Carissimi, terminiamo la nostra giornata sulla Vigna meditando sul sacerdozio attraverso l'omelia pronunciata dal Cardinale Angelo Bagnasco lo scorso 3 Luglio:
Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore
Sono lieto di essere con voi per la gioia di due nuovi Sacerdoti. Mi unisco alla riconoscenza che la Famiglia dei Servi del Cuore Immacolato di Maria eleva al divino Maestro, sapendo che il Sacerdote è un grande dono non solo per la Chiesa ma anche per l'umanità intera. Se da una parte con questo dono il Signore vuol farvi sentire la sua presenza e la sua guida, dall'altra conferma e rilancia la gioia e lo zelo sacerdotali perché siamo Pastori generosi del suo popolo. Ogni anima, infatti, merita tutta l nostra attenzione e dedizione, perché è salvata dal preziosissimo sangue di Cristo, è amata dal suo infinito amore.
Carissimi Don Andrea e Don Daniele, state per diventare Sacerdoti di Cristo: per sempre suoi, per sempre della Chiesa, figli di questo Istituto religioso intitolato e dedicato al Cuore Immacolato di Maria. Per sempre! Come deve risuonare forte e dolce questo "per sempre": ai vostri cuori, ma anche ai nostri, di noi già Sacerdoti che in voi rinnoviamo i sentimenti, le emozioni, i propositi della nostra Ordinazione!
1. Prostrati sulla nuda terra
La Liturgia di consacrazione è di per sé eloquente e commovente. Basta guardare e lasciarsi prendere dalla bellezza del rito. Tra poco vi prostrerete sulla nuda terra e in quel gesto esprimerete la coscienza di essere di fronte al mistero grande di Dio; la coscienza di essere piccola cosa, ma che Dio chiama a sé, per sé e per il mondo. Anche Mosè e i Profeti, nell'Antico Testamento, fecero tale esperienza: essi cercarono di tirarsi indietro intimoriti. Si prostrarono a piedi nudi davanti al Signore e chiesero di essere esonerati tanto sentivano la propria indegnità di fronte alla grandezza e al peso della missione. Ma Dio non si è tirato indietro: li ha sedotti con la forza dell'amore. Vedervi prostrati ci ricorderà quello che noi siamo: il Signore ci ha scelti nonostante noi. Non dimenticatelo mai: vi preserverà da pensieri sciocchi di vanità, da ambizioni inutili, da protagonismi dannosi per voi e per le anime. Ricordate che soprattutto i giovani, oggi, sono esigenti nei confronti del Sacerdote. Lo vogliono vedere accanto a loro ma migliore in tutto, dall'esterno all'interno: vogliono cogliere – e restano feriti quando vedono il contrario – la nobiltà dei sentimenti, la trasparenza del cuore, la disponibilità fino al sacrificio, la capacità di ascolto, la pazienza, la delicatezza del gesto, la compostezza della persona. Ma, soprattutto, vogliono vedere nel Sacerdote l'uomo di Dio, colui che sa insegnare a loro la via del cielo.
2. Le litanie dei Santi
Sopra le vostre persone prostrate invocheremo i Santi. E' un altro gesto della Liturgia che ha un grande e commovente valore. Ciò che sta per accadere in voi è talmente grande che la Chiesa sente di dover invocare tutto il Cielo. E' come se l'orizzonte terreno venisse meno e si spalancassero le porte del Paradiso: con la certezza della fede saremo trasportati in alto come da un vortice di luce, come in cima al mondo. Ciò che accade, infatti, - il dono del sacerdozio – è per il mondo intero, e l'Eucaristia che celebrerete ogni giorno è la ripresentazione del sacrificio del Calvario.
Dall'alto di quel monte scende il sangue e l'acqua della vita eterna sull' umanità sino alla fine del mondo. Ogni gesto vostro, ogni parola, ogni atto di vicinanza e di dedizione, deve derivare da Cristo, portare a Cristo e ritornare a Cristo. Altrimenti tutto si perde. I Santi che invocheremo non solo pregheranno per voi oggi e sempre, ma vi richiameranno ogni giorno alla santità. Lo Spirito Santo è il principale artefice della santità: Egli vi attende non fuori, ma dentro al vostro imminente ministero. Come scriveva il Beato Edoardo Poppe, "dobbiamo santificare noi stessi mediante l'apostolato. Dobbiamo aver cura che il nostro apostolato derivi e sbocci dalla nostra vita interiore" (Vita sacerdotale). Non sminuite mai, cari amici, la grandezza del vostro Sacerdozio: la dignità che ne deriva vi farà sentire più umili e servitori di tutti, a cominciare dai più deboli e bisognosi.
3. Il Vangelo del buon Pastore
Il Vangelo che abbiamo ascoltato resterà scolpito per sempre nelle vostre anime. Sia come il tonus firmus del Sacerdozio che oggi vi viene donato dalla Chiesa per le mani del Vescovo. Il buon Pastore conosce le sue pecorelle per nome – e questo può non essere troppo difficile neppure oggi – ma soprattutto ha coraggio, non fugge davanti ai lupi, al pericolo. I lupi si possono insinuare dentro di noi, innanzitutto: per questo dobbiamo custodire noi stessi, il nostro mondo interiore, perché non venga dilapidato e devastato senza che ce ne accorgiamo. Ecco la cura prioritaria della vita spirituale e, in particolare, della vostra intimità con il Signore: non basta la preghiera liturgica se non si arriva a nutrire il rapporto personale e continuo con Cristo. L'amore ha bisogno di silenzio, di intimità, di solitudine, di tempo. E' questo rapporto con Lui che riempie il cuore, nient'altro.
Ma il buon Pastore è chiamato ad affrontare anche i lupi che vengono da fuori e insidiano il gregge, lo vogliono dilaniare e disperdere. E questa sfida richiede un altro tipo di coraggio, quello che sa superare il rispetto umano che indurrebbe a lasciar correre, a tacere, a far finta di niente perché "oggi si pensa e si fa così", e quindi parrebbe controproducente indicare, richiamare, correggere con umiltà e fermezza. Il Santo Padre Benedetto XVI ci offre un esempio luminoso e provvidenziale di come il Pastore non fugge di fronte alle difficoltà, di come parla perché la fede del popolo non sia disgregata dal dubbio e dalla confusione, perché la fede e l'agire morale siano confermati nella verità. E questo compito richiede non di rado la vita.
Ma il Vangelo fa emergere anche un'altra dimensione: l'ansia missionaria. Il Pastore non si dà pace pensando che ci sono altre pecore che non conoscono i pascoli alti della vita eterna, il segreto della vera gioia. E' un'ansia buona, serena, perché d'amore e di fiducia, ma che ugualmente sollecita e sospinge a guardarsi attorno, a non perdere occasione per dire all'uomo d'oggi che Gesù è la nostra Speranza.
Non possiamo dimenticare, infine, che voi appartenete alla Famiglia dei Servi del Cuore Immacolato di Maria. Quale intonazione aggiunge al vostro Sacerdozio? Direi il messaggio di Fatima: esso si riassume nella preghiera, la penitenza per la conversione dei peccatori, l'obbedienza d'amore al Santo Padre. E' qualcosa che la Madonna ha ricordato a tutti, ma in modo particolare ricorda a noi Ministri di Dio, sapendo che la nostra devozione filiale alla Santa Vergine dona al Sacerdozio una fecondità e una luce del tutto unici. Non temete cari Amici: Lei, Regina degli Apostoli e Madre dei Sacerdoti, vi accompagnerà come solo una madre sa fare. E sarete Sacerdoti sereni e santi.
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