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Camminando con San Giuseppe - Giuseppe esempio di lavoratore umile

Continua la riflessione di Enza su San Giuseppe, padre putativo di Gesù:   

CAMMINANDO CON GIUSEPPE
7a PARTE

GIUSEPPE CI INSEGNA COME LAVORARE NELL’UMILTA’.

Gesù poi ritornò a Nazarerth con i genitori e ubbidiva loro volentieri. Sua Madre custodiva gelosamente dentro di se il ricordo di tutti questi fatti. Gesù intanto cresceva, progrediva in sapienza e godeva il favore di Dio e degli uomini.
(Lc 2,51-52)

Camminando sulla via di Giuseppe, arriviamo ora alla sua bottega. Riportata la sua famiglia a Nazareth dopo la fuga in Egitto, Giuseppe è impegnato nel lavoro quotidiano senza lamentarsi delle fatiche. Con le sue mani e il sudore della sua fronte sostiene la famiglia procurando il necessario per vivere.

Voglio soffermarmi un momento su questo particolare.
Sappiamo bene che il lavoro è molto importante e quando questo viene a mancare l’uomo finisce per ammalarsi. Infatti, vediamo tutti quelli che perdono o non trovano lavoro come cadono in malattie molto serie oppure  come persone che, arrivate all’età del pensionamento e non avendo altri interessi, finiscono per ammalarsi o per vivere un’esistenza fatta di noia facendo soffrire spesso chi sta loro accanto.
Capita però che durante la nostra vita lavorativa, pur avendo un buon lavoro che ci fa vivere tranquilli, abbiamo sempre da lamentarci. Giuseppe no, Giuseppe è abituato ai grandi sacrifici. Non vi sono automobili e si va per forza a piedi; nemmeno le biciclette esistono, ed il mulo serve per portare le cose pesanti, il mulo per Giuseppe è uno strumento del suo lavoro. Non vi sono neppure i rubinetti, e l’acqua si va a prenderla alla fonte. Chissà quante volte anche Giuseppe, quando Maria era incinta, l’avrà aiutata a prendere l’acqua senza lamentarsi. Allora non c’era né televisione né le partite di calcio e neppure i bar, ma Giuseppe con la sua disponibilità e premura ha creato la serenità familiare che noi possiamo ben imparare. Meditando la vita di Giuseppe, possiamo anche noi migliorarci e, come Maria, meditare nel nostro cuore tutte le cose belle e brutte che ci possono accadere. Immagino che pure loro avranno discusso qualche volta, soprattutto quando Gesù si è smarrito a Gerusalemme e mi piace pensare a cosa (come avremmo fatto noi in una situazione del genere) Giuseppe abbia detto a Maria: ma non sai nemmeno badare a tuo figlio? Erano una famiglia, e come tale hanno vissuto le nostre stesse ansie e preoccupazioni, ma non si sente assolutamente dire che si siano maltrattati perché uno voleva aver ragione sull’altro, e questo è bello!
Giuseppe col suo lavoro va incontro ai bisogni della gente che lo chiama per le proprie necessità: riparare, creare, incollare…. Giuseppe non lavora per arricchirsi, magari disonestamente e a scapito degli sprovveduti, ma si accontenta di ciò che guadagna lavorando onestamente così come insegna il Signore: lavorare col sudore della fronte per migliorare il mondo.
Sappiamo che anche Gesù, passando gli anni e diventando un ragazzo, impara il lavoro del padre, tant’è che dopo alcuni anni la gente vedendo le sue opere dirà: ma non è il figlio del carpentiere? E più direttamente: non è costui il carpentiere?
Giuseppe è il modello dei lavoratori, è colui che lavora nel nascondimento, perché grandissimo è il compito che il Signore gli ha affidato, e non può che essere così: buono e umile. Egli mantenne Maria e Gesù, ma seppe rimanersene oscuro nella bottega dicendo si a quelle virtù ignorate dagli uomini. Lui seppe istruire il Salvatore del mondo;  Giuseppe ci insegna l’amore al lavoro, la sua importanza per la dignità dell’uomo, e realizza il progetto divino della Creazione. Da lui possiamo imparare lo spirito di laboriosità, la coscienza della professione, fedeltà al dovere, un’attenzione al tempo da vivere in pienezza.
Ma, Il compito più difficile per Giuseppe, non è tanto fare il carpentiere, ma quello di essere educatore. Cosa non facile: è artigiano ed è un esempio per i lavoratori, ma è principalmente “custode del Redentore” e modello degli educatori. Dobbiamo ammettere che è proprio nella bottega di Nazareth che troviamo l’ispirazione dell’arte educativa.
Qui i padri di famiglia vi si possono rispecchiare, ma pure gli educatori dell’infanzia e dell’adolescenza. Dobbiamo anche ammettere che è colui o colei che non è legato da vincoli di parentela che spesso trova in Giuseppe un riferimento assai significativo. Non per nulla Madre Teresa di Calcutta gli era devotissima. Lei che oltre ad accogliere lebbrosi e poveri doveva educare tutta quella moltitudine di bimbi che accoglieva nel suo grembo, come poteva tralasciare l’insegnamento di Giuseppe? Madre Teresa seppur donna ha seguito nella sua totalità San Giuseppe. Donna di preghiera, di carità, di amore. Ha accolto, ha fatto da madre a molti figli pur non avendo generato.
Non è fuori luogo affermare che qui abbiamo la famiglia ideale e l’indicazione per l’affido e l’adozione di bambini, come pure possiamo attingere per quei compiti educativi tralasciando gli psicologi atei che in questi  50 anni troppi danni hanno fatto alle famiglie avendo voluto escludere Gesù e il suo insegnamento.
Allora c’è da operare una doppia identificazione: noi in Giuseppe e i figli in Gesù.
All’educatore spetta la parte di Giuseppe e di riconoscere Gesù in coloro che sono affidati alle loro cure. Giuseppe infatti viene invocato come “perfetto educatore”.
Allora, bene ha fatto la Chiesa cattolica a pensare ad un giorno dedicato a lui, a Giuseppe  lavoratore.
Impariamo a conoscere quest’uomo per il giusto esercizio della paternità, di cui nella nostra società spesso si sfugge.

PREGHIERA

O San Giuseppe, aiutaci a lavorare nel silenzio e nell’umiltà. Sii d’esempio e d’aiuto a tutti i lavoratori. Nelle tue mani affidiamo i problemi del mondo dell’economia e del lavoro. Sostieni i genitori e che come te mettano in atto la “grazie e sapienza” per educare i bambini e i giovani che vivono un tempo non facile per la loro crescita sia fisica che spirituale.
Grazie caro san Giuseppe!

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Sezione dedicata alla nostra amica Patrizia:

Il Dolore solo se è accettato e offerto diviene gioia, altrimenti può diventare disperazione. Il maligno tenta sempre di farci imboccare questa strada, che porta alla distruzione di sè e degli altri.
La domanda, il grido ci salva, perchè, come un bambino quando invoca la mamma è aiutato da lei, a maggior ragione o tanto più la nostra Mamma Celeste viene in nostro soccorso, portandoci lo Spirito Consolatore che ci fa ritornare la speranza.

Questo dolore non è capito dagli uomini, difficilmente ci possono aiutare, di solito LO aumentano!

Solo TU Signore ci comprendi totalmente, perchè siamo opera Tua. Fa' o Signore che possiamo amare anche chi non comprendiamo o non ci comprende, grazie. (Patrizia)

Gesù Cristo

Gesù Cristo
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Riflettiamo

Impariamo a soffermarci sulle parole e meditiamone il loro significato

L'importanza della preghiera

Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i beati, eccettuati i bambini, si sono salvati col pregare. Tutti i dannati si sono perduti per non pregare; se pregavano non si sarebbero perduti. E questa è, e sarà la loro maggiore disperazione nell’inferno, l’aversi potuto salvare con tanta facilità, quant’era il domandare a Dio le di lui grazie, ed ora non essere i miseri più a tempo di domandarle

(Sant'Alfonso Maria De' Liguori)

Accrescere la cultura

«Io voglio vivere per Gesù e per la Chiesa. La scienza che serve a farmi vivere sempre più per il Signore e per la Chiesa è la cultura della mia vita e tutta la mia vita di cultura». Ogni giorno, ogni ora, ogni istante io sento il bisogno di accrescere le mie conoscenze. E la Chiesa è una fonte inesauribile di vita e di cultura per me!».

(San Pio da Pietrelcina)

Il dono della Sapienza

Nella Sapienza c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, senz’affanni. 
Onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi. 
È un’emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell’Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s’infiltra. 
È un riflesso della Luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà.

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Le preghiere dei Santi:

Le preghiere dei Santi:
Noi ci affidiamo a te. Non abbandonarci alla tristezza perché tu, Signore, sei con noi sempre. Tu non ci lascerai un istante. Se non avessi steso la mano, quante volte la nostra fede avrebbe vacillato! Tu, Signore, sei sempre intento ad accogliere le nostre confidenze. Aiutaci a non abbatterci nelle sofferenze fisiche e morali. Non permettere di affliggerci fino a perdere la pace interiore. Fa’ che camminiamo con buona fede, senza inquietudini e sconforti. Noi ci affidiamo a te: prendici la mano e guidaci pur per incogniti sentieri. Insegnaci ad affrontare la prova a mente serena, per amore tuo che la permetti. Donaci di acquistare tesori per la santa eternità. (San Pio da Pietrelcina)

Dio, nostro Padre, tu hai tanto amato gli uomini da mandare a noi il tuo unico Figlio Gesù, nato dalla Vergine Maria, per salvarci e ricondurci a te. Ti preghiamo, Padre buono, dona la tua benedizione anche a noi, ai nostri genitori, alle nostre famiglie e ai nostri amici. Apri il nostro cuore, affinché sappiamo ricevere Gesù nella gioia, fare sempre ciò che egli ci chiede e vederlo in tutti quelli che hanno bisogno del nostro amore. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, tuo amato Figlio, che viene per dare al mondo la pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.(Venerabile Giovanni Paolo II)

Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, ti rendiamo grazie per il fatto stesso che tu esisti, ed anche perché con un gesto della tua volontà, per l'unico tuo Figlio e nello Spirito Santo, hai creato tutte le cose visibili ed invisibili e noi, fatti a tua immagine e somiglianza, avevi destinato a vivere felici in un paradiso dal quale unicamente per colpa nostra siano stati allontanati. (San Francesco di Assisi)

Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te. (Sant'Agostino))

“O Dio di grande Misericordia, bontà infinita, ecco che oggi tutta l’umanità grida dall’abisso della sua miseria alla Tua Misericordia, alla Tua compassione, o Dio, e grida con la voce potente della propria miseria. O Dio benigno, non respingere la preghiera degli esuli di questa terra. O Signore, bontà inconcepibile, che conosci perfettamente la nostra miseria e sai che non siamo in grado di innalzarci fino a Te con le nostre forze, Ti supplichiamo, previenici con la Tua grazia e moltiplica incessantemente su di noi la Tua Misericordia, in modo che possiamo adempiere fedelmente la Tua santa volontà durante tutta la vita e nell’ora della morte. L’onnipotenza della Tua Misericordia ci difenda dagli assalti dei nemici della nostra salvezza, in modo che possiamo attendere con fiducia, come figli Tuoi, la Tua ultima venuta...” (Santa Faustina Kowalska))

Affinché coloro che mi guardano non vedano la mia persona, ma Te in me. Rimani con me. Così risplenderò del Tuo splendore e potrò essere luce per gli altri. La mia luce verrà da Te solo, Gesù, non sarà mio nemmeno un piccolo raggio. Sei Tu che illuminerai gli altri attraverso di me. Ispirami la lode che Ti è più gradita, illuminando gli altri attorno a me. Che io Ti annunci non con le parole ma con l'esempio, con la testimonianza dei miei atti, con lo scatto visibile dell'amore che il mio cuore riceve da Te. Amen. (Madre Teresa di Calcutta))

Signore Gesù, tu hai dato la vita per me: io voglio donare la mia a te. Signore Gesù, tu hai detto: «Amore più grande non c'è che dare la vita per gli amici». Il mio supremo amore sei tu. È sera. Il giorno ormai declina. Resta con me Signore. Voglio seguirti portando la mia croce. Signore, vieni in mio aiuto e guidami nel cammino. La tua voce, Signore, ha un'eco profonda nel mio cuore. Gesù, mio Signore e mio Dio, voglio diventare in tutto simile a te, voglio soffrire e morire con te, per raggiungere con te la gioia della risurrezione. Tu, quel gran Dio che l'universo adora, vivi in me giorno e notte. E sempre la tua voce mi implora e mi ripete: «Ho sete, ho sete di amore»! Anch'io voglio ripetere la tua divina preghiera: ho sete d'amore. Io ho sete d'amore! Sazia la mia speranza, accresci in me, o Signore, il tuo ardore divino. Ho sete d'amore! Quale sofferenza, mio Dio, e come grande! Come vorrei volare da te! Il tuo amore, o Gesù, è il mio solo martirio; perché più brucia d'amore, più desidera amarti l'anima mia. Gesù, fa' che io muoia d'amore per te! (Santa Teresa di Gesù Bambino)