accorgersi di Lui. allora non ci meraviglieremo vedere che l’opera di Dio e la presenza di Gesù si trova dappertutto, nascosta anche in mezzo alle situazioni più strane. Dove ci sono fatti che sono segnati dai tratti di amore, di bontà, di rispetto, di giustizia, lì c’è presente il signore.
Il Signore è presente nella storia, è presente nel cuore dell’uomo ed è presente nel momento in cui l’uomo lo accetta, quando gli dice di SI manifestando così la vita, a operare per l’amore e non per il male. Dio è sempre all’opera ma opera attraverso di noi, quindi è facile capire che dal momento che lo amiamo e lo accogliamo diveniamo servitori per il bene dei fratelli pur con tutte le difficoltà, le cadute……
Perciò dove c’è il bene lì c’è Dio, dove c’è il male viene da se pensare che Dio è con chi soffre. Noi siamo chiamati a costruire il regno dell’amore, naturalmente non riusciremo mai per le nostre debolezze ma siamo chiamati nel concreto.
Se noi viviamo in un ambiente inquinato che minaccia la salute e la vita, certamente questa non è opera di Dio ma è opera dell’uomo. E siccome abbiamo Dio dentro noi, dobbiamo sempre lavorare per avere intorno a noi l’amore, per donare amore anche se spesso siamo perseguitati per questo. Nulla può fermare l’uomo innamorato di Dio: lo ascolta, gli parla, lo segue, lo adora.
BUON AVVENTO A TUTTI
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