Oggi, pubblichiamo qualcosa di particolare e cioè una riflessione di un giovane seminarista di Molfetta (Bari) che si è soffermato sulla dignità sacerdotale, oggi troppo spesso vittima di numerosi attacchi (purtroppo anche interni al cattolicesimo):
Pensiamoci un pò, povero prete!
Se il prete per una volta parla dieci minuti in più: "Non è che un parolaio!". Se possiede un'auto personale: "E' un capitalista mondano". Se non ha un'auto personale: "Non riesce ad aggiornarsi". Se visita i fedeli in parrocchia: "Gironzola dappertutto". Se rimane in casa: "E' distaccato, non ama nessuno". Se parla di offerte e chiede qualcosa: "Non pensa che a guadagnare". Se non chiede niente: "Lascia cadere la chiesa". Se è in confessionale e si attarda: "E' interminabile". Se va in fretta: "Non è capace di ascoltare". Se incomincia la Messa puntuale: "Il suo orologio va avanti". Se ha un piccolo ritardo: "Fa perdere tempo alla gente". Se abbellisce la chiesa: "Getta via soldi inutilmente". Se non lo fa: "Manda tutto in malora". Se è giovane: "Non ha esperienza". Se è vecchio: "E' rimbambito e non sa adattarsi ai tempi". Se muore: "Non c'è nessuno che lo sostituisca".
Chi è che ci prepara l’Eucaristia e ci dona Gesù? È il Sacerdote. Se non ci fosse il Sacerdote, non esisterebbero né il Sacrificio della Messa, né la S. Comunione, né la Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli E chi è il Sacerdote? È l’uomo di Dio” (2 Tim. 3, 17). Difatti, è solo Dio che lo sceglie e lo chiama da mezzo agli uomini, con una vocazione specialissima (“Nessuno assume da sé questo onore, ma solo chi è chiamato da Dio”: Ebr. 5, 4), lo separa da tutti gli altri (“segregato per il Vangelo”: Rom. 1, 1), lo segna con un carattere sacro che durerà eternamente(“Sacerdote in eterno”: Ebr. 5, 6) e lo investe dei divini poteri del Sacerdozio ministeriale perché sia consacrato esclusivamente alle cose di Dio: il Sacerdote “scelto fra gli uomini è costítuito a pro’ degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Ebr. 5, 1-2).
Con la Sacra Ordinazione il Sacerdote viene consacrato nell’anima e nel corpo. Diviene un essere tutto sacro, configurato a Gesù Sacerdote. Per questo il Sacerdote è il vero prolungamento di Gesù; partecipa della stessa vocazione e missione di Gesù; impersona Gesù negli atti più importanti della redenzione universale (culto divino ed evangelizzazione); è chiamato a riprodurre nella sua vita l’intera vita di Gesù: vita verginale, povera, crocifissa. È per questa conformità a Gesù che egli è “ministro di Cristo fra le genti” (Rom. 15, 16), guida e maestro delle anime (Matt. 28, 20). S. Gregorio Nisseno scrive: “Colui che ieri era confuso col popolo, diventa suo maestro, suo superiore, dottore delle cose sante e capo dei sacri misteri”.
Ciò avviene ad opera dello Spirito Santo, poiché “non è un uomo, non un angelo, non un arcangelo, non una potenza creata, ma lo Spirito Santo quegli che investe del Sacerdozio” (S. Giovanni Crisostomo). Lo Spirito Santo configura l’anima del Sacerdote a Gesù, impersona Gesù in lui, di modo che “il Sacerdote all’altare opera nella stessa Persona di Gesù” (S. Cipriano), ed “è padrone di tutto Dio” (S. Giovanni Crisostomo). Non ci sarà da meravigliarsi, allora, se la dignità del Sacerdote viene considerata “celestiale” (S. Cassiano), “divina” (S. Dionisio),“infinita” (S. Efrem), “venerata con amore dagli stessi Angeli” (S. Gregorio Nazianzeno), tanto che “quando il Sacerdote celebra il Sacrificio Divino, gli Angeli stanno vicini a lui, e in coro intonano un cantico di lode in onore di colui che si immola” (S. Giovanni Crisostomo). E ciò avviene ad ogni S. Messa!
Sappiamo che S. Francesco d’Assisi non volle diventare Sacerdote perché si riteneva troppo indegno di così eccelsa vocazione. Venerava i Sacerdoti con tale devozione da considerarli suoi “Signori”, poiché in essi vedeva solamente “il Figlio di Dio”; e il suo amore alla Eucaristia si fondeva con l’amore al Sacerdote, il quale consacra e amministra il Corpo e Sangue di Gesù. In particolare, venerava le mani dei Sacerdoti, che egli baciava sempre in ginocchio con grande devozione; e anzi baciava anche i piedi e le stesse orme dove era passato un Sacerdote. La venerazione per le mani consacrate del Sacerdote, baciate con riverenza dai fedeli, è da sempre nella Chiesa. Basti pensare che durante le persecuzioni, nei primi secoli, un oltraggio particolare ai Vescovi e ai Sacerdoti consisteva nell’amputare loro le mani, perché non potessero più né consacrare né benedire. I cristiani raccoglievano quelle mani e le conservavano come reliquie fra gli aromi. Anche il bacio delle mani del Sacerdote è una espressione delicata di fede e di amore a Gesù che il Sacerdote impersona. Più si ha fede e amore, più si è spinti a prostrarsi dinanzi al Sacerdote e a baciare quelle mani “sante e venerabili” (Canone Romano) fra cui Gesù si fa amorosamente presente ogni giorno. “O veneranda dignità del Sacerdote - esclama S. Agostino - nelle cui mani il Figlio di Dio si incarna come nel seno della Vergine!”. E il S. Curato d’Ars diceva: “Si dà un gran valore agli oggetti che sono stati deposti, a Loreto, nella scodella della Vergine Santa e del Bambino Gesù. Ma le dita del Sacerdote, che hanno toccato la Carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono affondate nel calice, dove è stato il suo Sangue, nella pisside dove è stato il suo Corpo, non sono forse più preziose?”.
Forse non ci abbiamo mai pensato, ma è così. E gli esempi dei Santi lo confermano. Il sacerdote secondo il mondo di oggi, non è più una figura di riferimento e d’esempio. Nel corso degli anni soprattutto nel XX secolo, l’uomo ecclesiastico è cambiato come persona, in particolare nel vestiario dopo il grande Concilio Vaticano II. Oggi sentiamo molto parlare di scandali all’interno della Chiesa, come la pedofilia e altre cose del genere, di conseguenza il mondo esterno percependo questi esempi del tutto negativi si sottrae alla dottrina della Chiesa, ignorando molti sacerdoti e non, che fanno del bene a tanta gente! Ormai è diventata una tendenza del momento criticare e insultare i preti e il Santo Padre, ma principalmente questi atteggiamenti sono rivolti all’Istituzione di cui essi ne sono partecipi.
Noi cattolici dovremmo far riflettere questi soggetti sull’importanza della Chiesa, accoglierli e non emarginarli, rammentandoli un passo del Vangelo di Matteo: “ Non giudicate e Dio non vi giudicherà. Egli infatti vi giudicherà con lo stesso criterio che usate voi per giudicare gli altri. Con la stessa misura con la quale voi trattate gli altri, Dio tratterà voi. Perché stai a guardare la pagliuzza che è nell’occhio di un tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? ” (Mt 7,1-3)
Sem. Antonio Picca - Molfetta (Bari) - FONTE
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