Siate voi cibo per loro
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Riscoprire la fede
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domenica 31 luglio 2011
Concludiamo la giornata liturgica attraverso l'ormai consueto appuntamento di meditazione con le riflessioni di noti sacerdoti e movimenti religiosi. Oggi riflettiamo, in via eccezionale, con il commento personale della nostra cara Enza:
In questo Vangelo vi sono molti spunti su cui meditare. La prima cosa che mi colpisce è Gesù, che dopo aver saputo della morte atroce che ha subito il Giovanni Battista se ne va sulla barca in mezzo al mare. La preghiera era il suo punto di forza, Gesù era solito appartarsi perché il dialogo col Padre fosse un dialogo fatto col cuore e non solo con la bocca (diciamo che possiamo riprendere similmente l’adorazione eucaristica. Un dialogo fatto col cuore da soli a tu a tu col Creatore, nostro Salvatore).
Ma la gente che l’aveva visto andarsene, lo seguì, e quando Gesù scese dalla barca trovò questa moltitudine di persone che volevano sentirlo parlare, che volevano essere guariti; gente alla ricerca del bene, di una parola buona, insomma Gesù dava loro speranza trovando nutrimento per le loro anime, quello che i sacerdoti non sapevano dare. Si, Gesù era l’uomo nuovo!
Quando si fece sera però, i suoi discepoli gli chiesero di lasciare ritornare in paese quella gente così avrebbero potuto comprarsi da mangiare, ma Gesù disse una frase che colpisce sempre: voi stessi date loro da mangiare!
Cosa avrà voluto dire con quella frase Gesù? Sapeva bene che non c’era molto da dividere.
Se meditiamo bene riusciamo a capire che quella frase poteva dire si, raccogliete quel che c’è e dividetelo, ma sapevano tutti che era davvero impossibile sfamare quella gente così numerosa. Riflettendo bene si può arrivare ad un’altra interpretazione: “Siate voi, cibo per loro”.
I discepoli allora portarono i 5 pani e 2 pesci, Gesù benedisse quel cibo, e con lo stupore di tutti poterono mangiare a sazietà avanzando molte ceste: erano 5000 uomini più donne e bambini.
Questo atteggiamento di Gesù lo troviamo nell’eucarestia: Lui, unico pane, si fa pane per tutti. Questo cibo ci sazia, la sua parola è nutrimento, è un cibo spirituale che ci fa fratelli. Non si può mangiare alla mensa di Gesù senza pensare di farci come Lui, fraterni verso i più bisognosi, amorevoli e solidali con tutti senza guardare il colore della pelle e l’appartenenza religiosa. Anche oggi, come allora, la gente cammina e non sa dove va, anche se non è cosciente, cerca Gesù. Lo cerca nel prete per una parola buona, nel fratello che aiuta, nella suora che trova una sistemazione lavorativa; lo cerca quando è nella disperazione chiedendo aiuto al cielo…… Senza Gesù siamo davvero persi, mentre chi ha Lui accanto non muore più di fame né di sete, perché il suo cibo sazia, e anche noi come i discepoli distribuiamo ciò che Gesù ci dona.
Quando penso all’attentatore di Oslo, mi chiedo. Come si può dire che si è agito così perché cristiano, per tutelare la cristianità? Tutti sanno che la Norvegia è una nazione aperta a tutte le culture e religioni, hanno un sociale a misura d’uomo con i giusti diritti e doveri. Come si può dire che si è agito così perché si vuol tutelare il cristianesimo contro i musulmani? Quell’uomo non è cristiano, perché Cristo è vicino a tutti, è vicino anche a chi non crede in Lui. Chi conosce il cristianesimo e si nutre del pane di vita, non rimane chiuso nel suo egoismo, nella sua cultura meschina, nella sua falsità, ma accoglie sempre nel rispetto delle leggi.
Questo Vangelo ci insegna come essere anche noi “Gesù”: “facendoci pane per chi è affamato e senza nulla, ed è bello essere pure divulgatori della Parola di Dio. Lasciamo perdere le polemiche su come certi governi accolgono le brutture per l’uomo, ma proclamiamo sempre e solo la Parola di Dio, dando esempio di rettitudine e amore fraterno”. A noi spetta il compito di denunciare e lottare sulle cose sbagliate che l’uomo commette, ma mai senza la preghiera, così come faceva Gesù quando si appartava e lasciava che il Padre lo consolasse nel dolore. E’ Gesù che ci protegge, è Lui che governa il mondo; a noi il compito di operare per essere: “sale della terra", noi che ci "nutriamo di Lui”.
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