La scorsa Domenica, la nostra Enza ha vissuto un'esperienza meditativa che ora vuole condividere con tutti noi, partendo dal brano evangelico relativo al cammino di Emmaus per soffermarsi sul valore e il contenuto della lectio divina:
Meditando il valore della lectio divina (di Enza)
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Riscoprire la fede
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giovedì 12 maggio 2011
Il brano dei discepoli di Emmaus ci insegna cos’è la lectio Divina, che è fatta di ascolto, di meditazione, che è sempre Gesù che ci insegna le scritture, è fatta di preghiera. La lectio Divina serve per imparare l’arte della preghiera, serve per imparare a pregare. I due discepoli di Emmaus dopo aver incontrato Gesù, non lo riconoscono, ma alla fine i loro occhi si aprono. Cos’è avvenuto per far aprire gli occhi?
1° “Hanno aperto le orecchie” accorgendosi che si vede di più con le orecchie che con gli occhi, infatti nonostante l’abbiano conosciuto di persona, qui non l’hanno riconosciuto.
2° “Hanno meditato”. Il meditare voglio specificare che non è il nostro pensare, no. Meditare è capire che discorso mi sta facendo la persona che mi sta parlando, quindi la meditazione è più un’attività accogliente che attiva. E’ sicuramente attiva nella misura in cui la si accoglie. Perciò il cristiano crede che quando legge o ascolta la Parola di Dio, non fa altro che ascoltare il Risorto che parla.
Con i discepoli di Emmaus siamo anche noi in cammino con Gesù e tutta la nostra vita deve essere un ascolto, interiorizzare per mettere in pratica al meglio il suo insegnamento. Allora possiamo dedurre che leggere ed ascoltare devono coincidere.
Cosa succede quando Gesù viene ascoltato, Lui che ai discepoli spiega cosa avviene con Mosè, poi attraverso Salmi, i profeti e tutto ciò che si riferiva a Lui?
3° “Si apre loro la mente e capiscono le scritture”
4° “arde il loro cuore”, perché finalmente si rendono conto che quello che stanno ascoltando sono le parole che Lui già aveva detto, ma viene loro altresì spontaneo dire: “Resta con noi, Signore!”. Questo non è il Padre nostro, ma è una grande preghiera. E’ la preghiera cristiana che esce dalla bocca dei discepoli di Emmaus che ci accompagna ancor oggi.
*Ascolto, meditazione, apertura della mente e del cuore e preghiera, ci portano ad essere uniti con Gesù
Chi studia soltanto la Bibbia, non fa lectio Divina ma fa una lectio scolastica, arricchisce la mente, ma chi fa lectio Divina, riesce ad avere la capacità di stare insieme a Gesù, per colloquiare, per amarlo ecc.
Mi domando allora, a cosa serve stare insieme ad una persona e non sapere nulla sull’amore? I discepoli quando hanno invitato Gesù in casa, hanno fatto contemplazione. Dopo aver parlato, Gesù entrò, si sedette a tavola con loro, spezzò il pane e loro lo riconobbero. Cosa ci fa capire questo racconto? Ci fa capire che una volta che noi l’abbiamo riconosciuto vivo, non ci serve più vederlo! Sappiamo che c’è, non lo vediamo ma c’è e sappiamo che siamo insieme.
Allora dobbiamo domandarci: ma io queste esperienze le ho fatte? Se la risposta è negativa rischiamo di essere dei battezzati che non servono a nulla.
Insieme a questo passo domenica 8 maggio si è letto Atti capitolo 2, brano che trafigge il cuore, cioè apre alla fede anche se magari non ci accorgiamo. Questo libro è talmente ricco di informazioni, cioè di tutto ciò che accadde a Gerusalemme dopo la morte e resurrezione di Gesù, che è impossibile per chi lo legge non aprire il cuore a nostro Signore. Questo brano mi fa riflettere sullo Spirito Santo. Il rombo che tutti hanno sentito, le lingue di fuoco che hanno purificato gli uomini che Gesù aveva scelto per testimoniarlo; uomini rozzi e ignoranti, ma che dopo l’effusione dello Spirito Santo hanno iniziato a parlare a tutti e in tutte le lingue. Questo mi fa pensare di come noi ragioniamo al contrario di Dio. Crediamo che sia l’istruzione a renderci intelligenti, ma se leggiamo le lettere di Pietro davvero batte il cuore e si viene pervasi dall’amore, quell’amore che lui stesso ha provato per Gesù.
Tornando ai discepoli di Emmaus possiamo capire il loro dolore, la loro delusione per la perdita di colui che credevano fosse il liberatore di Israele. In questo passo la mia mente va anche al cap. 5,34 degli Atti degli Apostoli. Credo che si sentissero come i discepoli di Teuda e Giuda il Galileo che dopo morti loro, tutto si è disperso.
La pagina di Luca è piena di ironia, ironia spirituale: “Ma sei tu l’unico a non sapere cosa è successo in questi giorni qui a Gerusalemme? e raccontano Gesù. Nulla di sbagliato in ciò che dicono i discepoli, ma non la raccontano tutta, si fermano a: “l’hanno fatto crocifiggere”, ma noi speravamo, dicono a Gesù, che fosse Lui a salvare Israele dallo straniero. E’ questa la ragione per cui “vedono ma sono ciechi”.
Non avevano capito che il Cristo non è quello che ammazza il nemico, perché Cristo non ha nemici. Tutti gli uomini sono da Lui amati. Il Cristo è quello che si dona a noi, non toglie la vita agli altri ma dona la sua. Questo è il Cristo della Bibbia dice Gesù ai discepoli di Emmaus, voi invece l’avete trasformato in guerriero, ecco perché guardate ma non vedete, ecco perché vi sto sotto il naso e non mi riconoscete. Sono però bastati 11 Km per aprire loro gli occhi, finalmente col dolore le loro orecchie hanno ascoltato con attenzione, quello che prima probabilmente non facevano quando andavano in Sinagoga a pregare.
Mi piace soffermarmi un istante su questo punto e chiedermi: quante persone anche ai nostri tempi vanno in chiesa, ascoltano la Parola, la spiegazione del sacerdote e non capiscono? Sono purtroppo molti, ma noto anche che le persone se prese una ad una e si spiega loro cosa vuole dire Gesù nel Vangelo, la loro mente e le orecchie un po’ alla volta si aprono alla comprensione.
“Il Messia, il Cristo, l’Unto di Dio”. Anche Teuda si spacciava per Messia e tutti quelli che in Israele hanno voluto difendere il loro popolo hanno preteso il titolo di Messia, ma non hanno capito nulla dalle scritture, perché ciò che connota il Messia non è fare la guerra contro il nemico, ma è dare la vita per togliere l’inimicizia. Il Messia vero è chi ha il potere di dare la propria vita e riprenderla, e di fare entrare in questa esperienza tutti quelli che credono in Lui. Perciò, anche noi oggi se impariamo da Lui a dare la vita non la perdiamo ma la ritroviamo. E se c’è qualcuno che sa sconfiggere la morte, non è colui che scappa, ma chi ci va dentro. I martiri cristiani sono un esempio, ma pure chi si dona per salvare qualche altro fratello, chi rischia la vita per scovare qualche malvagio che porta terrore nel mondo ecc.
Se una persona vuol migliorare questo mondo, è inutile che cerchi di far fuori quelli che crede che lo rovinino, deve vivere la propria vita così come vorrebbe che il mondo girasse e non dire: non me lo permettono le ingiustizie, questa è solo una scusa. Tappare gli occhi e le orecchie davanti alle malefatte della gente è anch’essa una ingiustizia. Dobbiamo essere noi i primi a cambiare, là dove viviamo: la famiglia, il lavoro, nella nostra comunità ecc. portare la Parola che Gesù ci insegna, raccontare Gesù. Naturalmente saremo contestati, perché chi racconta Gesù deve provare la persecuzione, l’ostilità, la contrarietà. E’ proprio qui che capiamo quanto siamo peccatori. Una mamma, un papà che insegnano al proprio figlio che bisogna vivere come Gesù, chissà come mai la risposta è sempre negativa. Ci si sente rispondere che si può vivere anche come Budda, come Allah ma mai come Cristo.
La dimostrazione che siamo peccatori, non è perché siamo adulteri, ladri o assassini, ma è perché non ci piace assomigliare a un uomo così. Allora è bene che qualcuno lo dica questo.
I cristiani che incontrano Gesù e fanno la sua esperienza, riescono a fare le stesse cose che hanno fatto gli apostoli e tutti i discepoli, hanno voglia di condividere questa esperienza, vanno e annunciano Gesù, ma il più delle volte cadono sulla testa vere e proprie mattonate. Ci si sente dire: non me ne frega niente, vai altrove a predicare, ma chi l’ha mai visto Cristo, ma si guarda il mondo com’è e se davvero esistesse si farebbe vivo. E i cristiani……ploff, spesse volte affondano sotto queste idiozie.
Perché Gesù si è presentato ai suoi e non è andato da Caifa, Ponzio Pilato o dai soldati che l’avevano flagellato? Perché non è andato a prenderli a sberle, così come si suol dire? Perché Gesù capiva che i primi da consolare erano i suoi. Erano loro che non credevano, che avevano creduto male in Lui e cioè, avevano creduto quel che volevano loro. Ma Gesù ha fatto una cosa grande: ha distrutto l’inimicizia, i nemici non esistevano più. Sulla croce i nemici sono diventati amici, vediamo infatti il centurione che gli aveva appena trapassato il costato, è il primo a dire: veramente quest’uomo è il Figlio di Dio. Il muro che separava il Giudeo dal pagano è crollato. Maria che aveva visto il centurione finire suo Figlio, gli dice: sei anche tu della famiglia.
Purtroppo però questo l’uomo non vuol capire, ecco perché Gesù vuole che i suoi capiscano tutto ciò e poi lo vadano a dire agli altri. Chi annuncia Gesù, chi veramente l’ha incontrato, non vede più in chi ascolta un nemico, ma vede una persona che crede di essere ancora mio nemico ma che in realtà è mio fratello e non lo sa! E’ questa la via della vita: “Tu mi indicherai il sentiero della vita”. L’abbattimento dell’inimicizia.
Porto un piccolo esempio. Siamo ancora fermi a rallegrarci per l’uccisione di Bin Laden qui in occidente, e là ci odiano perché gliel’abbiamo ammazzato, e l’impressione è che si vede come il cristiano viva ancora come prima della croce, perché non conosce Cristo. Allora siamo noi cristiani che dobbiamo capire queste cose prima che le capiscano gli altri. Dobbiamo ricercare la sapienza trasmettendola anche ai nostri figli. Loro non vogliono credere? non fa nulla. Cerchiamo noi genitori di viverle queste cose che Gesù ci insegna; testimoniamolo senza timore alcuno con la nostra vita sapendo donarci nel nome di Gesù, perché oggi pochi sanno trasmettere ai figli la giusta fede in Cristo, oggi tutto è relativo l’importante è vivere una spiritualità senza problemi. I ragazzi capiscono che l’adulto qui dimostra tutta la sua fragilità; perché un adulto che crede di risolvere i problemi tipo: l’amore, la sessualità, l’eutanasia, il principio della vita, il testamento biologico, la droga, la legalità, prima di parlare di Gesù, è un adulto fragile. E’ un adulto che non rispetta la libertà di scelta del suo interlocutore, perché se io rispetto la sua libertà di scelta e lo rispetto come essere pensante, prima dico a chi credo, come premessa, fondamento, poi dirò che sul sesso, sulla droga, sui soldi, sugli assetti sociali la penso così perché Lui mi ha insegnato a vivere così. Allora i nostri figli possono avere il giusto diritto di dire: papà, mamma, capisco che voi avete una gran visione delle cose, però io non mi sento di viverle, io non credo. Spesse volte i nostri giovani sfidano i genitori credenti mostrando che sanno fare buone cose, è vero anche questo. Ma la sofferenza di un genitore o di un educatore non deve essere quella di non essere riuscito a far credere, la sofferenza sta nel fatto che, pur sapendo che quel giovane farà qualcosa di apprezzabile nella vita, gli manca il Signore Gesù, e quando lo vedrà passerà oltre, non lo riconoscerà e gli mancherà tutto ciò che Gesù ha da dargli: lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo che dà una forma particolare alla nostra vita, impossibile altrimenti senza di Lui. Perciò sarà sicuramente una brava persona ma non sarà mai un trasfigurato. Non sarà mai un uomo o una donna che quando passa accanto ad altri uomini lasciano vedere il Signore. Questa è la sofferenza di un educatore, non tanto perché quel figliolo non va in chiesa, ma perché è privo di Gesù. Qui c’è anche il rischio di sentirci dire che siamo tutti matti, che siamo dei talebani cattolici, eh si!!!
Quando due genitori vedono che il loro figlio o figlia vanno con uno, e poi con un altro, e un altro ancora, soffrono e molto. Sicuramente tutti sappiamo che chi segue Gesù mai vivrà una simile vita, perchè una vita così è vissuta alla mentalità del mondo: prendi finchè puoi, godi quanto vuoi che tutto ciò che perdi non lo recuperi più. Senza Gesù le persone soffrono dentro e credono di trovare consolazione con l’essere umano, niente di più sbagliato. La consolazione l’uomo la dona solo se è unito a Gesù, perché allora in quel caso è Gesù stesso che consola, che parla, che ama!!
Vediamo come il mondo fa fatica a stare con Dio, Gesù invece patisce, soffre ma non fa fatica a rimanere con Dio, è la sua condizione naturale.
Allora capiamo che Gesù va contemplato, bisogna essere guidati dallo Spirito per entrare in quell’uomo nuovo che ci fa nuovi tutti quanti.
Quando Gesù dice ai discepoli di Emmaus: avete finito di parlare di Gesù? Si rispondono. Questo è quanto è successo. Le donne sono andate al sepolcro, Pietro pure ma non l’hanno visto.
Certo è che l’ironia di Luca è grande. Ce l’hanno sotto il naso e dicono: quelli là non l’hanno visto. E loro?
Allora Gesù pazientemente non li insulta ma fa loro un chek up. “stolti e tardi di cuore nel capire”. E cosa fa Gesù con i due discepoli? Quello che fa anche Pietro. Semplicemente si spiega e dice: ma non sapevate che il Cristo doveva patire? Voi credete ancora al Cristo che fa morire gli altri e non ha la capacità di morire lui e di riprendersi la vita? Ma a cosa credete? Quello che credete voi lo credono tutti, son tutti capaci di credere a quel che vedono, ma lì non c’è una fede che salva, c’è una cronaca inspiegabile, affidata al caso, al destino.
Nella seconda parte del cap. 2 degli Atti degli Apostoli, la cronaca diventa storia, perché nei fatti della crocefissione è successa una cosa che nessuno si aspettava e che fa ricominciare tutto daccapo: “La resurrezione”.
Qualcuno potrebbe dire: ma questa non è una novità, perché Gesù aveva gia resuscitato Lazzaro, il figlio della vedova di Naim…….La sua resurrezione è diversa, era stata preannunciata. Lazzaro o il Figlio della vedova sono poi morti ancora e per sempre, ma Gesù con questi miracoli ha voluto dimostrarci che non è morire il vero problema. Il problema è rimanere morti. Possiamo constatare di rimanere morti quando camminiamo diritti fino a 100 anni ma non serviamo a nessuno, viviamo per noi stessi. Il mondo ne è pieno. La cultura che abbiamo, pensare all’individualismo, al libertismo, quella cultura del liberismo libertario, riempie il mondo di cadaveri: sono gli zombi.
Vediamo quante persone che vivono per star bene solo loro e del prossimo non gliene importa nulla, qui dovremmo tutti sentire odore di morto. Mentre invece chi muore causa persecuzione, per una grave malattia o per donare la vita a un figlio, qui la morte cambia mestiere. Diventa ostetrica: li fa nascere, perché incontrano il risorto. Dio per sconfiggere la morte la quale ci tiene prigionieri con l’ossessione, ha dovuto farsi uomo, perché la morte è una divoratrice di uomini, è come una tigre, mangia tutti senza distinzione. Quando la morte mangiò la vita che era nascosta
In quella umanità nuova di Gesù, la morte mangiò la sua morte. la morte della morte è la vita.
Amici, termino qui sperando che questo mio scritto possa essere capito da tutti e assimilato. Sarei lieta se dopo averlo letto ci possano essere persone che dicono qualcosa riguardo la propria fede e come Gesù parla a voi. Grazie
Enza
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