Continuiamo il nostro cammino verso la giornata di Ognissanti, meditando, lungo tutto il corso della settimana, le preghiere dei nostri cari e amati Santi. Oggi leggiamo la preghiera di Santa Teresa di Lisieux:
Mio Dio, Trinità beata,
Padre, Figlio e Spirito Santo,
io desidero amarti e farti amare.
Desidero, mio Dio, lavorare incessantemente per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra
e liberando quelle che sono nel purgatorio. Signore, io desidero
compiere perfettamente la tua volontà e arrivare al grado di gloria
che per me hai preparato nel tuo regno. Desidero essere santa,
ma sento la mia impotenza. Ti domando, o mio Dio,
di essere tu stesso la mia santità. Tu mi hai amata, o Padre,
fino a darmi il tuo unico Figlio perché fosse il mio Salvatore.
I tesori infiniti dei suoi meriti, dunque, appartengono a me. lo te li offro con gioia. Ti supplico di non guardare a me
se non attraverso il volto di Gesù
e del suo cuore bruciante di amore.
Egli, nei giorni della sua vita mortale ci ha detto: «Tutto ciò che chiederete al Padre in nome mio, ve lo darà». Sono certa che esaudirai i miei desideri. Lo so, mio Dio,
più vuoi dare, più fai desiderare: sento nel mio cuore desideri immensi e ti chiedo con tanta fiducia di venire a prendere possesso della mia anima. - Ti ringrazio, mio Dio,
di tutte le grazie che mi hai concesso, soprattutto di avermi fatto 'passare’ attraverso il crogiolo della sofferenza. Dopo l'esilio della terra,
spero di venire a goderti nella patria.
Ma non voglio ammassare meriti per il cielo. Voglio lavorare solo per tuo amore,
con l'unico scopo di salvare le anime che ti ameranno in eterno
Alla sera di questa vita, mio Dio, comparirò davanti a te a mani vuote. Non ti chiedo, Signore,
di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie hanno macchie ai tuoi occhi.
Voglio rivestirmi della tua giustizia e ricevere dal tuo amore
il possesso eterno di te stesso.
Non voglio altro trono e altra corona che te, Signore!
Ai tuoi occhi il tempo è nulla.
Un giorno solo è come mille anni. Perciò tu puoi prepararmi in un istante a comparire davanti a te.
Per vivere in un atto perfetto di amore, mi offro vittima di olocausto
al tuo amore misericordioso.
Ti supplico di consumarmi senza posa lasciando traboccare nella mia anima i flutti di infinita tenerezza
che sono racchiusi in te. E così possa divenire martire del tuo amore, o mio Dio. Voglio, o mio Signore,
a ogni battito del cuore rinnovare questa offerta un numero infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirti il mio amore
in un «a faccia a faccia» eterno.
Camminando verso Ognissanti - Preghiera di Santa Teresa di Lisieux
Camminando verso Ognissanti - Preghiera di Sant'Agostino
Continuiamo il nostro cammino verso la giornata di Ognissanti, meditando, lungo tutto il corso della settimana, le preghiere dei nostri cari e amati Santi. Oggi leggiamo la preghiera di Sant'Agostino:
Ormai io te solo amo, te solo seguo, te solo cerco e sono disposto ad essere soggetto a te soltanto, poiché tu solo con giustizia eserciti il dominio ed io desidero essere di tuo diritto. Comanda ed ordina ciò che vuoi, ti prego, ma guarisci ed apri le mie orecchie affinché possa udire la tua voce. Guarisci ed apri i miei occhi affinché possa vedere i tuoi cenni. Allontana da me i movimenti irragionevoli affinché possa riconoscerti. Dimmi da che parte devo guardare affinché ti veda, e spero di poter eseguire tutto ciò che mi comanderai. Sento che devo ritornare a te; a me che picchio si apra la tua porta; insegnami come si può giungere fino a te. Tu mostrami la via e forniscimi ciò che necessita al viaggio. Se con la fede ti ritrovano coloro che tornano a te, dammi la fede; se con la virtù, dammi la virtù; se con il sapere, dammi il sapere. Aumenta in me la fede, aumenta la speranza, aumenta la carità. (Soliloqui I, 1.5)
Camminando verso Ognissanti - Preghiera di Santa Faustina Kowalska
Camminando verso Ognissanti - Preghiera di San Francesco di Assisi
Continuiamo il nostro cammino verso la giornata di Ognissanti, meditando, lungo tutto il corso della settimana, le preghiere dei nostri cari e amati Santi. Oggi leggiamo la preghiera, o meglio la lode il ringraziamento di San Francesco di Assisi:
e sommo Dio,
Padre santo e giusto,
Signore Re del cielo e della terra,
per te stesso ti rendiamo grazie,
poiché per la tua santa volontà
e per l'unico tuo Figlio nello Spirito Santo,
hai creato tutte le cose spirituali e corporali,
e noi fatti a immagine tua e a tua somiglianza
hai posto in Paradiso;
e noi per colpa nostra siamo caduti.
E ti rendiamo grazie,
perché, come tu ci hai creato,
per mezzo del tuo Figlio,
così per il vero e santo tuo amore,
col quale ci hai amato,
hai fatto nascere lo stesso vero Dio
e vero uomo dalla gloriosa
sempre vergine beatissima santa Maria,
e per la croce,
il sangue e la morte di Lui
ci hai voluti liberare e redimere.
E ti rendiamo grazie,
poiché lo stesso tuo Figlio
ritornerà nella gloria della sua maestà
per destinare i reprobi
che non fecero penitenza e non ti conobbero,
al fuoco eterno
e per dire a tutti coloro che ti conobbero
e ti adorarono e servirono nella penitenza:
Venite Benedetti dal Padre mio,
entrate in possesso del regno
e che vi è stato preparato
fin dalle origini del mondo.
E poiché tutti noi miseri e peccatori
non siamo degni di nominarti
supplici preghiamo
che il Signore nostro Gesù Cristo
Figlio tuo diletto
nel quale ti sei compiaciuto,
insieme con lo Spirito Santo Paraclito
ti renda grazie,
così come a te e ad essi piace,
per ogni cosa
Lui che ti basta sempre in tutto
e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.
E per il tuo amore umilmente preghiamo
la gloriosa e beatissima
Madre sempe vergine Maria,
il beato Michele, Gabriele, Raffaele
e tutti i cori degli spiriti celesti:
Serafini, Cherubini, Troni,
Dominazioni, Principati, e Potestà,
Virtù, Angeli e Arcangeli;
il beato Giovanni Battista, Giovanni Evangelista,
Pietro, Paolo,
e i beati Patriarchi e profeti,
i santi innocenti, gli apostoli e gli evangelisti,
i discepoli, i martiri, i confessori, le vergini,
i beati Elia e Enoch
e tutti i santi che furono e saranno e sono,
affinché rendano grazie a Te
sommo e vero Dio,
eterno e vivo con il Figlio tuo carissimo
Signore nostro Gesù Cristo
e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli
dei secoli Amen. Alleluia.
Camminando verso Ognissanti - Preghiera di Giovanni Paolo II
Continuiamo il nostro cammino verso la giornata di Ognissanti, meditando, lungo tutto il corso della settimana, le preghiere dei nostri cari e amati Santi. Oggi leggiamo la preghiera a Cristo del venerabile Giovanni Paolo II a cui siamo molto legati:
Camminando verso Ognissanti - Preghiera di San Pio da Pietrelcina
Iniziamo il nostro cammino di verso la giornata di Ognissanti, meditando, lungo tutto il corso della settimana, le preghiere dei nostri cari e amati Santi. Cominciamo oggi con la preghiera di un Santo vicino alla Vigna del Signore e cioè San Pio da Pietrelcina:
Mente, cuore e mano siano sempre da te guidati in modo da meritare la lode e l’onore che lo Spirito Santo ascrive al nostro ufficio (cfr. Eccli. 38).
Accresci in noi la consapevolezza di essere in qualche modo collaboratori tuoi nella difesa e nello sviluppo delle umane creature, e strumenti della tua misericordia.
Illumina le nostre intelligenze nell’aspro cimento contro le innumerevoli infermità dei corpi, affinchè, avvalendoci rettamente della scienza e dei suoi progressi, non ci siano occulte le cause dei mali, né ci traggano in inganno i loro sintomi, ma con sicuro giudizio possiamo indicare i rimedi dalla tua Provvidenza disposti.
Dilata i nostri cuori col tuo amore, sicché, ravvisando te stesso negli infermi, particolarmente nei più derelitti, rispondiamo con indefessa sollecitudine alla fiducia che essi ripongono in noi.
Fa che, imitando il tuo esempio, siamo paterni nel compatire, sinceri nel consigliare, solerti nel curare, alieni dall’illudere, soavi nel preannunciare il mistero del dolore e della morte; soprattutto che siamo fermi nel difendere la tua santa legge del rispetto alla vita, contro gli assalti dell’egoismo e dei perversi istinti.
Come medici che ci gloriamo del tuo nome, promettiamo che la nostra attività si muoverà costantemente nell’osservanza dell’ordine morale e sotto l’impero delle sue leggi.
Concedici, infine, che noi stessi, per la condotta cristiana della vita ed il retto esercizion della professione, meritiamo un giorno di ascoltare dalle tue labbra la beatificante sentenza, promessa a coloro che ti visitarono infermo nei fratelli: “Venite, o benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno per voi preparato” (Matt. 25,34).
Cosi sia !
Spezzare pane per tutti i popoli
Trasforma il nostro corpo nel Tuo corpo. Trasforma il nostro pane nel Tuo pane. Ed allora molti saranno sfamati per la vita eterna. Amen.
Reggere in Cristo ...
Riceviamo dalla nostra cara Patrizia che abbracciamo forte, questo meraviglioso pensiero tratto dal Diario di bordo di Michele:
Preghiamo per i sacerdoti e le vocazioni
Ecco due preghiere per rispettivamente la vocazione sacerdotale e i sacerdoti:
La sua vita è segnata ancora fortemente
dall'odio, dalla violenza, dall'oppressione,
ma la fame di giustizia, di verità e di grazia
trova ancora spazio nel cuore di tanti,
che attendono chi porti la salvezza,
operata da te per mezzo del tuo Figlio Gesù.
C'è bisogno di araldi coraggiosi del Vangelo,
di servi generosi dell'umanità sofferente.
Manda alla tua Chiesa, ti preghiamo,
presbiteri santi, che santifichino il tuo popolo
con gli strumenti della tua grazia.
Manda numerosi consacrati e consacrate,
che mostrino la tua santità in mezzo al mondo.
Manda nella tua vigna operai santi, che operino con l'ardore della
carità e, spinti dal tuo Santo Spirito,
portino la salvezza di Cristo
fino agli estremi confini della terra. Amen
(Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni
21 Aprile 2002)
Preghiera di S. Teresa di Gesù Bambino
O Gesù, sommo ed eterno sacerdote,
custodisci il tuo sacerdote dentro
il Tuo Sacro Cuore.
Conserva immacolate
le sue mani unte che toccano ogni giorno
il Tuo Sacro Corpo.
Custodisci pure le sue labbra
arrossate dal Tuo Prezioso Sangue.
Mantieni puro e celeste il suo cuore
segnato dal Tuo sublime
carattere sacerdotale.
Fa che cresca nella fedeltà
e nell’amore per Te
e preservalo dal contagio del mondo.
Col potere di trasformare
il pane e il vino
donagli anche quello
di trasformare i cuori.
Benedici e rendi fruttuose le sue fatiche
e dagli un giorno
la corona della vita eterna.
L'orazione di Santa Teresa d'Avila - Ultima parte
Concludiamo la meditazione l'orazione teresiana:
Il libro vivente: Dio
«Quando fu proibita la lettura di molti libri in volgare, mi dispiacque assai perché alcuni mi ricreavano molto e non avrei potuto più leggere, perché quelli permessi erano in latino. Ma il Signore mi disse: Non affliggerti perché io ti darò un libro vivente.
Non avendo ancora avuto alcuna visione non capivo che cosa quelle parole potessero significare. Ma lo compresi chiaramente dopo pochi giorni, perché ebbi tanto da pensare e da raccogliermi per quello che vedevo, e il Signore mi istruiva con tanta tenerezza e in così varie maniere, che quasi non ebbi più bisogno di libri o almeno di poco.
Per apprendere la verità non ebbi allora altro libro che Dio. E benedetto quel libro che lascia così bene impresso quello che si deve leggere e praticare da non dimenticarsene più» (Vit. 26, 5).
Bellezza di Gesù
«La visione di Gesù Cristo mi impresse nell'anima la sua incomparabile bellezza che ho ancora presente. (...). E ne trassi il profitto che dirò.
Avevo un difetto gravissimo, da cui mi erano venuti molti mali. Quando mi accorgevo che una persona mi voleva bene e mi era simpatica, mi affezionavo ad essa fino ad averla sempre nella mente. Non già che volessi offendere Dio, ma mi compiacevo nel vederla, nel pensare a lei e alle buone qualità che possedeva. E questo bastava perché l'anima mia ne andasse perduta, tanto quell'affezione mi era dannosa. Ma dopo aver visto la grande bellezza del Signore, non vi fu più una persona che al suo confronto mi apparisse così piacevole da occupare ancora il mio spirito. Per esserne del tutto libera, mi basta gettare uno sguardo sull'immagine che porto in me, e innanzi alla bellezza e alla perfezione del mio Signore, le cose di quaggiù non fanno che disgustarmi» (Vit. 37, 4).
La Samaritana e l'acqua divina
«Ero molto devota di S. Maria Maddalena e pensavo spesso alla sua conversione, specie quando mi comunicavo. Sapendo che il Signore stava allora con me, mi gettavo ai suoi piedi immaginandomi che le mie lacrime non meritassero di essere del tutto di-sprezzate. Non sapevo quello che dicevo, facendo Egli già molto con acconsentire che io le spargessi per Lui, giacché i miei sentimenti si dileguavano quasi subito. Intanto mi raccomandavo a questa Santa gloriosa affinché mi ottenesse perdono» (Vit. 9, 2; cfr. Cam. 34, 7).
«Quante volte mi sono ricordata dell'acqua viva di cui parlò il Signore alla Samaritana! Sono molto devota di quel fatto evangelico, e lo ero fin da bambina, tanto che senza neppur comprendere quello che dicevo, supplicavo spesso il Signore a darmi di quell'acqua: in camera mia tenevo un quadro che rappresentava Gesù vicino al pozzo con sotto le parole: «Domine, da mihi aquam!» (Vit. 30, 19).
Accogliere il Signore
«La Domenica delle Palme, appena fatta la comunione (...), mentre ne assaporavo la dolcezza straordinaria, il Signore mi disse: Figliola, voglio che il mio sangue ti giovi. Non temere che la mia misericordia ti manchi. Io l'ho versato fra acerbissimi dolori, mentre tu lo godi fra inenarrabili delizie. Vedi dunque che ti pago bene il banchetto che oggi mi prepari.
Disse così perché da più di trent'anni, il giorno delle Palme, quando potevo, mi accostavo alla comunione cercando di prepararmi l'anima in modo da poter ospitare il Signore, parendomi che gli Ebrei fossero stati troppo crudeli quando, dopo averlo accolto con tanto trionfo, lasciarono che andasse a mangiare lontano, e facevo conto di trattenerlo con me, benché non gli apprestassi che un soggiorno assai misero, come ora mi accorgo. E così mi abbandonavo ad alcune ingenue considerazioni che il Signore doveva gradire» (Rel. 26).
L' "Orazione dell'orto"
«Non potendo discorrere con l'intelletto, procuravo di rappresentarmi Gesù Cristo nel mio interno, specialmente secondo quei tratti della sua vita in cui lo vedevo più solo, e mi pareva di trovarmi meglio. Mi sembrava che essendo solo ed afflitto mi avrebbe accolta più facilmente, come persona bisognosa di aiuto. Di simili ingenuità ne avevo parecchie.
Mi trovavo molto bene con 1' "Orazione dell'orto" dove gli tenevo compagnia. Pensavo al sudore e all'afflizione che vi aveva sofferto, e desideravo di potergli asciugare quel sudore così penoso. Ma ripensando ai miei gravi peccati, ricordo bene che non ne avevo il coraggio. Me ne stavo con Lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano, perché mi disturbavano assai» (Vit. 9, 3; cfr. Cam. 27, 4).
Eucaristia
«Il Signore le aveva dato una fede così viva che quando sentiva dagli altri che avrebbero desiderato di vivere al tempo in cui nostro Signore era sulla terra, rideva tra se stessa, sembrandole che possedendo nel SS. Sacramento lo stesso Cristo che allora si vedeva, non vi fosse altro da bramare».
«So inoltre di questa persona che per parecchi anni, benché non ancora molto perfetta, le sembrava di vedere con gli stessi occhi del corpo, al momento della Comunione, nostro Signore che le entrava nell'anima. Allora ella procurava di ravvivare la fede, faceva il possibile per distaccarsi dalle cose esteriori e si ritirava col Signore nella sua anima, dove sapeva di averlo visto discendere. Cercava di raccogliere i suoi sensi per far loro comprendere il gran bene che avevano: dico che cercava di raccoglierli per evitare che impedissero all'anima di comprenderlo. Si considerava ai piedi del Signore e, quasi lo vedesse con gli occhi del corpo, piangeva con la Maddalena in casa del Fariseo. Anche allora che non aveva devozione sensibile, la fede non mancava di assicurarla che il Signore era veramente nella sua anima».
«Appena vi comunicate chiudete gli occhi del corpo e aprite quelli dell'anima per fissarli in fondo al vostro cuore, dove il Signore è disceso. Vi dico, vi torno a dire e ve lo vorrei ripetere all'infinito, che se vi abituerete a questa pratica ogni qualvolta vi accosterete alla Comunione, il Signore non si nasconderà mai così in pieno da non manifestarsi con qualcuno dei molti espedienti che ho detto. Ciò sarà sempre in proporzione al vostro desiderio, potendolo voi desiderare con tanto ardore da indurlo talvolta a manifestarsi del tutto» (Cam. 34, 6, 7, 12).
L'amicizia di Dio
«La visione di nostro Signore e la continua conversazione che avevo con Lui aumentarono di molto il mio amore e la mia fiducia: comprendevo che se è Dio, è anche Uomo, e che come tale non solo non si meraviglia della debolezza umana, ma sa pure che questa nostra misera natura va soggetta a molte cadute, causa il primo peccato che Egli è venuto a riparare».
«Benché sia Dio, posso trattare con Lui come con un amico. Non è Egli come i signori della terra che ripongono la loro grandezza in un esteriore apparato di autorità. Con costoro non si può parlare che in certe ore e nemmeno da tutti. Se un poveretto vuol parlare deve far giri e rigiri, implorar favori e sudar sangue».
«Oh Signor mio e mio Re, se si potesse dipingere la grandezza che in Voi rifulge! È impossibile non riconoscere che siete la stessa Maestà! A guardarVi si rimane pieni di stupore, soprattutto nel vederVi anche così umile e così pieno d'amore con una creatura come me. Passato quel primo senso di sgomento che nasce dalla vista di tanta Vostra grandezza, si può trattare con Voi e parlarVi liberamente. E dopo si ha un altro timore più grande, quello di offendervi, ma non già per paura del castigo, non essendovi allora per l'anima altro maggior castigo che quello di perderVi» (Vit. 37, 5.6; cfr. Ivi, 8-9; 34, 8).
L'orazione di Santa Teresa d'Avila - Quarta parte
Continuiamo a meditare l'orazione teresiana:
L'orazione insegnata da Gesù: il Pater
«Non voglio parlarvi di certe preghiere assai lunghe, perché le anime incapaci di fissarsi in Dio può darsi che si stanchino anche di quelle; ma soltanto delle preghiere che come cristiani dobbiamo necessariamente recitare: il Pater Noster e l'Ave Maria».
«Non bisogna che si dica di noi che parliamo senza sapere quello che diciamo (...). Quando dico il Pater Noster, mi sembra che l'amore debba esigere che io intenda chi sia questo Padre e chi il Maestro che ci ha insegnata tal preghiera. (...) Come dimenticarci del Maestro che ci ha insegnata questa preghiera, e ce l'ha insegnata con tanto amore e con un così vivo desiderio che ci sia utile?».
«In primo luogo - come sapete bene anche voi Sua Maestà ci insegna a pregare in solitudine. Così anch'Egli faceva, benché non ne avesse bisogno, ma solo a nostro insegnamento».
«È chiaro, del resto, che non si può parlare con Dio nel medesimo tempo che con il mondo, come fanno coloro che mentre recitano preghiere, ascoltano ciò che si dice d'intorno, o si fermano a quanto viene loro nella mente, senza cura di raccogliersi».
«E’ bene inoltre considerare che il Signore ha insegnato e continua ad insegnare questa sua preghiera a ciascuno in particolare. Il Maestro non è così lontano dal discepolo d'aver bisogno di alzare la voce... Anzi, gli è molto vicino, ed io vorrei che per bene recitare il Pater Noster, foste intimamente persuase di non dovervi mai allontanare da Chi ve lo ha insegnato».
«Direte che questo è meditare, mentre voi non potete né volete fare altro che pregare vocalmente.
«Vi sono infatti persone così amanti del proprio comodo da non volersi dare alcuna pena. Non essendo abituate a meditare e trovando in principio qualche difficoltà a raccogliersi, preferiscono sostenere, per evitarne la molestia, che esse ne sono incapaci e che sanno pregare solo vocalmente».
«Dite bene quando affermate che il metodo anzidetto è già meditazione; ma io vi dichiaro che non so comprendere come l'orazione vocale possa essere ben fatta, quando sia separata dal pensiero di Colui al quale ci rivolgiamo. O che forse non è doveroso, quando si prega, pregare con attenzione? Piaccia a Dio che riusciamo a dire bene il Pater Noster anche con questi mezzi, senza cadere in mille pensieri stravaganti! Io ne ho fatto spesso l'esperienza, e so che il miglior rimedio alle distrazioni è di applicarmi a tenermi fissa in Colui a cui mi rivolgo. Abbiate dunque pazienza, e procurate di abituarvi a questa pratica che è tanto necessaria» (Cam. 24, 2, 3, 4, 5, 6).
Immagini devote e libri di meditazione
«Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirvene e intrattenervi spesso con Lui; ed Egli vi suggerirà quello che gli dovete dire» (Cam. 26, 9).
«Quando il Signore è assente ce lo dà a vedere con le aridità. Allora sì che ci è utile di contemplare le immagini di colui che amiamo. Per conto mio vorrei incontrarmi con il suo sembiante in qualunque parte mi rivolgessi, non essendovi nulla di più bello e di più giocondo che impiegare i nostri sguardi nell'affissarsi in Colui che tanto ci ama e che in sé racchiude ogni bene» (Cam. 34, 11).
«Altro ottimo mezzo per raccogliervi e pregar bene vocalmente è di aiutarvi con un buon libro in volgare. Così con questi mezzi e attrattive vi abituerete gradualmente alla meditazione, senza troppo preoccuparvi» (Cam. 26, 10; cfr. Vit. 4, 8-9).
Miseria umana e misericordia divina
«Che spettacolo, Gesù mio, vedere un'anima che, caduta in peccato da tanta altezza, viene di nuovo sollevata dalla vostra grande misericordia! Come conosce bene allora la moltitudine delle vostre grandezze e misericordie e la profondità della sua miseria (...). Tutto ciò la rapisce. Del resto chi non andrebbe rapito, o Signore dell'anima mia, nel vedervi ripagare un così nero e abominevole tradimento con tanta abbondanza di misericordia e di favori?» (Vit. 9, 5).
«E in chi, o Signore, può meglio risplendere la vostra misericordia se non in me che con le mie opere cattive ho profanato tante volte le grandi grazie che avete cominciato a farmi? Guai a me, Creator mio! Se cerco scuse, non ne trovo. La colpa è di nessuno, ma tutta mia, perché se avessi corrisposto, anche in parte, all'amore che mi dimostravate, non avrei amato altri che Voi, e tutto sarebbe andato per il meglio. Ma se di tanta sventura non mi sono mostrata meritevole, mi valga almeno, o Signore, la vostra misericordia!...» (Vit. 4,4).
«Da ciò la vostra infinita clemenza ha già ricavato del bene, perché dove più grande è la miseria, più risplendono i benefici delle vostre misericordie. Oh, le vostre misericordie, con quanta ragione dovrei io sempre cantarle! Signore, datemi di poterle cantare in eterno, giacché vi siete compiaciuto di prodigarmele con tanta munificenza da meravigliare tutti coloro che le vedono. Io poi ne rimango trasecolata, tanto che le lodi mi sgorgano effusamente. Senza di Voi, o mio Bene, io non posso far altro che sradicare di nuovo i fiori del mio giardino, e ricondurre questa mia terra miserabile allo stato di un letamaio come prima. Ma non permettetelo, o Signore. Non permettete che vada perduta quest'anima che, redenta un giorno con tanti vostri dolori, avete poi riscattata tante altre volte e strappata di bocca al dragone infernale» (Vit. 14,10).
Il libro della natura
«Alle anime che battono questa strada giova molto un buon libro per raccogliersi presto. Per me bastava anche la vista dei campi, dell'acqua e dei fiori: cose che mi ricordavano il Creatore, mi scuotevano, mi raccoglievano, mi servivano da libro. Oltre a ciò mi giovava pure pensare alla mia ingratitudine e ai miei peccati» (Vit. 9, 5).
«Godevo spesso di considerare la mia anima sotto la figura di un giardino e immaginarmi il Signore che vi prendesse i suoi passeggi. Allora lo pregavo di voler aumentare il profumo dei piccoli fiori di virtù che sembravano li per sbocciare e rinforzarli per amore della sua gloria, giacché nulla io volevo per me. Lo pregavo pure di tagliare quelli che voleva, sicura che sarebbero ricresciuti più belli (...). Bisogna far poco conto della nostra miseria, che è meno di nulla: allora l'anima progredirà in umiltà, e i fiori torneranno a sbocciare» (Vit. 14, 9).
L'orazione di Santa Teresa d'Avila - Terza parte
Continuiamo a meditare l'orazione teresiana:
«Dobbiamo ritrovarci in noi stesse anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell'Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci insieme che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. Se ne prenderemo l'abitudine Egli si farà sentire presente».
«Così le nostre preghiere vocali le reciteremo con maggior quiete ed eviteremo molta noia. Dopo esserci sforzate per alcun tempo di tener compagnia al Signore, Egli ci capirà anche per via di segni».
«Il Signore si degni di insegnare questa specie di orazione a quelle tra voi che ancora non la conoscono. Io per me vi confesso che mai seppi cosa volesse dire pregare con soddisfazione fino a quando il Signore non mi pose su questa via» (Cam. 29, 5, 6, 7).
Gesù presente nella fede
«Il mio metodo di orazione era nel far di tutto per tener presente dentro di me Gesù Cristo, nostro Bene e Signore. Se meditavo una scena della sua vita, cercavo di rappresentarmela nell'anima. Però mi piaceva di più leggere buoni libri, nei quali era tutto il mio sollievo.
Il Signore non mi ha dato di poter discorrere con l'intelletto e neppure di valermi dell'immaginazione, la quale è in me così debole, che per quanto facessi per rappresentarmi l'Umanità di nostro Signore, non vi riuscivo per nulla» (Vit. 4, 7).
«Ero così poco abile a raffigurarmi gli oggetti con l'intelletto che se non li avevo visti con i miei occhi, ne ero affatto incapace, mentre altre persone, potendosi aiutare nell'immaginazione, si formano immagini su cui raccogliersi. Io non potevo pensare che a Gesù Cristo come uomo, ma anche qui, per quanto leggessi della sua bellezza e contemplassi le sue immagini, non mi riusciva di rappresentarmelo se non come un cieco o come uno che stia al buio il quale, parlando con una persona, sente di essere alla sua presenza in quanto sa, capisce ed è sicuro che gli sta dinanzi, ma non la vede. Così appunto mi avveniva quando pensavo a nostro Signore. Ed è per questo che io amo molto le immagini» (Vit. 9, 6).
Portatori di Dio
«Dovete convincervi che nel nostro interno abbiamo veramente qualche cosa. E piaccia Dio che sian soltanto le donne ad ignorarlo! Se procurassimo di ricordarci spesso dell'Ospite che abbiamo in noi, sarebbe impossibile, secondo me, abbandonarci con tanta passione alle cose del mondo, perché, paragonate a quelle che portiamo in noi, apparirebbero in tutta la loro spregevolezza. Ma noi imitiamo il bruto animale che appena vede un'esca di suo gusto, si precipita su di essa a saziare la sua fame. Eppure, quanto diversi dovremmo essere dai bruti!
«Alcune forse si rideranno di me, diranno che la cosa è assai chiara e ne avranno ragione. Eppure per me non è sempre stata così. Sapevo benissimo di avere un'anima, ma non ne capivo il valore, né chi l'abitava, perché le vanità della vita mi avevano bendati gli occhi per non lasciarmi vedere. Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell'anima mia abitava un Re così grande, mi sembra che non lo avrei lasciato tanto solo, ma che di quando in quando gli avrei tenuto compagnia, e sarei stata più diligente per conservarmi senza macchia» (Cam. 28, 10-11; cfr. Esclam. 7,1).
Lo Sposo dell'anima
«Si, o bontà infinita del mio Dio, (...) come sopportate chi vi permette di stargli vicino! Che buon amico dimostrate di essergli, Signore! Come lo favorite, e con quanta pazienza sopportate la sua condizione aspettando che si conformi alla vostra! Tenete in conto ogni istante che egli trascorre in amarvi e per un attimo di pentimento dimenticate le offese che vi ha fatte. Questo io so per esperienza, e non capisco, o mio Creatore, perché il mondo non corra tutto ai vostri piedi per intrecciare con Voi questa particolare amicizia. Se vi avvicinassero, diverrebbero buoni anche i cattivi, quelli cioè che non sono della vostra condizione, purché vi permettessero di star con loro un due ore al giorno, nonostante che il loro spirito andasse agitato da mille sollecitudini e pensieri di mondo come il mio» (Vit. 8,6; cfr. 22,14).
«Sappiate, figliole mie, che questo vostro Sposo non vi perde mai di vista, né sono bastate, perché lasciasse di guardarvi, le mille brutture e abominazioni che gli avete fatto soffrire. Ora, è forse gran cosa che togliendo gli occhi dagli oggetti esteriori, li fissiate alquanto su di Lui? Ricordate ciò che dice alla Sposa: non aspetta che un vostro sguardo per subito mostrarvisi quale voi la bramate. Stima tanto questo sguardo, che per averlo non lascia nulla di intentato» (Cam. 26, 3; cfr. Rel. 33, 3).
«Considero spesso, o mio Cristo, come siano dolci e pieni di incanto gli occhi che mostrate all'anima che vi ama e che Voi, o mio Bene, volete guardare con amore. Uno solo di quei dolcissimi sguardi, posato all'anima che già tenete per vostra, basta, mi pare, per ripagarla di molti anni di servizio» (Esclam. 14, 1).
L'orazione di Santa Teresa d'Avila - Seconda parte
Continuiamo a meditare l'orazione teresiana:
«Dico soltanto quello che so per esperienza: cioè che chi ha cominciato a fare orazione non pensi più di tralasciarla, malgrado i peccati in cui gli avvenga di cadere. Con l'orazione potrà presto rialzarsi, ma senza di essa sarà molto difficile.
(...)Quanto a coloro che non hanno ancora incominciato, io li scongiuro per amore di Dio a non privarsi di un tanto bene.(...) Anche se non facessero progressi, né si sforzassero di essere così perfetti da meritare i favori e le delizie che Dio riserva agli altri, guadagnerebbero sempre con l'imparare il cammino del cielo; e perseverando essi in questo santo esercizio, ho molta fiducia nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano per amico; giacché l'orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui dal quale sappiamo di essere amati. Ma voi direte che ancora non lo amate.
Sì, perché l'amore sia vero e l'amicizia durevole, occorrono parità di condizioni, e invece sappiamo che mentre nostro Signore non può avere alcun difetto, noi siamo viziosi, sensuali ed ingrati, per cui non lo possiamo amare quanto Egli merita. Tuttavia, considerando quanto vi sia vantaggioso averlo per amico e quanto Egli vi ami, sopportate pure la pena di stare a lungo con uno che sentite così diverso da voi» (Vit. 8, 5).
Non molto pensare, ma molto amare
«Quelli che sanno discorrere con l'intelletto non devono impiegare in questo tutto il tempo dell'orazione, benché, trattandosi di un lavoro molto meritorio e delizioso, sembri loro di non dover avere alcun (...) istante di riposo. Quando non discorrono credono di perder tempo, mentre io considero questa perdita come un guadagno assai grande».
«Come ho detto, invece, s'immaginino di essere alla presenza di Gesù Cristo, gli parlino e godano di star con Lui senza affaticare l'intelletto. Non si preoccupino di far ragionamenti, ma gli espongano semplicemente i loro bisogni, umiliandosi nella considerazione di quanto siano indegni di stare alla sua presenza».
«Tornando alla meditazione su nostro Signore alla colonna (...) è bene fermarsi alquanto a lavorare d'intelletto, pensando chi è che soffre, come soffre, perché soffre e l'amore con cui soffre».
«Tuttavia non bisogna affaticarci troppo. Essendo così vicini al Signore, occorre che l'intelletto sappia anche tacere, immaginandoci, per quanto ci sarà possibile, che il Signore ci stia guardando. Allora facciamogli compagnia, parliamo con Lui, supplichiamolo, umiliamo ci, deliziamoci della sua presenza, ricordandoci sempre che siamo indegni di stargli innanzi. Quando un'anima può fare questi atti, ne avrà vantaggio anche se è al principio dell'orazione perché, come almeno io ho costatato, questo modo di pregare è assai utile» (Vit. 13,11.22; cfr. Vit. 15, 7).
«Vorrei far comprendere che l'anima non è il pensiero e che la volontà non è governata dall'immaginazione. Sarebbe una grave sventura se lo fosse. Ne viene, quindi, che il profitto dell'anima non consiste nel molto pensare, ma nel molto amare» (Fond. 5, 2).
«Desidero avvertirvi che per inoltrarsi in questo cammino e salire alle mansioni a cui tendiamo, l'essenziale non è già nel molto pensare, ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere soltanto in quelle cose che più eccitano all'amore» (Mans. IY 1,7).
Gesù: maestro, compagno, amico
«Anzitutto si fa il segno della croce, poi l'esame di coscienza, indi si recita il Confiteor. Poi, siccome siete sole, dovete cercarvi una compagnia. E ve n'è forse una migliore di quella del Maestro che vi ha insegnato la preghiera che state per recitare? Immaginate, quindi, che vi stia vicino, e considerate l'amore e l'umiltà con cui vi istruisce».
«Ascoltatemi, figliole; fate sempre il possibile per stargli sempre dappresso. Se vi abituerete a tenervelo vicino, ed Egli vedrà che lo fate con amore e che cercate ogni mezzo per contentarlo, non solo non vi mancherà mai, ma, come suol dirsi, non potrete più togliervelo d'attorno. L'avrete con voi dappertutto, e vi aiuterà in ogni vostro travaglio. Credete sempre che sia poca cosa aver sempre vicino un così buon amico?».
«Sorelle mie, voi che non potete discorrer molto con l'intelletto, né arrestare il pensiero sopra un punto determinato senza cadere nelle distrazioni, abituatevi, vi prego, abituatevi alla pratica che vi suggerisco! So che lo potete».
«Non chiedo già di concentrarvi tutte su di Lui, formare alti e magnifici concetti ed applicare la mente a profonde e sublimi considerazioni. Vi chiedo solo che lo guardiate. E chi vi può impedire di volgere su di Lui gli occhi della vostra anima, sia pure per un istante se non potete di più?».
«Non è forse così che deve fare una buona sposa con il suo sposo: mostrarsi triste se egli è triste, allegra se egli è allegro, anche se non ha voglia? (...) Così fa il Signore con voi, senz'alcun'ombra di finzione. Si fa vostro servo, vuole che voi siate le padrone e si accomoda in tutto alla vostra volontà. Se siete nella gioia potete contemplarlo risorto, e nel vederlo uscire dal sepolcro, la vostra allegrezza abbonderà. (...) Se invece siete afflitte o fra i travagli, potete considerarlo mentre si reca al giardino degli ulivi (...), legato alla colonna (...), perseguitato dagli uni e sputacchiato dagli altri, rinnegato, abbandonato dagli amici (...) ridotto a tanta solitudine che ben potete avvicinarlo e consolarvi a vicenda. Oppure consideratelo con la croce sulle spalle, quando i carnefici non gli permettono nemmeno di respirare. Egli allora vi guarderà con quei suoi occhi tanto belli, compassionevoli e ripieni di lacrime; dimenticherà i suoi dolori per consolare i vostri, purché voi Lo guardiate e Lo preghiate di consolarvi».
«Vedendolo in quello stato il vostro cuore si sentirà intenerire, e allora non solo lo guarderete ma vi verrà pure di parlargli (...), non con preghiere studiate, ma con parole sgorganti dal cuore, che sono sempre quelle che Egli stima di più (...)».
«Mi domanderete, sorelle, come ciò possa essere, e mi direte che abbraccereste volentieri il mio consiglio se vedeste il Signore come quando era sulla terra, nel qual caso non cessereste mai di guardarlo. Ma non credetelo. Chi rifiuta oggi di farsi un po' di violenza per raccogliersi e contemplare il Signore nel proprio interno, quando lo può fare senza alcun pericolo ma soltanto con un po' di diligenza, pensate se poteva durarla ai piedi della croce con la Maddalena, minacciata di morte da ogni parte» (Cam. 26, 1,2,3, 4, 5, 6, 8, 10; Vit., 12, 2).
L'orazione di Santa Teresa d'Avila - Prima
Oggi la Chiesa celebra Santa Teresa d'Avila (leggete la sua biografia qui). Per questo motivo, pubblichiamo in più parti, l'orazione teresiana - metodo, cammino e contenuti:
«Appena vi comunicate chiudete gli occhi del corpo e aprite quelli dell'anima per fissarli in fondo al vostro cuore, dove il Signore è disceso»
Ritorno al cuore tramite l'orazione
«Non spaventatevi, figliole mie, se molte sono le cose a cui bisogna attendere per cominciare questo viaggio divino. E' la strada reale che conduce al cielo, sulla quale si guadagna un'infinità di beni, e non è certo strano che ci debba parere gravosa. Ma verrà giorno che innanzi ad un bene così prezioso ci parrà tutto da nulla quanto si sarà fatto».
«Volere o non volere figliole, tutte, benché in diversa maniera, camminiamo alla volta di questa fonte. Ma credetemi e non lasciatevi ingannare da nessuno: la strada che vi conduce è una sola, ed è l'orazione» (Cam. 21, i e 6).
«La porta del castello è l'orazione. Pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscersi e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia» (Mans. Il, 11).
Risoluta determinazione
«Importando molto conoscere come incominciare, dico che si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non mai fermarsi fino a che non si sia raggiunta quella fonte. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succedere, mormori chi vuol mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare: ma a costo di morire a mezza strada, scoraggiati per i molti ostacoli che si presentano, si tenda sempre alla meta, ne vada il mondo intero!» (Cam. 21, 2; cfr. ivi 21,7-8).
«(L'anima) stia bene in guardia per non lasciarsi vincere dal demonio. Se il maligno la vede fermamente risoluta a perdere la vita, il riposo e tutto ciò che le presenta piuttosto di ritornare alla prima stanza (cioè indietro), lascerà presto di combatterla. Ma occorre che sia di animo virile (...). Si risolva coraggiosamente, immaginandosi di andare a combattere contro tutti i demoni, per vincere i quali non vi sono armi migliori della croce» (Mans. 11, 6).
Il castello interiore
«Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo. (...) al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l'anima».
«Dobbiamo ora vedere il modo di poter entrare. Sembra che dica uno sproposito, perché se il castello è la stessa anima, non si ha certo bisogno di entrare, perché si è già dentro. (...) Però dovete sapere che vi è grande differenza tra un modo di esservi e un altro, perché molte anime stanno soltanto nei dintorni, (...) senza curarsi di andare innanzi, né sapere cosa si racchiuda in quella splendida dimora, né chi l'abiti, né quali appartamenti contenga. Se avete letto in qualche libro di orazione consigliare l'anima ad entrare in se stessa, è proprio quello che intendo io».
«Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è l'orazione e la meditazione».
«Le anime senza l'orazione sono come un corpo storpiato e paralitico che ha mani e piedi, ma non li può muovere. Ve ne sono di così ammalate e talmente avvezze a vivere fra le cose esteriori, da esser refrattarie a qualsiasi cura, quasi impotenti a rientrare in se stesse. Abituate a un continuo contatto con i rettili e gli animali che stanno intorno al castello, si son fatte quasi come essi e non sanno più vincersi, nonostante la nobiltà della loro natura e la possibilità che hanno di trattare nientemeno che con Dio» (Mans. I, 1,3,5, 6,7).
Ricordando San Serafino dalle parole del venerabile Giovanni Paolo II
Riflettiamo insieme sulle parole di Giovanni Paolo II su San Serafino da Montegranaro che sottolineano l'umiltà, l'obbedienza e la devozione in preghiera di quest'uomo piccolo diventato santo di Dio:
AL VESCOVO DI ASCOLI PICENO (ITALIA)
IN OCCASIONE DEL IV CENTENARIO DELLA MORTE
DI SAN SERAFINO DA MONTEGRANARO
Al venerato Fratello
SILVANO MONTEVECCHI
Vescovo di Ascoli Piceno
1. Sono particolarmente lieto di far giungere il mio cordiale saluto a Lei e alla Comunità diocesana, che, insieme con i Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa delle Marche, si appresta a ricordare con molteplici iniziative pastorali, liturgiche e culturali il IV centenario della morte di san Serafino da Montegranaro, avvenuta nel convento dei Cappuccini di Ascoli Piceno il 12 ottobre 1604. Mi rendo spiritualmente presente alle celebrazioni giubilari e sono certo che esse contribuiranno a far meglio conoscere, insieme con gli esempi di vita evangelica di questo umile figlio di san Francesco, l’attualità del messaggio che emerge dalla sua figura e dalla sua vicenda umana e spirituale. Ciò non mancherà di imprimere rinnovato slancio all’impegno per la nuova evangelizzazione ad Ascoli, a Loreto e nelle diverse Comunità ecclesiali nelle quali egli trascorse la sua esistenza.
Col passare del tempo, la santità non perde la propria forza d’attrazione, anzi risplende con maggiore luminosità. E’ quanto si rende evidente nella persona di Frate Serafino, uomo semplice e analfabeta che tutti, umili e potenti, sentivano come autentico "fratello". Proprio per questo egli costituisce un’eloquente testimonianza di quella universale vocazione alla santità, sulla quale ha insistito il Concilio Ecumenico Vaticano II (cfr Lumen gentium, 39-40). E’ in questa prospettiva che, al termine del grande Giubileo dell’Anno 2000, ho voluto riproporre alla Chiesa intera la santità quale "misura alta della vita cristiana" (Novo millennio ineunte, 31).
2. San Serafino da Montegranaro fa parte a pieno titolo della schiera dei santi che hanno arricchito fin dall’inizio l’Ordine cappuccino. Egli aveva assimilato così profondamente l’esortazione evangelica a "pregare sempre, senza stancarsi mai" (cfr Lc 18,1; 21,36), che la sua mente restava abitualmente immersa nelle cose dello spirito, tanto da estraniarsi non di rado da ciò che lo circondava. Si soffermava a contemplare la presenza divina nel creato e nelle persone e ne traeva spunto per una costante unione con Dio.
La sua preghiera si prolungava per ore nel silenzio della notte alla luce tremolante della lampada che nella chiesa conventuale ardeva davanti al Tabernacolo. Con quale devozione l’umile frate partecipava alla Celebrazione eucaristica! E quanto a lungo sostava in estatica adorazione davanti al Santissimo Sacramento, lasciando che la sua orazione si elevasse come incenso gradito al Signore!
Animato da intenso amore per la Passione di Cristo, si soffermava a meditare sui dolori del Signore e della Vergine Santissima. Amava ripetere lo Stabat Mater e, recitandolo, si scioglieva in lacrime fra la commozione di coloro che lo ascoltavano. Portava sempre con sé il Crocifisso di ottone, che è ancora oggi conservato come preziosa reliquia; con esso usava abitualmente benedire gli infermi, implorando per loro la guarigione fisica e spirituale.
3. Lo stile di vita umile ed essenziale che conduceva in una cameretta spoglia e angusta, il suo vestiario vile e rattoppato, costituiscono eloquenti testimonianze dell’amore che nutriva per "Madonna Povertà". Lo spirito di convinta minorità, divenutogli connaturale nel corso degli anni, lasciava trasparire la vera grandezza della sua anima. Egli aveva ben compreso la pagina evangelica che proclama: "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti" (Mc 10,43-44).
A continue penitenze liberamente scelte, tra cui anche l’uso del cilicio e della disciplina, univa la pratica quotidiana di sacrifici e rinunce, mentre come questuante percorreva sentieri polverosi e assolati, condividendo i disagi di tanti suoi contemporanei. Amava frequentare gli strati meno abbienti e più emarginati della popolazione per percepirne le esigenze anche nascoste, per lenirne le pene fisiche e spirituali. Stessa disponibilità mostrava verso quanti bussavano alla porta del Convento. Fu grande pacificatore delle famiglie, modulando sapientemente, a seconda delle circostanze, forti richiami, gesti di amorevole solidarietà e parole di incoraggiante consolazione.
4. Venerato Fratello, auguro di cuore che la ricorrenza quattro volte centenaria del pio transito di san Serafino costituisca per l’intera Chiesa che è in Ascoli un’occasione propizia per tendere sempre più decisamente alla santità, valorizzando appieno i vari doni e carismi che Iddio non cessa di dispensare al suo popolo fedele.
Auspico, altresì, che la "peregrinatio" dell’urna del Santo nelle diverse zone pastorali della Diocesi ascolana ed in altre Comunità ecclesiali della Regione, l’organizzazione del Convegno internazionale sulla sua figura e la sua spiritualità, come pure ogni altra opportuna iniziativa e manifestazione religiosa e culturale in programma, offrano elementi utili per approfondire il messaggio ancora oggi attuale dell’umile Cappuccino di Montegranaro.
La celeste Madre di Dio, della quale egli si proclamava figlio devoto, protegga codesta diletta Comunità ascolana e i cari Frati Cappuccini delle Marche. L’intercessione e la protezione di san Serafino siano per ognuno di conforto e di sprone a seguire Cristo con generosità, così che, grazie alle celebrazioni centenarie, crescano in tutti l’ardore verso la perfezione evangelica e il coraggio di testimoniare i valori dello spirito, che hanno contraddistinto l’intera esistenza di questo Santo vostro conterraneo.
Con tali sentimenti e voti, invio volentieri a Lei, venerato Fratello, ai Frati Cappuccini e a coloro che prenderanno parte alle varie iniziative giubilari una speciale Benedizione Apostolica, volentieri estendendola a tutti i devoti di san Serafino da Montegranaro.
Dal Vaticano, 3 Giugno 2004
IOANNES PAULUS II
La carità fatta persona in Madre Teresa
Sono andata avanti e ho visto dei grossi topi che mordevano il suo corpo senza speranza, e mi sono detta: questa e’ la cosa peggiore che hai visto in tutta la tua vita.
Tutto quello che volevo in quel momento, era di andarmene via il piu’ presto possibile e dimenticare quello che avevo visto e non ricordarlo mai piu’.
E ho cominciato a correre, come se correre potesse aiutare quel desiderio di fuggire che mi riempiva con tanta forza. Ma prima che avessi raggiunto l’angolo successivo della strada, una luce interiore mi ha fermata. E sono rimasta li’, sul marciapiede del quartiere povero di Calcutta, che ora conosco cosi’ bene, e ho visto che quella non era l’unica donna che vi giaceva, e che veniva mangiata dai topi. Ho visto anche che era Cristo stesso a soffrire su quel marciapiede.
Mi sono voltata e sono tornata indietro da quella donna, ho cacciato via i topi, l’ho sollevata e portata al piu’ vicino ospedale. Ma non volevano prenderla e ci hanno detto di andarcene via. Abbiamo cercato un altro ospedale, con lo stesso risultato, e con un altro ancora, finche’ non abbiamo trovato una camera privata per lei, e io stessa l’ho curata. Da quel giorno la mia vita e’ cambiata. Da quel giorno il mio progetto e’ stato chiaro: avrei dovuto vivere per e con il piu’ povero dei poveri su questa terra, dovunque lo avessi trovato.
- Madre Teresa di Calcutta -
Il Cantico delle Creature
In questo giorno di celebrazione di San Francesco di Assisi, non poteva mancare la sua opera più bella e cioè il Cantico delle Creautre che affascina ancora gli uomini a distanza di centinaia di anni! Questo è un meraviglioso inno a Dio per tutte le Creature che Lui ha creato:
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messer lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumeni noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
Lode a Dio (di San Francesco di Assisi)
Prepariamoci a celebrare San Francesco di Assisi, ricordando una sua lode a Dio:
che operi cose meravigliose
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo
Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo,
re del cielo e della terra
Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene,
il Signore Dio vivo e vero
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine
Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei nostra speranza
Tu sei giustizia.
Tu sei temperanza,
Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza.
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede.
Tu se la nostra carità.
Tu sei tutta la nostra dolcezza,
Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile
Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.
Preghiera all'Angelo Custode di San Pio da Pietrelcina
O santo angelo custode, abbi cura dell’anima mia e del mio corpo.
Illumina la mia mente perché conosca meglio il Signore
e lo ami con tutto il cuore.
Assistimi nelle mie preghiere perché non ceda alle distrazioni
ma vi ponga la più grande attenzione.
Aiutami con i tuoi consigli, perché veda il bene
e lo compia con generosità.
Difendimi dalle insidie del nemico infernale e sostienimi nelle tentazioni
perché riesca sempre vincitore.
Supplisci alla mia freddezza nel culto del Signore:
non cessare di attendere alla mia custodia
finché non mi abbia portato in Paradiso,
ove loderemo insieme il Buon Dio per tutta l’eternità.
Atto d'offerta all'Amore Misericordioso del buon Dio (di Santa Teresa di Gesù Bambino)
Offerta di me stessa come Vittima d'olocausto all'Amore Misericordioso di Dio.
Dio mio, Trinità beata, desidero amarti e farti amare, lavorare per la glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla terra e liberando quelle che soffrono nel purgatorio. Desidero compiere perfettamente la tua volontà e giungere al grado di gloria che tu nel tuo regno hai preparato per me, in una parola, voglio essere santa. Sento però la mia impotenza e ti domando, o Dio, di essere tu la mia Santità.
Poiché tu mi hai amata fino a darmi il tuo unico Figlio come Salvatore e Sposo, i tesori infiniti dei suoi meriti sono per me; tè li offro con gioia, supplicandoti di non guardarmi se non attraverso il Volto di Gesù e nel suo Cuore infuocato d'Amore.
Ti offro tutti i meriti dei santi (che sono in cielo e in terra), i loro atti d'Amore e quelli degli angeli santi; infine ti offro, o beata Trinità, l'Amore e i meriti della Madonna, Madre mia carissima; è a lei che consegno la mia offerta, pregandola di presentarla a tè.
Il suo divin Figlio, Sposo mio, Diletto, quando era sulla terra ci ha detto: «Tutto quello che domanderete al Padre mio nel mio nome, Egli ve lo concederà!». Sono dunque certa che mi esaudirai.
Lo so, o mio Dio, più vuoi dare, più fai desiderare.
Sento nel mio cuore immensi desideri ed è con fiducia che ti chiedo di venire a prendere possesso della mia anima. Ah, non posso ricevere la santa comunione tutte le volte che lo desidero, ma, Signore, Tu non sei forse Onnipotente? Resta in me, come nel tabernacolo, non allontanarti mai dalla tua piccola ostia...
Vorrei consolarti per l'ingratitudine dei cattivi e ti supplico di togliermi la libertà di farti dispiacere; se qualche volta, per debolezza, dovessi cadere, il Tuo Sguardo Divino purifichi subito la mia anima bruciando ogni imperfezione, come il fuoco che trasforma in sé tutte le cose...
Dio mio, ti ringrazio di tutte le grazie che mi hai elargito, in particolare di avermi fatto passare attraverso il crogiuolo della sofferenza. E con gioia che ti contemplerò, nell'ultimo giorno, portando lo scettro della croce;
poiché ti sei degnato di farmi partecipe di questa croce così preziosa, spero di somigliarti in cielo e di vedere brillare sul mio corpo glorificato le sacre stigmate della tua Passione...
Dopo l'esilio terreno, spero di goderti nel tuo regno; ma non voglio ammassare meriti per il cielo; voglio lavorare solo per il tuo Amore, nell'unico desiderio di farti piacere, di consolare il tuo sacro Cuore e di salvare anime che ti ameranno per sempre.
Al tramonto di questa vita, mi presenterò a Te, o Signore, con le mani vuote, perché non voglio domandarti di cantare le mie opere... Tutta la nostra giustizia si presenta macchiata ai tuoi occhi. Voglio rivestirmi dunque della tua Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Tè. Non voglio altro Trono o altra Corona se non Tè, o mio Diletto!...
Ai tuoi occhi il tempo è nulla, un solo giorno è come mille anni, Tu puoi, dunque, in un istante, prepararmi per comparirti davanti.
Per vivere in un Atto d'Amore Perfetto, MI OFFRO COME VITTIMA D'OLOCAUSTO AL TUO AMORE MISERICORDIOSO, supplicandoti di consumarmi senza sosta, lasciando traboccare nella mia anima i fiotti di infinita tenerezza che sono racchiusi in tè e che io diventi, così, Martire del tuo Amore, o mio Dio!...
Che questo martirio, dopo avermi preparata a comparirti davanti, mi faccia, poi, morire e che, subito, la mia anima si slanci nell'eterno abbraccio del tuo Amore Misericordioso.
O mio Diletto, ad ogni battito del mio cuore voglio rinnovarti questa offerta, infinite volte, fino a che, svanite le ombre, io possa ridirti il mio Amore in un Eterno Faccia a Faccia....
Maria Francesca Teresa
del Bambino Gesù e del Santo Volto
carm.sc.ind.