Concludiamo la giornata nella Vigna, che ci ha fatto conoscere la figura di Santa Veronica Giuliani, attraverso un articolo di Don Marcello Stanzione (pubblicato dal sito Pontifex), il quale ci mostra non solo la storia e le virtù della Santa, ma anche e soprattutto la sua visione del demonio e della realtà infernale:
Era entrata giovanissima nel monastero delle Clarisse Cappuccine di Città di Castello, dove umilmente accettò di svolgere tutte le mansioni previste dall’appartenenza ad una comunità religiosa: cuoca, dispensiera, infermiera, maestra delle novizie e da ultimo badessa. Una donna mistica che avvertì sempre un particolare legame con Gesù Redentore e specificamente con le sofferenze connesse alla sua Passione. Questo fatto la portò sovente ad avere rapporti con il demonio che si divertì a torturarla, ora gettandola dalle scale, ora picchiandola duramente, dopo aver assunto le sembianze proprie della Maestra delle novizie. In conseguenza di eventi tanto inconsueti, Gesù scelse di dimostrarle una speciale vicinanza, un vincolo d’amore ineffabile, rendendola soggetto privilegiato di “contemplazione mistica”. Nello stesso periodo, Cristo stesso trasferì sul suo capo la propria corona di spine, la cui impronta comparve realmente ...
... sulla testa e sulla fronte della donna, e tempo dopo, fatta avere a Santa Veronica una visione della Vergine, che parlava con lui pregandolo di agire perché la dolce sposa fosse partecipe della Crocifissione, fece comparire sulle mani, sui piedi e sul costato della sua serva, le sacre Stigmate. Un momento di intensità mistica che la Santa descrive così: “ Io vidi uscire dalle sue Santissime Piaghe cinque raggi risplendenti, e tutti vennero alla volta mia… In quattro vi erano i chiodi, e in una vi era la lancia, come d’oro, tutta infuocata, e mi passò il cuore da banda a banda”. Una donna fisicamente gracile che seppe portare i cicli e sopportare le sofferenze alle quali, per amore, era sottoposto il suo corpo. La vita di una mistica come Veronica Giuliani non era molto facile e poiché i suoi superiori sospettavano che tutti quei fenomeni fossero riconducibili all’ostentazione e macchinazione diabolica, segregarono Veronica fuori dalla comunità sospendendo per lei la Santa Comunione. Le sofferenze fisiche unite a quelle morali contribuirono a rendere più eroica la virtù di Veronica che annotò di getto, senza trascriverle, le confidenze del redentore. Ventidue libri di splendido diario, scritti per obbedienza al suo confessore, intitolato “Tesoro nascosto” la Santa stigmatizzata ci ha fatto conoscere le sue gioie e i suoi dolori, lasciandoci una miniera di teologia mistica, che rappresenta una delle opere più belle della letteratura mistica italiana.
Ineguagliabile imitatrice di Cristo, riprodusse nel contempo la serena figura di San Francesco, e come il “Poverello” riportò episodi della propria vita, sentimenti, sensazioni in una sorta di nuovi Fioretti. Di lei si sarebbe persa ogni traccia, se dando ascolto al proprio confessore, non avesse narrato quanto man mano andava accadendole in un minuzioso diario composto da ben dieci volumi. Alla sua morte i medici incaricati di esaminare il cuore, trovarono le immagini di una croce, di una corona di spine e di un calice.
Oltre tutto l'autopsia rivelò la presenza di una curvatura della spalla destra: sembrava avesse appunto imbracciato una croce. Una Santa dai distacchi netti, dai dolori atroci, una monaca dalla vita austera, votata all'espiazione, che il Signore ha preso sul serio con le prove a cui la sottopose, anche spesso attraverso le grettezze e i limiti umani della sua comunità di appartenenza. Una carismatica che passa attraverso distacchi, numerose prove fisiche e morali, con la gioia della sposa del Cantico dei Cantici, baciata dallo Sposo, cui si è lasciata assimilare perfino nelle stigmate. Una Santa non macerata dal dolore ma fiorita nell’amore, capace di vivere e donare a tutti la gioia del Risorto. Da lei l’invito a fare della vita un’offerta di riparazione e di espiazione perenne, per salvare in Cristo anche l’insalvabile.
Riguardo all’opera del demonio nella vita della santa c’è da osservare che oggi c’è molta incredulità in merito all’esistenza del demonio, degli spiriti maligni e dell’inferno. Tra credenti si arriva a negare l’eternità dell’inferno, oppure lo si considera vuoto, oppure si nega che esistano pene e sofferenze concrete, con la scusa che Dio è misericordioso. Le esperienze della Santa sono una potente conferma della dottrina e dell’insegnamento di sempre della Chiesa. Il Diario è pieno delle sue lotte con i demoni e delle sue visite e descrizioni dell’inferno. I Demoni le strappavano di mano brocche e altri utensili, rovesciavano acqua bollente su di lei in cucina; le strappavano la penna, rovesciavano l’inchiostro, mentre scriveva il Diario.
Non aveva quasi mai una notte tranquilla: le apparivano in gran numero, in forme orribili, minacciose, oscene, urlavano, bestemmiavano, buttavano fuori odori infetti, gettavano nella sua scodella capelli, ragni, topi morti, la buttavano nel fuoco, la lanciavano contro i muri, le tiravano pietre e le davano delle botte. Le altre suore udivano, certe volte vedevano e la Santa doveva anche incoraggiarle. Tante volte dovevano correre di notte alla sua cella. L’attaccavano, di solito quando compiva il suo ufficio di vittima mediatrice e redentrice, quando pregava e si mortificava per la conversione dei peccatori: “smetti” le urlavano, “smetti subito”. Un giorno le troncarono un piede. Portata al confessionale, guarì istantaneamente quando il confessore le impose di chiedere a Dio la guarigione. L’inferno lo vede quasi tutti i giorni, accompagnata dai suoi Angeli Custodi in modo visibile e dalla Madonna in modo invisibile. Una ragione bassa, nera, fetida, piena di urla animalesche e di lampi sinistri.
Poi vide una montagna piena di aspidi e basilischi che non potevano liberarsi. I suoi Angeli Custodi le dissero che quello era l’inferno superiore, cioè l’inferno benigno. Allora la montagna si spalancò e nei suoi fianchi c’era una moltitudine di anime e di demoni intrecciati con catene di fuoco. I demoni tormentavano le anime dannate. Nel fondo dell’abisso c’era un trono mostruoso. Al centro una sedia formata dai capi dell’abisso. Satana vi stava seduta sopra in tutto il suo indescrivibile orrore. Satana vedeva tutti i dannati e questi vedevano Satana: la visione di Satana costituisce il tormento dell’inferno, così come, invece, la visione di Dio costituisce la delizia del paradiso. Gli Angeli dissero, come pure Gesù in altre visioni, che questi supplizi sono per tutta l’eternità.
La Santa nota che il cuscino di Satana è formato da Giuda ed altre anime disperate. Quelle anime furono dignitari della Chiesa e prelati religiosi. Di fronte alla realtà vista, la Santa afferma che ciò che raccontano i predicatori non è niente! Nell’Inferno vide cadere una pioggia di anime. In altre esperienze, descrive i sette livelli dell’inferno, con le loro rispettive categorie di dannati. Vide un posto più orribile per i religiosi che avevano disprezzato le loro sante regole e un altro per i sacerdoti che non erano stati fedeli all’insegnamento della Chiesa e che per questo sono stati causa di rovina di tante anime. In un luogo appartato vide anche dei dannati in anima e corpo: erano quelli che avevano venduto la loro anima al demonio con patto volontario. Se questo non basta nulla basterà a quelli di cui parla il detto: “Non c’è più cieco di colui che non vuol vedere”.
Il demonio visto da Santa Veronica Giuliani
Pubblicato da
Angel
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martedì 19 aprile 2011
Don Marcello Stanzione
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