Concludiamo la giornata che ci ha fatto riscoprire ancora una volta la figura del Santo Apostolo Andrea, attraverso la lettura tratta dai discorsi di San Pier Damiani:
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Dai Discorsi di san Pier Damiani. Sermo 57. PL 144,822‑828.
Fratelli cari, oggi ci illumina la festa di sant'Andrea. Nella nebbia fosca e gelida dell'inverno, questa celebrazione avvolge gli animi con il bel tempo della serenità. Se la temperatura inclemente ci intirizzisce per il freddo esterno, l'annuncio della vittoria di un tale prode guerriero ci rende di fuoco. Andrea incita i cuori generosi ad armarsi per il combattimento spirituale e diffonde la fiamma dell'amore divino nei petti dei bravi soldati di Cristo.
Il martirio più nobile che si possa patire è senz'altro quello che rese sacro il nostro Redentore, capo dei martiri. Nel suo piano divino egli volle che Pietro e Andrea morissero con il supplizio della croce. Li ha distinti cosi dagli altri apostoli, anche se tutti hanno lo stesso potere e la medesima dignità. La croce, che procurò lo scettro al Re, in seguito ha guidato i due soldati alla ricompensa.
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Notate la beata parentela dei due fratelli: lo stesso sangue li mise al mondo, una medesima morte li mandò in cielo vincitori. Originari d'una stessa stirpe, venendo insieme alla vita, Pietro e Andrea sono entrati nella beatitudine eterna grazie ad un medesimo martirio. Entrambi illustri in terra, hanno ottenuto in cielo la stessa eminente nobiltà.
Quaggiù sono figli di Giovanni, in cielo sono figli della croce. Togliendoli con la morte da questa vita terrena, la croce li ha aperti a una nuova nascita e li ha introdotti con gloria trionfale fra i cittadini della nuova Gerusalemme.
Secondo la testimonianza del vangelo, Andrea, il secondo nell'elenco degli apostoli, fu il primo a riconoscere il
Signore. San Giovanni dice infatti: Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito., era Andrea, fratello di Simon Pietro. E il testo soggiunge : Egli incontrò per primo suo
fratello Simone e gli disse:
"Abbiamo trovato il Messia (che significa Cristo)" e lo condusse da Gesù.1.( Gv 1,40‑42 )
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Andrea conduce Pietro da Gesù. Non ha ancora terminato di ascoltare il Signore che subito porta frutto e diviene predicatore della verità, pur essendo ai primi passi del suo nuovo discepolato. Coinvolto nella nuova sequela, non è pago di salvare sé stesso, ma cerca compagni e il suo amore fraterno si industria di attrarre altri a Cristo.
Andrea trova un tesoro e si rallegra di mostrarlo, perché reputa che sarebbe un furto possederlo senza condividerlo.
Questa recluta lascia già trasparire la futura grandezza del suo carattere: appena convertito si mette a insegnare quanto ha imparato, facendo parte agli altri delle sue nuove acquisizioni.
Che grande notizia, che annuncio sorprendente quello di Andrea:
Abbiamo trovato il Messia!1.( Gv 1,40‑42 )Promette di mostrare in persona colui che tanti profeti avevano cantato e annunziato. Andrea fu per suo fratello il messaggero di un grande mistero, dando testimoninza di aver trovato colui che tutti i santi avevano atteso bramosi, fin dall'origine del mondo, ma non avevano potuto vedere.
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Il Re della gloria è venuto a combattere da solo; marciando verso la guerra, a mano a mano si arruolò i soldati. Era infatti venuto per vincere l'uomo forte e ben armato, per strappargli via l'armatura nella quale confidava.2( Lc 11,21‑22 ) Cristo venne per liberare l'uomo prigioniero sotto il giogo tirannico del demonio e richiamarlo all'antica libertà.
Venne per strappare il suo popolo dal giogo del Faraone, per guidarlo e condurlo con mano forte nel paese dove scorrono latte e miele.
Venendo in questo mondo, Cristo non si scelse collaboratori fra gente illustre, non cercò prodi guerrieri o cavalieri su destrieri scalpitanti. Tanto meno elesse filosofi e retori, ma semplici pescatori alle prese con le loro reti, dei rematori su un barcone, perché la sua vittoria dipendesse unicamente dalla sua potenza divina e non da forze umane.
La distruzione di Gerico aveva prefigurato la vittoria di Cristo. Le mura possenti di quella città non erano crollate sotto i colpi delle macchine da guerra, ma alle acclamazioni del popolo e al suono delle trombe.
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A un cenno del Signore, i santi apostoli Pietro e Andrea non esitano ad abbandonare tutto quello che posseggono per convertire i beni terreni con quelli celesti. Lasciano i beni visibili per quelli invisibili. Voltano le spalle a quanto hanno per tendere verso quello che sperano. Sono in cammino verso il Regno attraverso il supplizio, sono innalzati alle gioie della vita eterna dal patibolo della croce che passa. Non conservano nulla durante il viaggio terreno per trovare tutto quando sbarcheranno nella patria celeste.
La loro trasformazione è l'opera della destra dell'Altissimo che ha mutato umile gente ordinaria in giudici d'anime e in senatori della corte celeste. Gli apostoli, da proprietari che erano di reti senza valore, ottengono il trono della gloria nei cieli. Come furono senza ricchezze in terra, ora governano il mondo intero e seggono su troni come giudici della Gerusalemme celeste. Un tempo erano gli ultimi degli uomini, ora sono concittadini e compagni degli angeli.
Seguirono le tracce del Maestro, che fu generoso nella ricompensa, gratificandoli con oro al posto di fango, cambiando per essi il nulla col tutto, le tenebre con la luce, il sogno con la realtà. Ma c'è di più: in cielo ha donato se stesso e ha reso soggette ai suoi apostoli tutte le nazioni della terra.
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Fratelli, seguiamo Pietro e Andrea per la via lungo la quale ci hanno preceduti, se vogliamo giungere dove ora si trovano. Camminiamo diritti dietro a loro e lasciamo Gerico, che assediarono e distrussero, senza prendere nulla per noi dai beni colpiti dall'anatema.
Giosué, figlio di Nun, proibì di saccheggiare le ricchezze di Gerico. Il Signore Gesù, nostro eterno Salvatore, lui pure interdice di amare le realtà mondane: Non accumulatevi tesori sulla terra.3.( Mt 6,19 ) E per tramite dell'Apostolo ci lancia questa sfida: Non amate il mondo. ne le cose del mondo! 4.( 1 Gv 2,15 )Non imitiamo il disgraziato Acan 5( Gs 7,20‑25 ), non rubiamo le ricchezze di Gerico, colpite da anatema, per non introdurre i costumi dissoluti del mondo nella disciplina ecclesialstica. Acan trafugò un mantello, noi non rubiamo un manto per indossare un ornamento mondano sulla veste della fede.
Egli prese duecento sicli d'argento, noi non dissimuliamo in un lino qualche somma di denaro quando abbiamo un tesoro nel cielo.
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Alla presa di Gerico, Acan aveva anche rubato un lingotto d'oro dal peso di cinquanta sicli. Quanto a noi, non introduciamo nella Chiesa di Cristo dottrine false o le squilibrate tesori di filosofi che disputano su chimere, o le elucubrazioni .bizzarre di taluni poeti.
Quel lingotto d'oro rappresenta i discorsi lavorati di cesello e rivestiti con la patina dorata d'una forbita eloquenza.
Noi, invece, fratelli, abbiamo Cristo come filosof ia e
Cristo crocifisso. Coloro che ci istruiscono non sono retori, ma pescatori: non gente astuta ed eloquente, ma i miti e i semplici .Esiste una sapienza che accieca: sprezziamola. Desideriamo invece la stoltezza che illumina, di cui parla san Paolo :
Poiché il mondo, con tutta la suo sapienza, non ha conosciuto Dio, e piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione, 6( 1 Cor 1,21 ) che è il vangelo.
Custodiamo la nostra dottrina nella sua purezza e diamo alla fede retta l'efficacità delle Opere. Come gettandoci a nuoto, fuggiamo i torbidi marosi delle contese di questo mondo. Il nostro cuore s'infiammi davanti all'esempio dell'obbedienza cosi pronta di Pietro e di Andrea e della loro dedizione fervidissima.
Cerchiamo perciò d'imitare, con l'aiuto della divina bontà, ciò che fecero questi dottori che ci hanno preceduto.
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Nessuna fonte ci tramanda che dopo la conversione Pietro e Andrea si amarono di più o divennero migliori amici, oppure ebbero in sorte le medesime province da evangelizzare. Andrea fu il primo che credette, eppure non se l'ebbe a male se fu secondo in dignità. Non si mostrò geloso dei primato di Pietro, benché l'avesse preceduto nella fede, a cui l'altro era pervenuto grazie alla testimonianza dei fratello.
Il Maestro dei cieli ci ha posto sotto gli occhi questo precetto di abnegazione, questa regola di autentica umiltà, affinché lo seguiamo sul retto cammino. In quei primi discepoli, che rese dottori del mondo, Cristo ha impresso il modello di tutte le virtù. Cosi sino alla consumazione del mondo, qualsiasi fedele potrà dirigere lo sguardo verso di loro e imitarli, camminando senza tralignare sulla strada che essi tracciarono.
Seguiamo questi ruscelli da cui fluisce la vita e raggiungeremo la fonte. Camminando dietro ai soldati, incontreremo il loro Re, Gesù Cristo, nostro Signore, che regna con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
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Dal vangelo secondo Matteo.
4,18‑22
Mentre Gesù camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo su questo vangelo.Hom. XIV,2‑3. PG 57,218‑220.
Il vangelo di Giovanni ci presenta Andrea che va a trovare Gesù nella casa che lo ospitava e sta ad ascoltarlo a lungo. In Matteo, invece, udite appena una parola o due del Signore, immediatamente Pietro e Andrea lo seguono.
E' verosimile che i due discepoli avessero già seguito Gesù una prima volta, e poi l'avessero lasciato. Quando avevano saputo che Giovanni Battista era stato messo in carcere, dovevano essere ritornati al loro mestiere di pescatori. A quel momento forse va collocato l'episodio riferito da Matteo, in cui Gesù li ritrova, mentre gettano in mare le reti.
Quando la prima volta gli apostoli avevano voluto lasciare il Signore, Gesù non glielo aveva impedito; ma neanche li rigettò definitivamente, perché lo avevano abbandonato. Dopo averne accettata la debolezza, torna da loro per riprenderli: questa è una tecnica eccellente per pescare.
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Osservate ora la fede e la docilità dei discepoli. Gesù li interpella mentre sono nel pieno del loro lavoro, e voi sapete quanto appassionante sia la pesca! Ebbene, essi, all'udire l'invito, non si ritraggono, non differiscono e neppure esitano. Non si scusano dicendo: "Lasciaci andare a casa per salutare i parenti". Invece abbandonano tutto e lo seguono, come un tempo fece Eliseo con Elia.
Gesù esige da noi un'obbedienza pronta e perfetta che escluda ogni indugio, per urgente e motivato che sia. Non disse forse a quell'altro discepolo, desideroso di poter andare a seppellire il padre, che l'opera più necessaria era seguire lui?
Se mi fai notare che la promessa di Cristo era ben più grande, ti risponderò che ammiro ancora maggiormente coloro che fino a quel momento non avevano visto nessun miracolo. La loro fede nella promessa del Signore era talmente forte che lasciarono tutto per seguire Gesù. Credettero che le parole che li avevano catturati, avrebbero servito anche a loro un giorno per pescare altri uomini. Tale infatti fu la promessa che Gesù fece a Pietro e ad Andrea.
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A Giacomo e a Giovanni il Signore non promise nulla di simile, perché l'obbedienza di Pietro e di Andrea aveva già aperto loro la via della fede. D'altra parte, essi avevano già udito molte cose sul conto di Gesù e non avevano bisogno di promesse.
Considera ora la povertà dei nostri due Apostoli: il vangelo la sottolinea, riferendo che Cristo li trovò intenti a rattoppare le loro reti, perché erano cosi poveri da non poter procurarsene di nuove. Non è una bella prova di virtù? Questi uomini sopportano facilmente la povertà, si guadagnano la vita con un onesto lavoro e, uniti da vicendevole affetto, servono il padre che convive con loro.
Dopo aver preso i discepoli nella sua rete, Gesù comincio a compiere miracoli sotto i loro occhi, per confermare quanto Giovanni Battista aveva detto di lui. Il Signore frequentava le sinagoghe, per insegnare ai Giudei come egli non fosse né un nemico di Dio né un seduttore, ma era venuto nel mondo in perfetto accordo con il Padre. Andando di paese in paese, Gesù non si limitava ad annunziare la parola, ma operava anche prodigi.
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Quando si osservano fenomeni strani e inconsueti oppure sta per nascere una nuova forma di vita, Dio è solito operare miracoli: per chi dovrà accogliere le sue leggi divine questi sono la caparra e la prova della sua potenza.
E' un fatto ricorrente nella Scrittura: quando Dio volle creare l'uomo, cominciò a creare l'universo e soltanto in seguito impose ad Adamo la legge dell'Eden. Prima di consegnare delle leggi a Noé, Dio operò il grande prodigio del diluvio con cui rinnovò il mondo, purificandolo per un anno intero con una inondazione spaventosa e preservando quel giusto dal naufragio universale.
Anche ad Abramo Dio offri molti segni prodigiosi: la vittoria nella guerra, le piaghe contro il Faraone e la salvezza nei pericoli. Prima di dare il decalogo ai Giudei, fece prodigi e miracoli eccezionali.
Allo stesso modo, mentre sta per introdurre nel mondo la legge perfetta del vangelo e annunziare quello che nessuno mai aveva udito, Gesù conferma la sua parola con grandi mira coli. Siccome il Regno che proclama è invisibile, vuole rendere manifesto il suo mistero attraverso segni visibili.
Testi tratti dal sito dell'Ordine dei Certosini: http://www.certosini.info
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