Concludiamo la giornata liturgica attraverso l'ormai consueto appuntamento di meditazione con le riflessioni di noti sacerdoti e movimenti religiosi. Oggi riflettiamo attraverso le parole di mons. Antonio Riboldi:
"Mosè parlò al popolo dicendo: 'Porrete nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno, e le terrete come un pendaglio fra gli occhi.
Vedete, io pongo oggi davanti a voi una benedizione e una maledizione: la benedizione se obbedite ai comandi del Signore vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione se non obbedite ai comandi del Signore vostro Dio e se vi allontanate dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuto". (Dt. 11. 18-28)
Sappiamo tutti che il Signore ci ha concesso l'uso della parola, ma anche la libertà di scegliere se comunicare il bene o il male, l'amore o l'odio, la verità o l'errore. Lascia a noi, alla nostra libertà, la scelta, che dipende, quindi, dallo stato della nostra coscienza.
I Santi, che avevano davvero la regola del buon uso della parola, la usavano in abbondanza per parlare con Dio e, se chiamati dall'amore, per comunicare verità e bontà al prossimo. Vediamo tutti come oggi il mondo sia sommerso dalle parole: un chiasso che tante volte infastidisce. Dalle TV che ne sono un fiume ininterrotto, giorno e notte, al nostro chiacchierare che il più delle volte contiene poco o nulla che faccia bene.
Basta assistere, tante volte, ai dibattiti: un tale intersecarsi di parole che alla fine non capisci neppure quello che viene detto... tanto meno se porta con sé qualcosa di buono, senza considerare quando arrivano solo le invettive di chi urla di più.
Credo che sì parli troppo e, di buono, si comunichi poco, in famiglia e tanto meno nella società, dove ci augureremmo tutti - penso - che i nostri politici parlassero di meno e operassero di più il bene della comunità. Ma, purtroppo, non è così. Abbiamo assistito ad alterchi infiniti, su fatti di singole persone, mettendo in disparte il bene pubblico.
In famiglia, un tempo, quando non c'era la TV, trovava molto spazio la discussione, il parlarsi, e tutti sappiamo che il dialogo è il sale che dà senso allo stare insieme. C'era spazio anche per la preghiera. Come non ricordare le sere in cui tutti ci si riuniva per il S.Rosario?
Un tempo che oggi è riempito dalla TV, da Internet, strumenti di comunicazione di massa importanti, sicuramente, ma di poco aiuto per lo sviluppo sano delle relazioni interpersonali o come crescita di civiltà e bene dell'anima, che è la cosa più necessaria per la vita.
Quasi a sfuggire da questo chiasso pericoloso - ma è una vocazione particolare - alcuni scelgono una vita di contemplazione e silenzio, per fare spazio solo a Dio nella preghiera, nello studio, nel lavoro manuale. Sono una testimonianza ed un richiamo per tutti.
Si parla troppo e si combina poco per la vita: proviamo dunque a dare più spazio al silenzio e ad avere il controllo della parola, in modo che nulla sfugga di inutile e tantomeno di offensivo, ma se possibile, tutto contenga verità e amore.
Come farebbe bene tanta gente a tacere... e d'altra parte, come sarebbe necessario che chi ha del bene da comunicare parlasse! Così dice il Vangelo di oggi:
"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 'Non chiunque mi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: 'Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e caccialo demoni nel tuo nome, e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, e simile ad un uomo saggio che ha costruito la casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti, e si abbatterono su quella casa ed essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile ad un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande". (Mt. 7, 24-27)
Sono due gli aggettivi che Gesù usa per distinguere chi sa veramente ascoltare la Parola, seminarla come buon seme perché porti frutto, e chi invece l'affida alla superficialità: saggio e stolto.
compito di ciascuno di noi decidere, in coscienza, dove schierarsi.
La regola giusta è sapere, a volte, nel silenzio, ascoltare e coltivare.
Ho un ricordo che desidero raccontare ai miei diletti lettori: l'esempio di un 'grande' che seppe ascoltarmi. Avevo incontrato, da vescovo, a Pian di Pezze, Giovanni Paolo II, venuto ad incontrare i l5mila scouts convenuti per il loro incontro. Al termine della S.Messa, volendo rivolgere loro poche parole, mi chiese quale tono usare. Mi permisi di dirgli: 'Santità, usi parole di incoraggiamento, perché questi ragazzi sono come una grande cordata: in cima i convinti nella fede, a metà gli incerti, in fondo ragazzi in ricerca. Se usa toni duri, scuotendo la cordata, il rischio è che tanti cadano'. Part per quasi un'ora, con accenti da vero papà, che si rivolge ai figli, amandoli immensamente, senza distinzioni. Fu un trionfo.
Pochi giorni dopo mi chiamò a quella che noi vescovi definiamo 'visita ad limina', in cui si presenta lo stato della Diocesi che ci è stata affidata.
Il ricordo è vivido ancora oggi: era di fronte a me, con gli occhi fissi su di me, come volesse leggermi 'dentrò. Gli raccontai la storia dei miei anni da vescovo in Acerra. Poi il discorso si allargò alla Chiesa, ai suoi slanci e al suo torpore. Tutto con sincerità. Non parlò. Ascoltò, come bevendo ogni mia osservazione. Dopo più di un'ora così, cuore a cuore, nel congedarmi mi disse:
'Grazie, tornate ancora, mi fa bene la vostra schiettezza, che non ha paura di mettere a nudo la nostra amata Chiesa'. E da quel momento si creò una vicinanza spirituale ed un bene grande, ma tanto grande... al punto che, una settimana prima della sua morte scrissi al suo segretario Padre Stanislao, pregandolo, se era possibile, di comunicare al Santo Padre la mia vicinanza e preghiera. Mi fece rispondere subito con una lettera, che conservo gelosamente, in cui mi ringraziava 'con sentimenti di gratitudine e riconoscenza per tutto'. Ora so che quel grande e prezioso amico è in Cielo a pregare per me e presto sarà proclamato beato. Confesso che mi dà tanta gioia saperlo Beato, sicuro che sta preparandomi un posto vicino a lui.
Davvero Giovanni Paolo II era un 'saggio' del Vangelo, perché non solo ascoltava la Parola, ma sapeva donarla a noi. Ma ci vuole coraggio.
E voglio anche ricordare il per.. me carissimo Paolo VI. Seguiva la mia lotta nel Belice per la ricostruzione. Per svegliare 'il sonno della politica' nel dare corso alla ricostruzione del Belice, distrutto dal terremoto, usavo parole forti... e, a volte, avevo il timore di 'uscire dalle righe'! Portando un giorno 50 bambini a Roma, perché fossero loro la voce del Belice, dopo la visita all'On.le Moro, Presidente della Camera, al Sen. Spagnoli, Presidente del Senato, e al Presidente della Repubblica, On.le Leone, chiedemmo di essere ricevuti dal Santo Padre.
Nonostante le difficoltà, da parte di alcuni, lui volle riceverci un mercoledì, dopo l'udienza pubblica. Fu incredibile la dolcezza con cui ci accolse. Quando accennai a mettermi in ginocchio, per portare il mio saluto, mi alzò in piedi, mi abbracciò con forza e con commozione mi disse: 'La ringrazio a nome della Chiesa per quanto state facendo. Coraggio, io sarò vostro avvocato presso le Autorità'. Provai una grande gioia nel constatare che ero in piena sintonia con la Chiesa, nonostante, o forse proprio grazie a quello che stavo facendo per i terremotati. É davvero bello.
Del resto 'la linea evangelica' del Papa era chiara. Mi piace riportare le sue stesse parole:
"Se la mia predicazione dovesse dire: è preferibile essere furbi, deboli, possibilisti, accomodanti, inclini al compromesso, e mascherare la nostra volontà con dei complimenti, come sarebbe brutta la mia parola, cercando di sminuire la belle772 della natura cristiana.
Ma, al contrario, la mia voce - anche se la debolezza non conforta quanto dovrebbe questo Vangelo del Signore - dice: se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere forti. Bisogna vivere il cristianesimo con fortezza; è necessario sostenere qualche sacrificio, per custodire intatta la nostra fede. Non abbiate timore ad essere forti. Avete Cristo con voi". (7.3.1967)
Preghiamo con il Salmista:
salvami per la Tua Misericordia.
Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti, che sperate nel Signore" (Salmo 30)
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