Concludiamo la giornata liturgica attraverso l'ormai consueto appuntamento di meditazione con le riflessioni di noti sacerdoti e movimenti religiosi. Oggi riflettiamo attraverso le parole di mons. Antonio Riboldi, seguita da una breve riflessione tratta dal famoso "Diario di Bordo" di Michele e segnalateci dalla nostra cara amica Patrizia che salutiamo e abbracciamo con cuore sincero:
"Io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che Io darò è la mia carne per la vita del mondo". (Gv. 6. 51)
Nella solenne affermazione di Gesù c'è una profonda e grande verità, che non ammette discussioni. Lui 'è il pane disceso dal cielo': mangiarne è conoscere la vera Vita, che non si limita a quella materiale, ma va ben oltre, come conviene ad un uomo - noi, usciti da sempre dalle mani di Dio che per 'vivere' ha un gran bisogno di Dio. Un bisogno che Gesù concretizza del 'suo pané.
Siamo abituati ad un'infinità di proposte, che nulla hanno a che fare con la vita eterna - nostro vero destino - ma si limitano a questo momento dell'esistenza, qui sulla terra, e quindi le proposte sono, se tutto va bene, limitate e passeggere.
Sono proposte che si concludono sempre in piccoli progetti per 'migliorare la vità, ma, spesso, neppure sappiamo cosa voglia veramente dire 'migliorare la vità per una persona.
Se per 'vita migliore' intendiamo pane, lavoro, ricchezza, potremmo rispondere che tanti, fra noi, oggi possono avere un pezzo di pane, una casa e fanno gridare allo stupore di sentirsi 'ricchi'. Tanto che uno scrittore ha detto che noi italiani facciamo fatica a 'vivere da ricchi'!
Forse si può essere ricchi di cose materiali, ma coloro che le possiedono sono davvero felici? Migliori? O non ci ritroviamo con tanta infelicità addosso, che fa discutere su questa proclamata ricchezza? Quella fatta di cose materiali è davvero la vera ricchezza di cui abbiamo bisogno: cose che non hanno voce e cuore?
È altro 'il pané che dà la vera felicità, che dura sempre: Gesù tra di noi.
Fatti per il cielo non potevamo assolutamente accontentarci di cose di piccola portata, che non hanno il domani dei figli di Dio. Tutto ciò che c'è attorno a noi, dal pane alla casa non ha eternità e non può essere la vera vita dell'uomo. 'Il Padre sa di quello che avete bisogno" voi... 'Cercate il Regno dei Cieli ed il resto vi sarà dato in sovrappiù '. Gesù ci vuole dare qualcosa che vada oltre e che solo Dio sa indicare e donare. Ed ecco allora il dono dell'Eucarestia.
"Gesù disse alle folle dei Giudei: 'Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo'. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: 'Come può costui darci la sua carne da mangiare?'. Gesù disse: 'In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è il vero cibo e il mio sangue la vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui". (Gv. 6, 51-59)
Parole difficili forse a capire, ma sono la descrizione dell' Amore, che 'si fa a pezzi' per l'uomo, divenendo suo cibo.
Questo stupendo evento, in cui il pane diventa 'carne di Gesù' e il vino 'Suo sangue', avviene sempre nella S. Messa. Gesù si serve di noi sacerdoti o vescovi per attuare questo prodigio, proprio nella celebrazione Eucaristica.
Sono tanti anni che celebro la S. Messa, ma confesso che ogni volta che arrivo al momento in cui avviene questo incredibile miracolo, mi riempio di stupore. Mi chiedo se Dio poteva fare un dono più grande a noi uomini... per mezzo nostro?!
Fin dove arriva l'Amore di Dio!... mentre noi siamo abituati a vedere solo nelle cose materiali il nostro pane quotidiano!!!
A volte quasi mi attendo che quell'Ostia sanguini, come è avvenuto in qualche luogo.
Di certo è che in quel momento riconosco il grande Dono di Dio. E' uno stupore che trasborda in gratitudine, in amore, ed è come intuire e vedere il Cielo.
E quanto più ammirabile il dono di Dio, che mi fa 'essere Gesù', che trasforma il pane nel Suo Corpo e il vino nel Suo Sangue. Tenere l'Ostia tra le dita è 'tenere' Lui stesso, Gesù. Mistero d'Amore.
E quando Lo riceviamo in noi, Egli diventa 'una cosa sola in noi'.
Com'è possibile che tanti, che si dichiarano cristiani, possano concepire la S. Messa come una 'cosa da pocò, tanto che alla domenica preferiscono una gita o una fermata al bar alla partecipazione della Celebrazione Eucaristica. Non è una consuetudine, tanto meno un peso e neppure uno spettacolo da vedere la S. Messa, ma un partecipare all'Evento.
Ogni cristiano, nel battesimo, partecipa al sacerdozio di Gesù e quindi nella Messa partecipa attivamente all'azione eucaristica.
Occorrerebbe avere la fede dei cristiani di Abilene che, di fronte ai loro carnefici, che chiedevano loro di non celebrare più la S. Messa, risposero: 'Senza Messa non possiamo esistere'.
E così è per tanti - o forse pochi? - oggi.
Mamma da giovane, con le sorelle, ogni giorno d'estate o d'inverno, di prima mattina, percorreva 3 Km, per partecipare alla Messa. È troppo grande questo Dono che Gesù ci fa per esservi indifferenti o tradirlo, perché lo si trascura o lo si sente come un peso. Essere tanto amati può essere considerato un peso o non piuttosto una grande gioia?
Ricordo la letizia che traspariva sul volto di un mio confratello, il famoso poeta Clemente Rebora, quando ogni giorno, alla Sacra di S. Michele, celebrava la Messa e io la servivo. Era indescrivibile come si trasformasse, anche fisicamente, poiché viveva ciò che celebrava.
Così S. Paolo scriveva agli Efesini: "Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un pane per noi, pur essendo molti, noi siamo un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane". (Cor. 10, 16-17)
Penso a tanti nostri fratelli nella fede, in Cina, che devono celebrare clandestinamente la S. Messa, rischiando la vita o al vescovo del Vietnam, che per la sua fede conobbe tanti anni di carcere. Si faceva dare dai carcerieri un poco di vino 'per la sua salute' e poi, alla sera, quando la sorveglianza veniva meno, con poche briciole di pane della mensa e con quel vino celebrava la S. Messa.
Me lo raccontava una volta, viaggiando insieme, quando, liberato, venne in Italia, e mi diceva: 'Quanta gioia durante quelle Messe! Quella cella, in cui ero rinchiuso, diventava la più bella cattedrale' .
"Quale tesoro - affermava Giovanni XXIII - nella S. Messa! Ma come spesso è lasciato, si direbbe, in disparte: sembra che molti, passandovi accanto, non si accorgano di questa mirabile sorgente di luce e di grazia, di santità. È proprio la Messa a suscitare invece la più intima familiarità dell'uomo con il suo Signore, con Colui che l'ha creato e redento.
Grazie a Dio, molti invece sanno ancora apprezzare la ricchezza infinita dell'Eucarestia. Ai piedi dell'altare accorrono umile gente e grandi della terra. Le anime sono come rapite da questa unità col Salvatore, da cui sorgono infinite grazie. È la Comunione ad infondere la risolutezza e il coraggio che nessun intervento o scienza dell'uomo può riuscire ad ottenere fra noi.
La Comunione dona incomparabili energie, che occorrono per il compimento del proprio dovere, per avere pazienza, per operare contro tutto e tutti, non certo in battaglia, ma resistendo, conquistando, diffondendo lo spirito di santificazione e di apostolato sociale".
Con la Chiesa cantiamo e ringraziamo Dio, per il dono dell'Eucarestia, che è la continua Sua Presenza tra di noi.
Quante volte, passando accanto ad una chiesa, penso a Gesù che è lì, mi vede passare, e Lo saluto affettuosamente?
È davvero bello sapere che Gesù è, non solo in noi nella Comunione, ma tra noi, nelle tante chiese, rinchiuso nei tabernacoli.
Lo ringraziamo con l'inno della Messa:
"Ecco il Pane degli angeli, Pane dei pellegrini, vero Pane dei figli: non deve essere gettato.
Buon Pastore, vero Pane, o Gesù, abbi pietà di noi.
Nutrici e difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi. Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli alla tavola del Cielo, nella gioia dei tuoi Santi".
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