Continuiamo il nostro breve percorso che ci aiuta a riflettere sulla dannazione eterna attraverso le parole di Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Oggi leggiamo la seconda parte che ci parla della pena del fuoco. Un'altra occasione ci viene data per riflettere sull'eterna condanna. Ecco perché non conviene peccare, non conviene darsi ai piaceri dei sensi.
Delle pene dell'inferno di Sant'Alfonso Maria de' Liguori - II parte
Pubblicato da
Mikhael
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martedì 18 gennaio 2011
Delle pene dell'inferno di Sant'Alfonso Maria de' Liguori
La pena del fuoco
La pena poi che più tormenta il senso del dannato, è il fuoco dell'inferno, che tormenta il tatto. "Castigo della carne dell'empio saranno fuoco e vermi» (Sir 7,17). Che perciò il Signore nel giudizio ne fa speciale menzione: "Andate lontano da me, maledetti nel fuoco eterno" (Mt. 41). Anche in questa terra la pena del fuoco è la maggior di tutte; ma vi è tanta differenza dal fuoco nostro a quello dell'inferno, che dice S. Agostino che i1 nostro sembra dipinto. E S. Vincenzo Ferreri dice che a confronto il nostro è freddo. La ragione è, perchè il fuoco nostro è creato per nostro utile, ma il fuoco dell'inferno è creato da Dio a posta per tormentare. Lo sdegno di Dio accende questo fuoco vendicatore. Quindi da Isaia il fuoco dell'inferno è chiamato spirito d'ardore: "Quando il Signore avrà lavato le brutture (...) con lo spirito dell'incendio" (Is 4,4). Il dannato sarà mandato non al fuoco, ma nel fuoco: "Andate lontano da me, maledetti nel fuoco eterno". Sicchè il misero sarà circondato dal fuoco, come un legno dentro una fornace. Si troverà il dannato con un abisso di fuoco da sotto, un abisso di sopra, e un abisso d'intorno. Se tocca, se vede, se respira; non tocca, non vede, ne respira altro che fuoco. Starà nel fuoco come il pesce nell'acqua.
Ma questo fuoco non solamente starà intorno al dannato, ma entrerà anche dentro le sue viscere a tormentarlo. Il suo corpo diventerà tutto di fuoco, sicchè bruceranno le viscere dentro del ventre, il cuore dentro del petto, le cervella dentro il capo, il sangue dentro le vene, anche le midolla dentro l'ossa: ogni dannato diventerà in se stesso una fornace di fuoco. Taluni non possono soffrire di camminare per una via battuta dal sole, di stare in una stanza chiusa con una braciera, non soffrire una scintilla, che ondeggia da una candela; e poi non temono quel fuoco, che divora, come dice Isaia: "Chi di noi può rimanere presso un fuoco divorante?" (Is. 33,14). Siccome una fiera divora un capretto, così il fuoco dell'inferno divora il dannato; lo divora, ma senza farlo mai morire. Sei pazzo, dice S. Pier Damiani (parlando al disonesto), vuoi contentare la tua carne, che verrà un giorno in cui le tue disonestà diventeranno tutte pece nelle tue viscere, che farà più grande e più tormentosa la fiamma che ti brucerà nell'inferno.
Aggiunge S. Girolamo che questo fuoco porterà con se tutti i tormenti e dolori che si patiscono in questa terra, dolori di fianco e di testa, di viscere, di nervi. In questo fuoco vi sarà anche la pena del freddo. Ma sempre bisogna intendere che tutte le pene di questa terra sono un'ombra, come dice il Crisostomo, a paragone delle pene dell'inferno: "Pone ignem, pone ferrum, quid, nisi umbra ad illa tormenta?".
Le potenze anche avranno il loro proprio tormento. Il dannato sarà tormentato nella memoria, col ricordarsi del tempo che ha avuto in questa vita per salvarsi, e l'ha speso per dannarsi; e delle grazie che ha ricevute da Dio, e non se ne ha voluto servire. Nell'intelletto, col pensare al gran bene che ha perduto, paradiso e Dio; e che a questa perdita non vi è più rimedio. Nella volontà, in vedere che gli sarà negata sempre ogni cosa che domanda. Il misero non avrà mai niente di quel che desidera, ed avrà sempre tutto quello che detesta, che saranno le sue pene eterne. Vorrebbe uscir dai tormenti, e trovar pace, ma sarà sempre tormentato, e non avrà mai pace.
2 commenti:
Bravo Mik: oggi c'è ancora chi non crede all'inferno e quindi c'è bisogno di ricordare questa realtà anche se dolorosa. Gesù l'ha fatto, gli apostoli anche e così tutti i santi: per questo dobbiamo farlo anche noi. A presto!
E' importante parlarne soprattutto in tempi come i nostri nei quali la gente fa burle sull'inferno ignorando che sarà il loro eterno carcere di infiniti dolori se non si convertirà.
L'inferno esiste e ce lo dicono le Sacre Scritture, come dici tu ce lo dice Gesù, ce lo dicono i santi.
Preghiamo nostro Signore Gesù Cristo che ci renda degni del Paradiso e converta tutte le anime del mondo e le incammini verso la Celeste Patria dove la Santissima Trinità desidera abbracciare tutti noi Suoi figli.
Un caro saluto e a presto!
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