Camminando con San Giuseppe - Giuseppe e Maria perdonano il figlio Gesù
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Riscoprire la fede
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sabato 25 giugno 2011
Continua la riflessione di Enza su San Giuseppe, padre putativo di Gesù:
CAMMINANDO CON SAN GIUSEPPE
8a PARTE
GIUSEPPE E MARIA PERDONANO GESU’ A GERUSALEMME
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando Egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo l’usanza; ma, trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il
fanciullo rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Non avendolo trovato tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua Madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo angosciati”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua Madre custodiva tutti questi fatti nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
(Lc 2,41-50)
Prima di passare alla meditazione di questo Vangelo, bisogna sapere che a quei tempi gli Ebrei potevano avvicinarsi alle Scritture all’età di dodici anni. A quell’età il padre, qualsiasi padre, si sentiva onorato che il figlio potesse entrare in sinagoga e leggere anche lui le scritture. Anche per Gesù è stato così, e Giuseppe, da qui in avanti, si renderà conto che il Figliolo afferma la propria identità e comincia a svelare la missione ricevuta dal Padre celeste. Staccato ormai dalle cose terrene, sicuro va verso quella strada per la quale è venuto al mondo. Al dodicesimo anno di età Gesù viene portato al Tempio da Maria e Giuseppe per il pellegrinaggio annuale in occasione della Pasqua. Da come interpretiamo il Vangelo, Giuseppe e Maria non capiscono appieno il significato delle parole di Gesù, perché non sono ancora preparati alla completa comprensione del messaggio e delle azioni che il Figlio Gesù rivelerà molti anni dopo. Con la sua fermata al Tempio, io vedo che Gesù inizia il graduale distacco dai genitori, anche se il Vangelo dice che dopo questo fatto ha vissuto sottomesso e in sapienza.
Io come genitore però, penso che Gesù a casa abbia parlato con Maria e Giuseppe, abbia spiegato ciò che sentiva dentro di Lui. Come avrebbe potuto alle nozze di Cana Mamma Maria dire con assoluta certezza: fate ciò che vi dirà? Chissà quanto hanno parlato in quegli anni in famiglia! E quante rivelazioni dal Padre Gesù avrà avuto! Maria ha custodito tutto nel suo cuore come solo una vera mamma sa fare.
Con la perdita di Gesù al Tempio, immagino Giuseppe, “suo custode”, quale sofferenza avrà provato. Quest’assenza inspiegabile l’avrà tormentato non poco, ma questi tre giorni diventano un anticipo di ciò che accadrà molti anni dopo sulla croce che lo separeranno dalla resurrezione, la vera Pasqua che ratificherà il passaggio alla nuova ed eterna alleanza.
Infatti, leggendo la Bibbia e i Vangeli, non posso non fermarmi a meditare quante volte Dio ci mostra i segni nei famosi “tre giorni”. La Bibbia è piena di numeri importanti, ma quando si parla dei tre giorni si vede chiaramente, alla luce del Nuovo Testamento, la passione, la morte e la resurrezione di Gesù.
Lo smarrimento di Gesù porta soprattutto a smarrire i genitori che si sentono perduti e angosciati senza di Lui. In quei tempi e in quei luoghi, si formavano carovane nei viaggi lunghi per proteggersi dai briganti e nessuno si fidava a viaggiare da solo. In questo caso però, vediamo Maria e Giuseppe lasciare la carovana per ritornare a Gerusalemme e cercare Gesù rischiando anche la loro vita. Ma loro non disperano e non si lasciano scoraggiare, lo cercano dappertutto finché con grande gioia lo ritrovano nella “Casa del Padre”.
Gesù con questo allontanamento fa capire che arriva il momento in cui deve cominciare ad occuparsi “delle cose del Padre suo”. Giuseppe inizia a intuire quello che Dio gli chiede: da maestro deve diventare discepolo di quel figlio che ha ricevuto in dono, “il tesoro” più prezioso da non perdere. Lui sa che Gesù non gli appartiene e che il suo compito di custode e protettore paterno volge alla fine.
Allora vediamo che la via di Giuseppe diventa a poco a poco quella di Gesù, che bisogna seguire lasciando ogni altra cosa senza rimpianti, perché proprio in Lui si trova quella perla e quel tesoro così immenso che tutto il resto diventa “spazzatura”.
Anche noi dobbiamo mettere in conto che nella nostra vita possiamo smarrire Gesù così come è successo a Maria e Giuseppe. La preghiera si fa arida, pare che il Signore sia lontano, assente o inesistente, e nello smarrimento la nostra fede vacilla. Allora dobbiamo fare come i due santi Coniugi: scendere dalla carovana della vita, camminare insieme a loro e cercare Gesù nel Tempio. San Giuseppe ci aiuta a trascorrere la “notte oscura” e vedervi un passaggio, una “Pasqua” da attraversare verso un nuovo giorno di luce. Noi come lui dobbiamo accettare la sofferenza, senza rinunciare a credere, e senza perdere la speranza, cercando e amando sempre ciò che vale di più: Gesù.
PREGHIERA
O San Giuseppe, quando siamo persi e soli ti sentiamo particolarmente vicino, perché come hai protetto e custodito Gesù, così fai anche per noi, se tutto mettiamo nel tuo manto: iI nostri figli con la loro poca fede, i bambini orfani, ammalati e sofferenti. Quei genitori che nel momento dello smarrimento non sanno andare incontro a Gesù come avete fatto voi, non lo cercano dove Lui si fa trovare: nella Parola e nell’Eucarestia. Molti cercano chissà dove la felicità quando invece basterebbe fermarsi un attimo e la troverebbero gratuitamente in Gesù. San Giuseppe dolcissimo, sostienici, e con la tua intercessione fa che non perdiamo la speranza, continuando a cercare Gesù e amarlo come hai fatto tu.
Grazie S. Giuseppe
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