Concludiamo la giornata liturgica attraverso l'ormai consueto appuntamento di meditazione con le riflessioni di noti sacerdoti e movimenti religiosi. Oggi riflettiamo attraverso le parole di mons. Roberto Brunelli:
"Il regno dei cieli è simile a un tesoro? a un mercante di perle? a una rete gettata in mare": così il vangelo di oggi (Matteo 13, 44-52), dopo quelli delle scorse domeniche, in cui era paragonato a un granello di senapa, a un pugno di lievito, alla semente caduta su terreni diversi, al buon grano cresciuto insieme alla zizzania. Tre domeniche di parabole sul Regno, sette paragoni usati da Gesù per spiegare una realtà evidentemente di somma importanza. Due conferme significative: proprio con l'annuncio di questa realtà egli aveva dato inizio alla sua predicazione ("Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino": Matteo 4,17) e, quando ha insegnato ai suoi come pregare, tra l'altro li ha invitati a chiedere al Padre "Venga il tuo regno".
Realtà di somma importanza, il regno di Dio (o regno dei cieli, come lo chiama Matteo), eppure quanti equivoci sussistono sul suo significato. Sarà dunque opportuno chiarirlo: Gesù parlava di un regno che ha un sovrano e una legge, ma non si può paragonare ai regni o repubbliche di questo mondo; non è uno stato che viene ad aggiungersi agli esistenti; non ha un territorio, un parlamento, un esercito; non ha scuole né fabbriche né attività economiche da gestire. Il regno di Dio ha la sua piena e perfetta attuazione nel mondo oltre questo; qui si prepara e si diffonde, nella misura in cui i singoli esseri umani riconoscono quel Sovrano e vivono la sua Legge. In altre parole, tutti sono cittadini di uno stato, ma possono usufruire di una doppia cittadinanza, perché a quella della carta d'identità possono aggiungere quella comune a chi si riconosce, vuole essere, opera da cristiano. L'appartenenza al regno di Dio non risulta dai registri anagrafici; avviene per un'interiore libera adesione che conosce solo Lui, e semmai si manifesta nei buoni frutti che da quell'adesione derivano. Neppure la Chiesa si identifica qui in terra con il regno di Dio; essa è piuttosto lo strumento per farlo conoscere e invitare ad aderirvi, l'ambito privilegiato in cui gli aderenti al Regno trovano il sostegno occorrente a farlo crescere dentro di sé.
Di questa realtà tutta spirituale, le sette parabole aiutano a comprendere il valore e le dinamiche. Il seminatore sparge la semente su terreni diversi; quella caduta sull'arido sentiero va perduta, quella tra i sassi e i rovi non trova dove mettere radici durevoli, ma quella che trova terreno fertile dà frutti abbondanti. Vale a dire, Dio rivolge a tutti la sua Parola; sta agli uomini rifiutarla, recepirla solo superficialmente, o lasciarle mettere radici profonde e così portare frutto.
Il buon grano cresce insieme alle erbacce; i pescatori trovano nella rete pesci buoni e pesci cattivi (così allora valutavano gli animali marini senza lisca, come i gamberi, i calamari, le cozze): nel mondo sono presenti buoni e cattivi, bene e male convivono persino dentro di noi, ma solo Dio sa davvero distinguerli e ha l'autorità di premiare gli uni e condannare gli altri.
Ancora: un pizzico di lievito fa fermentare tutto l'impasto; da un seme piccolissimo come quello della senape può nascere addirittura un alberello. E' il mistero del Regno, per noi già riconoscibile: così piccolo agli esordi (i pochi amici di Gesù) e poi sviluppatosi oltre ogni umana attesa (pensiamo al numero incalcolabile di cristiani lungo i secoli, e all'incalcolabile bene da loro realizzato). E ancora: il Regno è prezioso come un tesoro, come una perla bellissima, per avere la quale conviene rinunciare a tutto il resto: nulla vale più dell'essere amici di Dio già adesso, per esserlo poi definitivamente.
Chiediamo a Dio la grazia di capirlo. La prima lettura di oggi (1Re 3,5-12) parla del giovane Salomone appena diventato re. Dio lo invita a chiedergli quel che desidera, e in base alla risposta sentenzia: "Poiché non mi hai domandato una lunga vita, o le ricchezze, o la vittoria sui nemici ma la saggezza, te la concederò".
Una doppia cittadinanza
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Riscoprire la fede
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domenica 24 luglio 2011
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