Riflettiamo Insieme

nella vigna ...

Più forte della Morte è l'Amore

Concludiamo la giornata liturgica attraverso l'ormai consueto appuntamento di meditazione con le riflessioni di noti sacerdoti e movimenti religiosi. Oggi riflettiamo attraverso le parole di don Alberto Brignoli:

Chi non ha sperimentato la malattia grave - e in molti casi terminale - di una persona cara o di un amico? E chi di noi non ha sperimentato, di fronte a questa situazione, un senso di smarrimento, di frustrazione, di angoscia, di sconfitta? Non sapere cosa fare, né cosa dire, né come comportarsi in sua presenza o in presenza dei familiari più stretti… Rari, rarissimi sono i casi in cui una malattia terminale viene vissuta dal diretto interessato e dai suoi cari con una serenità in grado non solo di riuscire a non far sentire gli altri in imbarazzo, ma addirittura di trasmettere loro un senso di tranquillità e di pace. Occorrono dei doni particolari, oserei dire soprannaturali, per riuscire a vivere con tranquillità una malattia che porta alla morte.
Qualsiasi uomo, per quanto forte possa essere, di fronte alla propria esistenza che sta per spegnersi e della quale prende coscienza, è messo a dura prova.
E ognuno reagisce in maniera diversa: c'è chi tace, c'è chi si dispera, c'è chi soffre più per il pensiero dei propri cari lasciati presto soli che per se stesso, chi impreca contro la Vita e contro Dio, chi si rinchiude nella propria depressione, chi lotta fino all'ultimo convinto di potercela fare, chi invece sin dall'inizio non ce la fa', e poi gioca d'anticipo sulla morte…
Non potremo mai sapere, perché il Vangelo di Giovanni non ce lo dice, come Lazzaro di Betania abbia reagito di fronte alla malattia che lo ha portato alla morte.
Sappiamo però come Maria e Marta, le sue amatissime sorelle, hanno vissuto quei momenti: sia quelli precedenti che quelli immediatamente successivi alla sua scomparsa. Sentono che la malattia del fratello è troppo impegnativa per essere vissuta in solitudine: e allora, nonostante a quei tempi le difficoltà nella comunicazione fossero oggettive, fanno avvisare l'amico del cuore, quello che passava da casa loro ogni volta che dalla Galilea scendeva in Giudea, quello che per loro aveva sempre una parola di saggezza, quello che "imbambolava" Maria al punto da venire entrambi rimproverati da Marta, quello che amava le due sorelle e il loro fratello di Betania in una maniera tutta particolare.
Gli mandano a dire che Lazzaro sta male, che stavolta non ce la farà… chissà, magari lui può fare qualcosa, magari lui arriva dove i medici non hanno potuto… la cura dell'amore è capace di fare cose ben più straordinarie della medicina e della scienza.
Ma il Rabbì, il Maestro di Galilea, l'amico del cuore, reagisce in modo misterioso: coglie da subito la gravità della situazione, eppure non si precipita affatto a salutare l'amico per l'ultima volta. "Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava": nessuna fretta, a quanto pare! Chissà, forse temeva ancora i Giudei che al capitolo precedente avevano cercato di arrestarlo per via del cieco guarito in giorno di sabato e per i suoi discorsi sul Buon Pastore e sulle false guide. Era certamente più prudente stare al di qua del Giordano, in territorio neutrale, fuori dalla giurisdizione dei Sommi Sacerdoti.
Ma così non andava bene: avrebbe voluto dire sottrarsi al suo dovere di amico, e soprattutto di Maestro e di Figlio di Dio.
E allora, due giorni dopo, si decide a tornare in Giudea: ma non è certo la malattia terminale di Lazzaro che lo preoccupa. Sa bene che Lazzaro è morto, e lui ci arriva quando "Lazzaro già da quattro giorni era nel sepolcro"; quattro giorni che sommati ai due di attesa fanno sei. E al "sette" ne manca ancora uno… anche alla donna di Samaria mancava il "settimo" uomo, e arriva proprio lui a cambiarle la vita… anche al cieco nato mancava la luce, e lui gliela dona il "settimo" giorno… nemmeno la morte, allora, può mettere il suo sigillo sulla tomba di Lazzaro il "settimo" giorno, perché l'ultima parola, la "settima", sarà una Parola di Vita.
Ha una forza impressionante, la Parola di Vita del Maestro. È la forza dell'Amore. Ed è un Amore talmente forte che smuove ogni cosa.
È eterno e irremovibile, ma attira a sé ogni cosa; l'Amor che move il sole e l'altre stelle - come lo chiamerà Dante - è sufficiente che sia udito perché muova Marta, la solita intraprendente Marta, a fare tre chilometri di corsa per andare da lui a chiedergli di continuare a supplicare Dio, che "qualunque cosa gliela concederà" perché lui è "il Cristo, il Figlio di Dio".
E poi muove Maria, chiusa come suo solito nella contemplazione, questa volta del dolore. Lei non chiede: lei si getta ai piedi, e supplica, e grida a Gesù il suo dolore, e come già Marta prima, quasi lo rimprovera per non essere stato lì prima.
Ora però è tutto inutile. Inutile fare commenti, inutile dire "ma", "però", "se"… inutile criticare chi fa miracoli solo quando gli fa comodo…
Tutto inutile. Lazzaro non c'è più. Forse c'è spazio solo per il versetto 35 di questo meraviglioso capitolo 11 di Giovanni. Uno dei versetti più genuinamente umani, ma insieme squisitamente divini, di tutta la Cristologia biblica: "Gesù scoppio in pianto".
Perché questo è il Dio di Gesù Cristo, e questa è la sua forza: la compassione per le miserie umane, la condivisione del dolore dove c'è dolore, la condivisione del pianto dove c'è pianto.
È di questo Dio che abbiamo bisogno, perché la forza della sua compassione non può essere vinta.
Non c'è grotta tanto profonda e oscura da non poter essere violata; non c'è pietra tanto grande che non possa essere rimossa, non c'è cadavere così maleodorante che possa ributtare indietro, perché non c'è morte che non possa essere vinta da questo Amore.
E non importa se violare un sepolcro è un sacrilegio contro la legge della purità, non importa se questo "sacrilegio" è una firma in bianco sulla propria condanna a morte, redatta pochi versetti più avanti, nel Tempio, da Caifa e compagni: questo Amore, anche se muore, porta molto frutto.
Come un chicco di grano caduto in terra.
Appuntamento a Pasqua, allora, di buon mattino, nonostante il venerdì sul Golgota.

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Sezione dedicata alla nostra amica Patrizia:

Il Dolore solo se è accettato e offerto diviene gioia, altrimenti può diventare disperazione. Il maligno tenta sempre di farci imboccare questa strada, che porta alla distruzione di sè e degli altri.
La domanda, il grido ci salva, perchè, come un bambino quando invoca la mamma è aiutato da lei, a maggior ragione o tanto più la nostra Mamma Celeste viene in nostro soccorso, portandoci lo Spirito Consolatore che ci fa ritornare la speranza.

Questo dolore non è capito dagli uomini, difficilmente ci possono aiutare, di solito LO aumentano!

Solo TU Signore ci comprendi totalmente, perchè siamo opera Tua. Fa' o Signore che possiamo amare anche chi non comprendiamo o non ci comprende, grazie. (Patrizia)

Gesù Cristo

Gesù Cristo
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Riflettiamo

Impariamo a soffermarci sulle parole e meditiamone il loro significato

L'importanza della preghiera

Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna. Tutti i beati, eccettuati i bambini, si sono salvati col pregare. Tutti i dannati si sono perduti per non pregare; se pregavano non si sarebbero perduti. E questa è, e sarà la loro maggiore disperazione nell’inferno, l’aversi potuto salvare con tanta facilità, quant’era il domandare a Dio le di lui grazie, ed ora non essere i miseri più a tempo di domandarle

(Sant'Alfonso Maria De' Liguori)

Accrescere la cultura

«Io voglio vivere per Gesù e per la Chiesa. La scienza che serve a farmi vivere sempre più per il Signore e per la Chiesa è la cultura della mia vita e tutta la mia vita di cultura». Ogni giorno, ogni ora, ogni istante io sento il bisogno di accrescere le mie conoscenze. E la Chiesa è una fonte inesauribile di vita e di cultura per me!».

(San Pio da Pietrelcina)

Il dono della Sapienza

Nella Sapienza c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, senz’affanni. 
Onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi. 
È un’emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell’Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s’infiltra. 
È un riflesso della Luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà.

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Le preghiere dei Santi:

Le preghiere dei Santi:
Noi ci affidiamo a te. Non abbandonarci alla tristezza perché tu, Signore, sei con noi sempre. Tu non ci lascerai un istante. Se non avessi steso la mano, quante volte la nostra fede avrebbe vacillato! Tu, Signore, sei sempre intento ad accogliere le nostre confidenze. Aiutaci a non abbatterci nelle sofferenze fisiche e morali. Non permettere di affliggerci fino a perdere la pace interiore. Fa’ che camminiamo con buona fede, senza inquietudini e sconforti. Noi ci affidiamo a te: prendici la mano e guidaci pur per incogniti sentieri. Insegnaci ad affrontare la prova a mente serena, per amore tuo che la permetti. Donaci di acquistare tesori per la santa eternità. (San Pio da Pietrelcina)

Dio, nostro Padre, tu hai tanto amato gli uomini da mandare a noi il tuo unico Figlio Gesù, nato dalla Vergine Maria, per salvarci e ricondurci a te. Ti preghiamo, Padre buono, dona la tua benedizione anche a noi, ai nostri genitori, alle nostre famiglie e ai nostri amici. Apri il nostro cuore, affinché sappiamo ricevere Gesù nella gioia, fare sempre ciò che egli ci chiede e vederlo in tutti quelli che hanno bisogno del nostro amore. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, tuo amato Figlio, che viene per dare al mondo la pace. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.(Venerabile Giovanni Paolo II)

Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, ti rendiamo grazie per il fatto stesso che tu esisti, ed anche perché con un gesto della tua volontà, per l'unico tuo Figlio e nello Spirito Santo, hai creato tutte le cose visibili ed invisibili e noi, fatti a tua immagine e somiglianza, avevi destinato a vivere felici in un paradiso dal quale unicamente per colpa nostra siano stati allontanati. (San Francesco di Assisi)

Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te. (Sant'Agostino))

“O Dio di grande Misericordia, bontà infinita, ecco che oggi tutta l’umanità grida dall’abisso della sua miseria alla Tua Misericordia, alla Tua compassione, o Dio, e grida con la voce potente della propria miseria. O Dio benigno, non respingere la preghiera degli esuli di questa terra. O Signore, bontà inconcepibile, che conosci perfettamente la nostra miseria e sai che non siamo in grado di innalzarci fino a Te con le nostre forze, Ti supplichiamo, previenici con la Tua grazia e moltiplica incessantemente su di noi la Tua Misericordia, in modo che possiamo adempiere fedelmente la Tua santa volontà durante tutta la vita e nell’ora della morte. L’onnipotenza della Tua Misericordia ci difenda dagli assalti dei nemici della nostra salvezza, in modo che possiamo attendere con fiducia, come figli Tuoi, la Tua ultima venuta...” (Santa Faustina Kowalska))

Affinché coloro che mi guardano non vedano la mia persona, ma Te in me. Rimani con me. Così risplenderò del Tuo splendore e potrò essere luce per gli altri. La mia luce verrà da Te solo, Gesù, non sarà mio nemmeno un piccolo raggio. Sei Tu che illuminerai gli altri attraverso di me. Ispirami la lode che Ti è più gradita, illuminando gli altri attorno a me. Che io Ti annunci non con le parole ma con l'esempio, con la testimonianza dei miei atti, con lo scatto visibile dell'amore che il mio cuore riceve da Te. Amen. (Madre Teresa di Calcutta))

Signore Gesù, tu hai dato la vita per me: io voglio donare la mia a te. Signore Gesù, tu hai detto: «Amore più grande non c'è che dare la vita per gli amici». Il mio supremo amore sei tu. È sera. Il giorno ormai declina. Resta con me Signore. Voglio seguirti portando la mia croce. Signore, vieni in mio aiuto e guidami nel cammino. La tua voce, Signore, ha un'eco profonda nel mio cuore. Gesù, mio Signore e mio Dio, voglio diventare in tutto simile a te, voglio soffrire e morire con te, per raggiungere con te la gioia della risurrezione. Tu, quel gran Dio che l'universo adora, vivi in me giorno e notte. E sempre la tua voce mi implora e mi ripete: «Ho sete, ho sete di amore»! Anch'io voglio ripetere la tua divina preghiera: ho sete d'amore. Io ho sete d'amore! Sazia la mia speranza, accresci in me, o Signore, il tuo ardore divino. Ho sete d'amore! Quale sofferenza, mio Dio, e come grande! Come vorrei volare da te! Il tuo amore, o Gesù, è il mio solo martirio; perché più brucia d'amore, più desidera amarti l'anima mia. Gesù, fa' che io muoia d'amore per te! (Santa Teresa di Gesù Bambino)