Concludiamo la giornata liturgica attraverso l'ormai consueto appuntamento di meditazione con le riflessioni di noti sacerdoti e movimenti religiosi. Oggi riflettiamo attraverso le parole di don Roberto Seregni:
Mi commuove trovare nella prima domenica di quaresima il Vangelo delle tentazioni.
Mi commuove sapere che Gesù ha scelto la nostra umanità, solidale fino in fondo alle nostre fragilità, persino nell'esperienza delle tentazioni.
Mi commuove, mi fa bene ricordare che anche Gesù è stato tentato, che anche la vita del Rabbì di Nazareth è stata segnata dalla lotta contro il male. Niente da stupirmi, allora, se anche oggi lotterò contro la tentazione, contro il male che vuole strapparmi dal cuore il desiderio di Dio, che vuole inquinare la Parola e ubriacarmi di aceto facendolo passare per vino buono.
Questa quaresima che si apre davanti a noi ci porta nel deserto, in compagnia di Gesù, per lottare contro le tentazioni, per dire delle parole di autenticità sulla nostra vita.
Condotti dallo Spirito nel deserto lotteremo per quaranta giorni contro le nostre miopie, impareremo a dare nome alle povertà che ci abitano, a riprenderci dalle anestesie che ci rendono insensibili a tutto, ci metteremo in cammino - agili e leggeri - per correre con Maria incontro al Risorto.
In questo cammino sono tre le parole che ci aiutano ad orientarci.
Primo: il digiuno. Digiuno per sentire la fame, per scoprire che non basto a me stesso e che il mio egoismo non può nutrirmi. Digiuno per imparare a dire dei "no" che mi aprono a dei "sì" che allargano il cuore, che mi introducono in nuove relazioni, che mi sottraggono alle mie abitudini pigre e insaziabili. Oltre al digiuno dal cibo - necessario e insostituibile - ci sono molte altri terreni in cui sperimentarsi, ognuno si scelga quello più urgente nel suo cammino spirituale. Mi permetto solo di consigliare un po' a tutti il digiuno dal pettegolezzo, per imparare a guardare l'altro così come lo guarda Dio.
Secondo: la preghiera. Pregare per trovare uno spazio quotidiano di deserto e riconoscere la nostra totale appartenenza a Dio. Spegnere il cellulare, cercare un po' di silenzio abitato dallo Spirito e aprire la Bibbia per provare a leggere un Vangelo dall'inizio alla fine o gustare la bellezza dei Salmi. L'importante è non aver fretta, leggere con calma e lasciare che le parole scendano nel cuore.
Terzo: la carità. Carità per ricordarci che la fede deve cambiare anche le nostre mani e i nostri piedi. Carità non significa dare quello che avanza o che non serve più, ma stare attenti ai bisogni dell'altro, condividere i doni che ho ricevuto, non chiudermi nel possesso che ammuffisce le ricchezze del cuore. Di certo non mancano le proposte per vivere esperienze concrete di carità, scegliamone una e rimaniamone fedeli. Ma non dimentichiamoci che la carità più urgente e capace di contagio, è quella della quotidianità, tra le mura domestiche, nella scuola, nel lavoro e pure nel tempo libero…
Coraggio, cari amici! Questi quaranta giorni siano una lotta contro le menzogne e le piccolezze delle nostra vita, un ricentramento della nostra esistenza su ciò che davvero conta e ha valore, un balzo energico e discreto per sfuggire alle sepolcrali e inconsistenti nuove divinità d'Occidente.
Buona cammino di Quaresima
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