Il mare agitato della vita
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Riscoprire la fede
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lunedì 1 agosto 2011
Eccezionalmente presentiamo un secondo intervento, frutto della meditazione di Enza sul Vangelo odierno. Lasciamo dunque la parola a lei:
Oggi 1° agosto 2011 ho voluto onorare il Padre Celeste stando in chiesa tutto il giorno fino alle 15 circa. Dopo aver ascoltato la S. Messa ho pregato, suonato, mi sono confessata avendo in dono, grazie a S. Francesco il perdon d’Assisi. E’ stato proprio durante la confessione che il sacerdote mi ha consigliato, visto le difficoltà che sempre abbiamo nella famiglia, la meditazione del Vangelo di oggi che qui posto.
VANGELO (Mt 14,22-36)
Comandami di venire verso di te sulle acque.
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.
Parola del Signore.
Rimanendo in chiesa nel silenzio e nella preghiera, questo Vangelo mi ha parlato in modo particolare.
Anche qui Gesù sale sul monte a pregare. Io credo che questo avvenisse non solo perché Lui amava il Padre, ma anche perché vedeva le miserie umane. Sono certa che la sua preghiera era un dialogare con Dio, portava a Lui tutte quelle sofferenze che non consistevano soltanto nei dolori fisici, ma ancor di più quelle spirituali.
Dopo aver saputo tramite il Biblista che gli abitanti di Gerusalemme a quei tempi avevano molta paura del mare di Galilea, perché tipiche di quel lago sono le bufere che arrivano senza dare un minimo segnale, posso allora immaginare la paura che hanno provato quella sera gli apostoli sulla barchetta.
Il mare rappresenta sempre i tumulti della vita, le paure, le angosce più profonde, gli abissi della vita. Per alcune persone la vita è così agitata, così scossa fino arrivare al punto di perderla; si lasciano sprofondare perché non hanno trovato Gesù che era lì per salvarli dalla bufera e rimetterli sulla barca.
Ecco, quando guardo alla mia vita vedo un po’ il mare di Galilea dove in molti casi, improvvisamente, dei fatti accaduti mi hanno messo molta paura che tutto il lavoro fatto con amore andasse perso ed io con esso.
Ma c’è Gesù che a tempo giusto arriva e mi dice: non temere, perché hai paura? Ci sono io!
Gesù sempre mi ha preso la mano rassicurandomi e calmando il vento impetuoso che aveva scosso la barca (la mia casa).
Chissà quante volte è capitato a tutti con gioia di andare incontro a Gesù, ma i fatti negativi della vita (le onde del mare), hanno messo paura rischiando così di affondare e abbandonare il Salvatore!
Quale esperienza devono aver fatto gli Apostoli con Gesù!! Loro, uomini come noi, a volte hanno dubitato, altre hanno dichiarato che Gesù è il Figlio di Dio; altre ancora hanno chiesto che dopo morti potessero stare uno a destra e l’altro a sinistra del Padre. Poi la paura provata quando Gesù è stato messo in croce, ma pure la gioia alla Pentecoste.
Proseguendo con la meditazione mi colpisce questa frase di Pietro: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!».
Quante volte pure a noi capita di incontrare Gesù nella scrittura oppure in un fratello e Lui sempre ci rassicura; ma ahimè siamo noi che spesso manchiamo di fiducia. Gesù lo sa che siamo fragili, ecco perché è sempre con noi sulla barca della nostra vita, anche se noi non lo vediamo né lo sentiamo dobbiamo sempre chiamarlo e invitarlo nella nostra vita perché la tempesta non ci affondi. Se noi lo riconosciamo come il Salvatore nulla possiamo temere, perché Lui ordina e i venti impetuosi della nostra vita si calmano fino a farci intravedere l’azzurro del cielo.
Accogliamolo come fratello e avremo la pace promessa!
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