Concludiamo oggi questo breve percorso che ci ha mostrato l'inferno quale luogo di eterni e indicibili dolori attraverso le parole di Sant'Alfonso Maria de' Liguori e lo facciamo con l'ultima parte che ci parla della pena più grande che rende l'inferno tale per l'infinito dolore che essa arreca: la perdita di Dio.
Delle pene dell'inferno di Sant'Alfonso Maria de' Liguori - III ed ultima parte
Pubblicato da
Mikhael
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mercoledì 19 gennaio 2011
Le pene dell'inferno di Sant'Alfonso Maria de' Liguori
La pena di aver perduto Dio
Ma tutte queste pene son niente a rispetto della pena del danno. Non fanno l'inferno le tenebre, la puzza, le grida e il fuoco; la pena che fa l'inferno è la pena di aver perduto Dio. Dice S. Gio. Grisostomo: "Se anche dici mille inferni, non dici nulla d'uguale a quel dolore". Ed aggiunge S. Agostino che se i dannati godessero la vista di Dio, "Non sentirebbero alcuna pena, e lo stesso inferno sarebbe cambiato in paradiso". Per intendere qualche cosa di questa pena, si consideri che se taluno perde (per esempio) una gemma, che valeva 100 scudi, sente gran pena, ma se valeva 200 sente doppia pena: se 400 più pena. Insomma quanto cresce il valore della cosa perduta, tanto cresce la pena. Il dannato qual bene ha perduto? un bene infinito, che è Dio; onde dice S. Tommaso che sente una pena in certo modo infinita.
S. Ignazio di Lojola diceva: Signore, ogni pena sopporto, ma questa no, di star privo di Voi. Ma questa pena niente si apprende dai peccatori, che si contentano di vivere i mesi e gli anni senza Dio, perchè i miseri vivono fra le tenebre. In morte non però hanno da conoscere il gran bene che perdono. L'anima in uscire da questa vita, come dice S. Antonino, subito intende ch'ella è creata per Dio, Onde subito si slancia per andare ad abbracciarsi col suo sommo bene; ma stando in peccato, sarà da Dio discacciata. Se un cane vede la lepre, ed uno lo tiene con una catena, che forza fa il cane per romper la catena ed andare a pigliar la preda? L'anima in separarsi dal corpo, naturalmente è tirata a Dio, ma il peccato la divide da Dio, e la manda lontana all'inferno, "che hanno scavato un abisso tra voi e il vostro Dio" (Is. 59. 2). Tutto l'inferno dunque consiste in quella prima parola della condanna:
Allorchè Davide condannò Assalonne a non comparirgli più davanti, fu tale questa pena ad Assalonne che rispose: Dite a mio padre, che o mi permetta di vedere la sua faccia o mi dia la morte (2. Sam. 14. 24). Filippo II ad un grande che vide stare irriverente in chiesa, gli disse: Non mi comparite più davanti. Fu tanta la pena di quel grande, che giunto alla casa se ne morì di dolore. Che sarà, quando Dio in morte intimerà al reprobo: Va via che io non voglio vederti più. Voi (dirà Gesù ai dannati nel giorno finale) non siete più miei, io non sono più vostro.
Che pena è ad un figlio, a cui gli muore il padre, o ad una moglie quando le muore lo sposo, il dire: Padre mio, sposo mio, non ti ho da vedere più. Ah se ora udissimo un'anima dannata che piange, e le chiedessimo: Anima, perchè piangi tanto? Questo solo ella risponderebbe: Piango, perchè ho perduto Dio, e non l'ho da vedere più. Almeno potesse la misera nell'inferno amare il suo Dio, e rassegnarsi alla sua volontà. Ma no, se potesse ciò fare, l'inferno non sarebbe inferno; l'infelice non può rassegnarsi alla volontà di Dio, perchè è fatta nemica della divina volontà. Ne può amare più il suo Dio, ma l'odia e l'odierà per sempre; e questo sarà il suo inferno, il conoscere che Dio è un bene sommo e il vedersi poi costretto ad odiarlo, nello stesso tempo che lo conosce degno d'infinito amore. Il dannato odierà e maledirà Dio, e maledicendo Dio, maledirà anche i benefici che gli ha fatti, la creazione, la redenzione, i sacramenti, specialmente del battesimo e della penitenza, e sopra tutto il SS. Sacramento dell'altare. Odierà tutti gli angeli e santi ma specialmente l'angelo custode e i santi suoi avvocati, e più di tutti la divina Madre; ma principalmente maledirà le tre divine Persone, e fra queste singolarmente il Figlio di Dio, che un giorno è morto per la di lei salute, maledicendo le sue piaghe, il suo sangue, le sue pene e la sua morte.
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